Fino al 2003 era solo l‘Empire Stadium, anche se tutti lo chiamavano semplicemente “Wembley“. Perché bastava quel nome per evocare un alone di storia che nessuno stadio al mondo poteva vantare. Poi è arrivato il momento di diventare mito, leggenda, prendendo quell’aggettivo di “Old” a significare che qualcosa di nuovo stava per arrivare. Il “New Wembley” infatti nasce sulle ceneri del passato e dal 2007 ha sostituito il vecchio impianto e le sue storiche torri che hanno monitorato l’evolversi del calcio (e non solo) per quasi un secolo.
Il Vecchio e il Nuovo
“Old Wembley” era uno stadio molto particolare, costruito in soli 300 giorni nel 1923 per essere sfoggiato in occasione della Grande Esposizione dell’anno successivo.
L’inaugurazione durante la primavera del ’23 in occasione della finale di Coppa d’Inghilterra, rischia però di essere tragica. Quasi 130.000 posti occupati all’interno dello stadio e altrettanti fuori che cercavano di entrare, i cancelli che cedono sotto il peso della folla, il pubblico che per evitare la calca scende sul campo di gioco interrompendo la partita. Il bilancio sarà magnanimo però, con un migliaio di feriti ma nessuna perdita (miracolosamente).
Da allora le finali di Coppa hanno sempre visto Wembley come palcoscenico, e fino all’ultimo dai suoi spalti si sono potuti vedere molti dei più grandi spettacoli del secolo scorso. Prima di lasciare il posto al “New Wembley”, un gioiello tecnologico costato oltre 900 milioni di euro (il secondo più costoso al mondo) che si auspica possa fare lo stesso per questo di secolo.
Le Olimpiadi del 1948
La prima Olimpiade del dopo guerra fu disputata proprio a Londra, che dopo le sofferenze dei lunghi bombardamenti si trovò a dover ricostruire gran parte della città. Compresa la pista di atletica di Wembley, rimessa a nuovo per l’occasione.
Lo stadio oltre alla classica cerimonia di apertura (e di chiusura), ospitò anche tutti gli eventi di Atletica, di equitazione, di calcio e di hockey su prato.
I ricordi del calcio italiano a Wembley
Bei ricordi anche per il calcio italiano in quel di Wembley, che pur con una nomea di “inespugnabile“, ha regalato invece diverse gioie ai nostri colori.
La Coppa dei Campioni del 1963 per esempio, quando il Milan di Nereo Rocco si portò a casa il trofeo grazie alla doppietta di Altafini che ribaltò il gol di Eusebio (in campo anche Rivera, Maldini e Trapattoni in quel super Milan).
E anche la nazionale ha saputo togliersi qualche soddisfazione. L’esordio a wembley nel 1934 non era stato dei migliori: la famosa “Battaglia di Highbury”, una partita teoricamente amichevole ma che segnava il conflitto tra le due migliori scuole di calcio del mondo, con l’Italia fresca campione del mondo e gli inglesi che dopo aver snobbato l’evento (non avevano nemmeno partecipato ai mondiali in Italia), cercavano la supremazia storia. Vinse l’Inghilterra per 3-2, con gli azzurri alla caccia di una rimonta pazzesca nel secondo tempo grazie alla doppietta di Meazza che colse anche una traversa all’ultimo minuto. Applausi per tutti però.
Andò meglio dagli anni settanta, quando Fabio Capello a una manciata di minuti dal termine diede la prima gioia a Wembley per gli azzurri. Vittoria ripetuta poi nel 1997 (gol di Zola), per un bilancio complessivo che recita 2 vittorie, 2 pareggi e 1 sola sconfitta per l’Italia.
Sfide accese a livello di club anche negli anni novanta, quando Wembley fu teatro di gioie e dolori pe molte squadre italiane. Prima la Sampdoria, che vide infrangersi il sogno della Coppa dei Campioni nella finalissima con il Barcellona persa solo a un paio di minuti dalla fine dei supplementari. Andò decisamente meglio al Parma l’anno seguente, quando si portò a casa proprio qui la sua Coppa delle Coppe contro l’Anversa (3-1 per gli emiliani).
