Poco più di un mesetto fa, la Ferrari aveva fatto sognare i suoi tifosi con un pacchetto aggiornamenti che era subito coinciso con una vittoria in quel di Montecarlo, rilanciando sogni e ambizioni del cavallino e del suo pilota di punta Charles Leclerc.
Ma il sogno si è immediatamente trasformato in un incubo da cui la Rossa non sembra riuscire a svegliarsi, in una spirale al momento senza apparente via di uscita che l’ha portata nel giro di tre Gran Premi a passare da possibile unica rivale della RedBull a essere addirittura la quarta forza del Mondiale di Formula1.
Ma che cosa è successo davvero in questo frangente e perchè tutto sembra aver smesso completamente di funzionare a dovere?
Problemi tecnici: lo sviluppo non funziona
Malgrado Frederic Vasseur continui a sostenere che la strada intrapresa con i nuovi sviluppi è quella giusta e che si sono visti miglioramenti anche durante il week end austriaco (ma forse noi abbiamo seguito un’altra gara), non c’è dubbio che la Ferrari sia decisamente poco competitiva in questo momento.
Prima di qualunque considerazione generale, c’è quindi da focalizzare un attimo i reali problemi tecnici di questa Ferrari, che prendono forma soprattutto con il così detto “porpoising“. Un parolone tecnico che indica molto semplicemente un saltellamento della monoposto evidenziato proprio dal “miglioramento” aerodinamico dell’ultimo sviluppo.
Se, infatti, da una parte si è cercato di migliorare la SF-24 intervenendo su diversi aspetti della parte aerodinamica, dall’altro queste stesse modifiche (attuate, ricordiamolo, solo a livello di simulazione teorica prima di vederne realmente gli effetti in pista) hanno scatenato tutta una serie di problematiche a cui si sta cercando di mettere una pezza, ma che al momento non sembrano essere risolte (nemmeno lontanamente).
Per evitare in qualche modo i saltellamenti, ci si è visti costretti ad alzare la vettura, che ha però così perso carico aerodinamico soprattutto sul posteriore perdendo ulteriormente equilibrio e bilanciamento tra il retrotreno e la parte davanti, generando un sovrasterzo che porta una mancata stabilità in curva e minore velocità in uscita.
Insomma, una reazione a catena che nessuno (per ora) dei tecnici Ferrari è riuscito a spezzare e che, anzi, sembra complicarsi sempre di più a seconda delle caratteristiche dei circuiti che si vanno via via ad affrontare.
Oltre i problemi tecnici: lo spirito di squadra assente
Chi ha visto le ultime gare della Ferrari, avrà probabilmente avuto un certo deja-vù nel guardare il match tra Italia e Svizzera che ha portato all’eliminazione degli azzurri. In quel caso i “problemi tecnici” erano legati ai grossolani errori di uno Spalletti in grande confusione (di modulo e di scelte), ma più di tutto a mancare (per la rossa così come per gli azzurri) è stato quello spirito di squadra che si traduce in furore agonistico, se non altro, in mancanza di valori tecnici.
Un furore e una grinta che al muretto Ferrari sembrano aver perso da tempo e che non hanno nemmeno i due piloti alla guida. Non ce l’ha, ovviamente, un Sainz che sta pensando quasi esclusivamente al suo futuro fuori dal Cavallino, così come un Leclerc sempre più succube degli eventi sfortunati che lo accompagnano nella sua avventura in rosso (anche in Austria, come solito, è capitato qualcosa a suo svantaggio senza che in pratica si riesca a fare nulla). Apatia che sembra rianimarsi solo nei momenti più inopportuni, tipo quando i due dovrebbero darsi man forte in pista finendo poi invece per darsi battaglia l’un l’altro (problema, si dice, superato, ma ancora si stenta ad avere comunicazioni e linee chiare, nella comunicazione interna così come in quella esterna).
Non si vede la luce in fondo al tunnel, che appare invece sempre più buio e lungo. Per la Ferrari, per Leclerc e per i suoi tifosi. Quasi come se tutti, non si vedesse l’ora di lasciarsi alle spalle questa stagione (e forse anche la prossima) in attesa di un mondo nuovo in arrivo (ma solo nel 2026 con i nuovi regolamenti).
Ferrari quarta forza: cosa aspettarsi dal futuro?
Risposta breve: niente. Come detto i motivi di questa apatia in Rosso sono tanti e non riguardano solo aspetti prettamente tecnici, tanto che diventa difficile immaginare scenari positivi da qua a breve (ma anche sul medio periodo in realtà).
A fare specie però, sono le prestazioni delle rivali della Ferrari, McLaren e Mercedes in primis, che pur avendo budget inferiori, pur attraversando periodi non certo brillanti dal punto di vista creativo e tecnico, sono riuscite non solo a non perdere terreno, ma anche se possibile a fare qualche piccolo ma concreto passo in avanti.
Tanto bastava per rendere la vita più difficile alla RedBull e a quel mostro di Verstappen, che sarà anche stato aiutato in qualche modo, ma ci mette sempre del suo per sottolineare quanto sia un alieno che sta giocando su un’altra categoria (come sono lontani quei giorni in cui lo si metteva sullo stesso piano di Leclerc sognando battaglie per il titolo).
La situazione in pista al momento è chiara come non mai: la RedBull e Verstappen sono battibili ma ancora davanti (grazie proprio all’olandese), la McLaren ha i tempi per chiudere davanti ma forse due piloti non ancora all’altezza (anche se la battaglia di Norris si racconta che il ragazzo vuole provarci), la Mercedes tiene il passo a distanza ed è al momento la terza forza.
La vittoria di Russell è, francamente, più frutto del caso che altro, ma certo bisogna essere al posto giusto nel momento giusto, cosa che la Ferrari non è in grado di fare, guardando tutte e tre da dietro e con prospettive tutt’altro che rosee in attesa di Silvestone (dove se non altro ci saranno tre giorni di prove libere in cui testare qualche soluzione in pista).
E con 13 gare ancora da disputare, il suo secondo posto nella classifica costruttori è ormai puramente virtuale.