Abbiamo letto anche questo, al Giro d’Italia 2024: non delle vere e proprie critiche, ma insomma, un po’ di fastidio soprattutto da parte di alcuni analisti nei confronti di Tadej Pogacar, autore fin qua di una Corsa Rosa impeccabile.
Impeccabile, forse eccessivamente dominante, chissà. Del resto lo si sapeva, che questo Giro sarebbe stato una specie di passerella per il miglior corridore della nostra epoca, sicuramente il più completo, capace di vincere sulle tre settimane, sulla settimana singola e nelle Classiche.
Giro d’Italia 2024, il monologo di Pogi
Sembra quasi che il “fastidio” sia più quello degli osservatori che dei corridori. I quali, va ricordato, stando a tutte le voci raccolte in maniera formale e informale, quando parlano di Pogacar tengono sempre una certa deferenza.
Lo sloveno è un ragazzo che sprigiona passione per il ciclismo, è un tipo spontaneo dal talento così smisurato che non può che provocare ammirazione. I direttori sportivi se lo godono, i rivali non hanno che da aprire le braccia, cercando soluzioni assurde e alla fine arrendendosi all’evidenza.
Eppure, specie dopo la tappa di Napoli di questo Giro d’Italia 2024 in cui ha tirato la volata al suo compagno di squadra Molano “bruciando” il tentativo di Narvaez, si sono letti commenti del tipo: “Dovrebbe essere più attento, più accorto”.
Ma l’accortezza non fa parte del repertorio di Pogacar, uno che alle Strade Bianche attacca a 80 chilometri dal traguardo specificando addirittura il punto da cui inizierà ad accelerare, promessa mantenuta e trionfo in solitaria.
Chiunque altro a 80 km dal traguardo rischierebbe di andare in crisi, ma lui no. Il talento è lì, si conosce, e finché non si trova un rimedio c’è solo da applaudire.
Perché Pogacar darebbe fastidio?
Tre minuti sul secondo classificato dopo la prima settimana, un divario destinato ad aumentare almeno fino a 4-5 primi entro la seconda settimana con cronometro e Livigno in arrivo, a meno di una grande rimonta di Martinez o Geraint Thomas.
E da lì, gestione purissima perché l’obiettivo non è (solo) vincere il Giro d’Italia 2024 ma completare una fantastica doppietta con il Tour de France ed entrare nel ristrettissimo club dei migliori di sempre con Pantani, Indurain, Roche, Hinault, Merckx, Anquetil e Coppi.
La sensazione, quello è vero, di un Pogacar che giochi al gatto col topo, decidendo lui quando e quanto aprire il gas: e a quel punto non resta che stare a ruota, provarci almeno onde evitare figure come quella di O’Connor che nella seconda tappa dopo aver tenuto per un centinaio di metri verso Oropa è andato in tilt beccando oltre un minuto.
Criticare Pogacar perché sta dominando “troppo” è un controsenso perché il Giro d’Italia 2024 ha il pubblico che si merita soprattutto grazie allo sloveno e ai suoi numeri.
Dopo anni di Giri decaffeinati risoltisi all’ultimo chilometro della penultima o ultima tappa (bene per l’equilibrio, ma come livello di azione poca roba) finalmente abbiamo sulle nostre strade un fuoriclasse assoluto che onora la Maglia Rosa e ci fa divertire anche in frazioni sonnacchiose, apparentemente.
Viva Pogacar e viva il ciclismo!