Impresa anche della Fiorentina in Coppa Campioni nel 1999: il gol di Batistuta zittisce Wembley colorato di bianco e rosso per l’Arsenal (che vale la qualificazione ai gironi finali, poi però senza successo).
La finale dei mondiali del 1966
Se lo chiediamo agli inglesi però, non c’è dubbio che l’evento che più è entrato nella leggenda di Wembley, sia la finale dei campionati del mondo del 1966 che ha portato a quella che è a tutt’oggi l’unica vittoria dei Leoni.
Gloriose anche le vittorie precedenti in realtà, che hanno visto gli inglesi avere la meglio prima sull’Argentina (1-0) e poi sul Portogallo (2-1), ma è la finalissima che ha ovviamente catalizzato l’attenzione del pubblico con oltre 93.000 presenze sugli spalti. L’avversario poi è per la prima volta la Germania, i cui trascorsi di guerra accendono ancora gli animi degli inglesi.
Una finale tiratissima, che arriva ai supplementari dopo il gol per parte dei tempi regolamentari. Fu anche la partita del “Gol Fantasma” più famoso della storia, con quel tiro di Hurst che prende la traversa e rimbalza vicino alla riga di porta. Per l’arbitro è Gol. La storia dirà poi che invece il pallone non aveva oltrepassato la riga. Ma questo ormai non conta più. Finì 4-2 e gli inglesi alzarono per la prima (e unica volta) la Coppa (per poco però, visto che la Coppa Rimet venne rubata un paio di mesi prima del Mondiale e recuperata solo qualche tempo più tardi grazie al fiuto di un cane, Pickels, divenuto famoso per aver “salvato” il mondiale).
Gli altri sport a Wembley
Wembley però non fu solo il tempo del calcio, ma visse anche momenti molto particolari facendo da teatro per altri sport. Il Rugby senza dubbio è stato molto presente su questo prato, non per niente dal 1929 al 1999 proprio qui si è disputata ogni anno la finale del Challenge Cup.
Ma anche il Football americano è stato protagonista di diversi incontri. Nel 1992 un super evento di wrestling (il “SummerSlam” della WWE) ha portato sugli spalti oltre 80.000 spettatori.
La musica a Wembley
Quando parliamo dell’alone di mito dello stadio di Wembley però, non possiamo non fare riferimento anche ai tanti spettacoli che hanno segnato la storia della musica mondiale. Proprio qua infatti si sono svolti alcuni dei concerti più importanti e seguiti, vere e proprie perle rimaste negli annali e che sono diventati veri e proprio “cult” per gli appassionati.
La lista è lunghissima, tanto che si potrebbe dire che tutti i più grandi si sono esibiti prima o poi da queste parti. Ma è indubbio che ci sono eventi a cui tutti avremmo voluto partecipare.
E’ il caso del “Live Aid” tenuto a Wembley il 13 luglio del 1985, un evento benefico per raccogliere fondi a favore dell’Etiopia, fortemente voluto da Bob Geldof che ha riunito quel giorno tutti i più grandi del momento: dai Queen (che poi ripeteranno il successo l’anno successivo nel loro storico “Live at Wembley”, rivissuto proprio recentemente grazie al Biopic hollywoodiano che ha dato l’Oscar a Rami Malek), agli U2 (che scelsero anche loro Wembley per le tappe principali del tour di “The Joshua Tree”), fino a Elton Jonh, George Michael e David Bowie. Ma solo per citarne alcuni.
La leggenda di Wembley vive quindi di palloni tondi e ovali, di glorie e di rivalse, di leggende e di miti, di musica e di emozioni. E malgrado le torri non svettino più nello skyline di Londra, il loro sguardo è di quelli che resterà nella storia per sempre.
Ora spazio al “New Wembley”. Che non a caso a ricominciato di nuovo ospitando una nuova Olimpiade, nuove finali di Champions League e nuove partite di Rugby e Football americano. Insomma, la storia può solo continuare.