Anche se non può certo dirsi un fulmine a ciel sereno, il ritiro di Jannik Sinner dai quarti del Mutua Open di Madrid ha colpito il pubblico degli appassionati di tennis non solo italiani. Vediamo però di capire se si tratta solo di semplice precauzione, o questo problema all’anca può rappresentare un pericolo più serio.
Infiammazione all’anca: un problema diffuso nel tennis
Nel post sul suo account ufficiale X in cui annuncia il ritiro dal torneo, Jannik Sinner parla di “anca che mi ha dato fastidio in questa settimana e sta diventando gradualmente più doloroso.” Quindi, rivela di avere optato per il ritiro su consiglio dei medici.
Non è specificato di che tipo di problema si tratti, ma l’anca non è certo una novità per i tennisti. Sinner aveva già accennato a Montecarlo di questo problema all’anca destra, ma la frequenza di questo tipo di infiammazioni è piuttosto alta, oggi come nel recente passato. Nel tennis moderno, infatti, le torsioni del busto per colpire la palla in particolar modo col dritto, possono essere molto pronunciate. L’articolazione dell’anca diventa cruciale perché fa da bilanciamento, ma anche perché proprio l’anca convoglia la spinta delle gambe sul colpo.
Un nome celebre che ha sofferto molto di questo tipo di problemi è quello di Andy Murray, che addirittura decise di sottoporsi a un intervento chirurgico per applicare una protesi in acciaio sulla testa del femore. Protesi con cui ha poi proseguito una carriera ancora in corso, seppure in calando.
L’open stance e gli sforzi che richiede alle anche
Un altro aspetto che rende le anche particolarmente esposte a queste rotazioni è la larghissima diffusione della posizione cosiddetta “open stance”, ovvero quella in cui le gambe sono parallele alla rete nella preparazione dell’impatto sulla palla, quando si colpisce di dritto. L’open stance è molto diffusa perché permette di conferire al colpo una maggiore spinta dalle gambe, ma necessita di bilanciamenti e questi sono dati in buona parte dalle anche, in particolare dalla destra che è quella interessata al dritto per i destrorsi.
Non conosciamo al momento l’entità di questo infortunio, che solo la percezione di Sinner può conoscere realmente, prima che la risonanza magnetica a cui il giocatore si è sottoposto dia i suoi risultati. La sensazione è che il ritiro sia solo a scopo precauzionale, perché gli impegni delle prossime settimane e dei prossimi mesi (Roma, Roland Garros, Wimbledon e Olimpiadi) sono troppo importanti per rischiare di comprometterli.
Jannik Sinner può “giocare sul dolore”? Quando è possibile e quando no
I tennisti professionisti devono necessariamente familiarizzare con il concetto di dolore fisico. Forse in nessuno sport come il tennis il concetto di “ascoltare il proprio corpo” si realizza in tutte le dimensioni possibili. Essendo sport individuale, e giocandosi gli scambi in religioso silenzio, è possibile persino per gli spettatori esterni avere una percezione uditiva dello sforzo fisico prodotto dai giocatori e dalle giocatrici. Inoltre, la singolare solitudine del tennista favorisce un rapporto di totale pienezza con il proprio corpo, dunque ogni giocatore sa (o comunque ha la possibilità di capire con buona approssimazione) fin dove può spingersi.
Ci sono casi in cui “giocare sul dolore” è contestualmente possibile ed è anzi indice di qualità individuali molto utili come la resistenza e la resilienza. In altri casi, come ad esempio alcuni problemi muscolari, “giocarci su” può significare peggiorare il problema, o trasformarlo in lesioni peggiori.
Il caso dell’anca è particolarmente fastidioso perché la torsione del busto deve essere piena e libera. Dunque bene hanno fatto Jannik Sinner e il suo staff a scegliere la prudenza, per evitare che il tutto si possa trasformare in un problema serio. Ma ne sapremo di più nei prossimi giorni, senz’altro.