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A partire dall’edizione del 2016 di Rio de Janeiro, il rugby a 7 è stato inserito nel programma olimpico, mentre di quello classico, che si gioca a 15, non c’è più traccia da un secolo esatto, cioè dopo l’edizione del 1924, dopo aver debuttato nel 1900, con sole 4 presenze nel panorama a cinque cerchi. 

A Parigi, dunque, il rugby a 7 farà per la terza volta consecutiva la sua apparizione alle Olimpiadi. 

La storia del rugby a 7

Il rugby con 7 giocatori, che viene considerato fondamentalmente una variante rispetto a quello per antonomasia, che si gioca in 15 contro 15, vanta in realtà una storia molto longeva, perchè trova le sue origini in una cittadina scozzese, Melrose, verso la fine del 1800.

Ci è voluto quasi un secolo per l’organizzazione dei primi tornei internazionali, mentre i primi Mondiali si sono svolti nel 1993, ovviamente in Scozia, e hanno visto il trionfo dell’Inghilterra. Nel 2009 il CIO lo ha riconosciuto come uno sport olimpico nella riunione di Copenaghen, con 81 voti favorevoli e 8 contrari. Dal 2016 è entrato ufficialmente a fare parte del programma dei Giochi Olimpici.

Le differenze tra il rugby a 7 e il rugby a 15

Prima di spiegare le differenze, partiamo dalle similitudini. Anche se i giocatori impiegati sono meno della metà rispetto a quello classico, il rugby a 7 si gioca su campi di dimensioni uguali rispetto a quello a 15, dunque con una lunghezza fino a 100 metri e una larghezza attorno ai 70.

Per quanto riguarda le regole di gioco, sono invariate quelle per i contrasti, i passaggi all’indietro e le mischie, anche se per quelle ordinate possono partecipare soltanto 3 giocatori per squadra, data la composizione ben più ridotta delle squadre. Anche i punteggi sono gli stessi, con la meta che vale 5 punti, 2 quelli della trasformazione e i 3 del drop goal

Eccoci alle differenze, a partire ovviamente dal numero di giocatori in campo, 7, più 5 sostituti. Ogni formazione è composta da 3 avanti, il mediano di mischia e 3 trequarti. La durata delle partite è profondamente diversa, perchè si passa dai 40 minuti per tempo, più i 10 di intervallo, del rugby classico, a quindici minuti complessivi, con due frazioni da 7 minuti e una pausa di 60 secondi.

A livello di regolamento in campo sono tre, fondamentalmente, le principali variazioni: la meta può essere realizzata soltanto con un drop, non esiste quindi l’opzione del calcio piazzato. Dopo essere andato in meta, il giocatore ha solamente 40 secondi per procedere con la trasformazione, altrimenti viene annullata. L’ammonizione, infine, comporta una sospensione temporanea di 2 minuti.

In caso di parità dopo i 14 minuti regolari, è prevista quella che viene definita la “Sudden Death”, cioè la prima squadra capace di marcare almeno un punto durante i supplementari è dichiarata vincitrice. Gli extra time si giocano sulla distanza di 5 minuti, senza soste e con solo il cambio di campo tra un tempo e l’altro, mentre nel rugby a 15 il prolungamento è su due tempi da 10 minuti l’uno, con un intervallo di 5.

Una formula più veloce e una differente distribuzione delle energie

Sono queste, in sostanza, le motivazioni per cui il rugby a 7 viene preferito rispetto a quello a 15 nel calendario olimpico. Soprattutto le seconda, poichè un match di rugby tradizionale richiede molta più fatica, in primis per la durata molto più ampia, ma non solo. Essendoci più del doppio dei giocatori a occupare il perimetro di gioco, gli scontri a livello fisico aumentano e il recupero delle energie, tra una partita e l’altra, è decisamente più lento.

Il rugby a 15 è più dispendioso e ci vogliono alcuni giorni affinchè i protagonisti siano pronti per scendere nuovamente in campo. Considerando che le Olimpiadi si svolgono in due settimane, diventa problematico a queste condizioni organizzare un torneo altamente competitivo e allo stesso tempo preservare al meglio le condizioni fisiche dei giocatori. 

Nel rugby a 7 i giocatori, giocando solo per 14 minuti e dovendo fronteggiare solo 7 avversari, si stancano meno e sono in grado di disputare anche più partite nello stesso giorno. Il format più veloce delle singole partite, inoltre, è sicuramente più apprezzabile anche per un discorso televisivo.

Il calendario: si parte il 24 luglio

Il rugby a 7 è uno dei pochi sport a prendere il via addirittura prima dell’inizio ufficiale dei Giochi di Parigi. Le prime partite infatti si disputano il 24 luglio, due giorni prima della cerimonia d’apertura. 

I primi a scendere in campo sono gli uomini, il cui torneo terminerà il 27 luglio. Il giorno dopo avrà inizio il programma femminile, con le medaglie che verranno assegnate il 30. Tutte le partite si disputano allo Stade de France.

Entrambi i tornei sono composti da 12 nazionali, in rappresentanza di tutti i continenti, suddivise in 2 gironi da 6 squadre, con le prime 4 che accedono ai quarti di finale, poi si procede con la formula a eliminazione diretta fino alle due finali, per il primo e per il terzo posto. Le squadre che vengono eliminate durante il cammino continueranno a giocare per i piazzamenti, dalla prima fino alla dodicesima posizione.

Nel torneo maschile, le Figi vanno per il tris, dopo essersi aggiudicate l’oro sia a Rio de Janeiro che a Tokyo, mentre in quello femminile a difendere il titolo sono le neozelandesi. L’Italia non è presente in nessuno dei due tornei.