Il 9 luglio 2011 il Sud Sudan ha raggiunto l’indipendenza, un evento storico di grande portata e rilevanza, a seguito di un referendum (98% di voti a favore) e dopo diversi anni di guerre civili.
Circa 13 anni dopo, la squadra di pallacanestro, allenata da coach Royal Ivey, parteciperà alle Olimpiadi di Parigi 2024 e non ha affatto voglia di recitare il ruolo di semplice comparsa. Inserito in un gruppo C che si prospetta spietato e in cui figurano anche Stati Uniti, Serbia e Porto Rico, il Sud Sudan vuole stupire nuovamente dopo le buone cose messe in mostra ai Mondiali del 2023.
I protagonisti
Luol Deng, ex giocatore, tra le altre, dei Chicago Bulls, è il presidente federale del Sud Sudan.
Ha dato anima e corpo per questo progetto, per provare a portare una rappresentativa cestistica Sudsudanese alle Olimpiadi, l’evento sportivo più importante se si parla di nazionali. Deng è nato in Sud Sudan ed è scappato dalla guerra civile, rifugiandosi in Egitto e poi crescendo a Londra, diventando infine un cestista Nba. Ha già disputato le Olimpiadi nel 2012 con la maglia della Gran Bretagna ed ora, da presidente federale, ha permesso la creazione di un gruppo, quello del suo paese natale, che si è qualificato alle Olimpiadi di Parigi – che si svolgeranno dal 27 luglio all’11 agosto.
Per la verità, Deng e i “suoi” giocatori avevano già raggiunto un piccolo-grande traguardo nel 2023, ai Mondiali disputatisi in Giappone, Filippine ed Indonesia, in cui il Sud Sudan aveva raggiunto il diciassettesimo posto (su trentadue squadre, chiudendo davanti alla Francia), stupendo tutto il mondo a suon di un basket fisico e di qualità. “Bright Stars” è il termine con cui viene definito questo gruppo, capace di chiudere come miglior squadra africana al mondiale e dunque capace di qualificarsi alle Olimpiadi che si svolgeranno a Parigi. Il paese, indipendente dal 2011 e il più povero al mondo, tiferà un team guidato dall’estro di Carlik Jones, playmaker fresco di firma con il Partizan. Un giocatore abile a costruirsi il tiro sia dal palleggio sia in penetrazione, affiancato da un tiratore come Marial Shayok, ex giocatore del Fenerbahce, e da un lungo dalle mani educate come Wenyen Gabriel, ex Los Angeles Lakers e che ha appena firmato con il Maccabi Tel Aviv.
Un prospetto sicuramente interessante è Khaman Maluach, classe 2006 e lungo di 218 centimetri: un giovane che giocherà a Duke insieme a Cooper Flagg (quest’ultimo probabile prima scelta al Draft 2025) e che è dato tra le prime cinque o sei scelte del Draft 2025.
L’amichevole con Team USA
Sembrava potesse essere la classica partita di Davide contro Golia, invece il Sud Sudan ha messo in difficoltà gli Stati Uniti dal primo all’ultimo possesso del match amichevole andato in scena a Londra alla O2 Arena.
Non era una gara ufficiale, ma il Sud Sudan ha dimostrato una volta di più di valere. Si è portato in vantaggio, un +14 a fine primo tempo (58-44) con una fase offensiva di qualità e tante triple mandate a bersaglio. Poi la reazione di Team Usa, attesa e voluta, ma è servito un Lebron James stellare nel finale di partita per fare in modo che la banda di coach Kerr la spuntasse.
Saranno 25 i punti del Re (con 6 rimbalzi e 7 assist), dominante, come in tutte le gare pre Olimpiade fin qui, il faro degli Stati Uniti, ma dall’altra parte Marial Shayok e Carlik Jones sono stati indomabili. Shayok ha bucato la retina da qualsiasi posizione oltre l’arco per un totale di 25 punti e Jones ha lanciato un chiaro messaggio agli avversari, stampando una tripla doppia clamorosa, specie per un playmaker di 183 centimetri centimetri (15 punti, 11 rimbalzi e 11 assist).
Gli ultimi 20 secondi, per altro, sono stati al cardiopalma: il Sud Sudan passa in vantaggio con una tripla clamorosa dall’angolo di JT Thor, Lebron risponde in lay-up e Carlik Jones ha la palla della vittoria. Il playmaker Sudsudanese batte il diretto avversario, Jrue Holiday, ma appoggia con troppa forza alla tabella e il tiro esce, senza che i suoi compagni possano piazzare il tap in per il successo.
Se questo è l’antipasto dei Giochi Olimpici di Parigi e in particolare del gruppo C, ne vedremo delle belle.
Le dichiarazioni di Gabriel
“Non abbiamo campi al chiuso, non abbiamo niente del genere. Siamo un gruppo di rifugiati che si sono ritrovati qualche settimana fa dopo un anno, stiamo facendo del nostro meglio, giocando contro alcuni dei migliori giocatori di sempre. Questo è più grande del basket per noi. Dimostrare alle persone che possiamo competere e che il basket in Africa sarà fondamentale in futuro“.
Questa è una parte dell’intervista di Wenyen Gabriel al termine della gara contro gli americani, rilasciata a Cesare Milanti di Eurohoops. Parole sicuramente forti, che testimoniano l’importanza di questa esperienza per il Sud Sudan: Gabriel spiega anche che molti suoi compagni sono cresciuti lontano dal proprio paese d’origine, lui stesso negli States, ed è per questo motivo che hanno avuto l’opportunità di rappresentare il proprio paese, un’opportunità che Gabriel e compagni avranno anche a Parigi sul palcoscenico più importante dal punto di vista delle nazionali. Un primo passo che potrebbe portare alla nascita di altri grandi giocatori di pallacanestro in Sud Sudan, vedasi il già citato Khaman Maluach.
Lo stesso coach Kerr di Team Usa ha detto che il lavoro di Deng e della federazione del Sud Sudan è egregio, oltre al fatto che il team africano è molto talentuoso e tira decisamente bene. Parole di elogio e di rispetto nei confronti di un gruppo che alla sua prima Olimpiade si farà sicuramente valere.