Vai al contenuto

Mercoledì 24 aprile è andata in scena gara 1 dei playoff di Eurolega al Palau Blaugrana, tra il Barcellona e l’Olympiacos. Ed ho avuto la fortuna di essere presente, insieme al collega Fabio Sacchi!

Ben sapendo cosa avrei trovato in una partita di Eurolega a livello di gioco e a bordo campo, ciò che ha colpito la mia attenzione è stata la partecipazione del pubblico presente, praticamente nella sua totalità a sostegno della squadra di casa, in un palazzetto andato quasi tutto esaurito nei suoi 8250 posti. Cori, tamburi e un sostegno costante, in un clima molto spagnolo e spagnoleggiante, quasi a rendere una partita di basket qualcosa di musicale, una sorta di concerto del pallacanestro.

L’Eurolega

Il clima delle partite in Spagna è abbastanza rinomato per essere caldo – forse non quanto in certi palazzetti italiani – ma sicuramente il campionato è diverso dall’Eurolega. La competizione europea, oltre a portare a palazzo mediamente più gente per via dell’indiscutibile fascino della massima espressione di basket continentale, dà al clima quel tono di importanza e internazionalità che rendono tutta la situazione davvero sopra le righe, in senso positivo.

La partita è stata divertente, come ci si poteva aspettare, con continui parziali che hanno a volte animato e a volte stordito il pubblico di casa, che in generale ha avuto più di un motivo per essere frizzante… a volte troppo. Proprio qualche fila sotto di me ho visto due tifosi greci essere cacciati dal palazzo per dei comportamenti fuori dagli schemi e dopo un acceso diverbio con alcuni tifosi seduti qualche fila più avanti, probabilmente colpiti da qualcosa lanciato dalle retrovie. Ma a parte lo spiacevole episodio – andato in cavalleria grazie alla gestione serena degli steward presenti -, nel complesso il clima che si respirava al Palau era piacevolmente incandescente, di quelli che ti restano addosso anche quando lasci il palazzo e successivamente la città.

L’orgoglio culé

I tifosi del Barça sono clamorosamente calorosi, sostengono la squadra anche quando la sensazione – come in questa occasione – è che gli avversari abbiano qualcosa in più. Loro stanno lì, sugli spalti (a volte in posti dove non vedono la partita per via della struttura che non consente una visuale perfetta in tutte le posizioni del palazzo), a cantare, esultare e infervorarsi con arbitri, allenatore e giocatori avversari, senza però mai attaccare con cori beceri i tifosi ospiti (per l’occasione saranno stati una 50ina i greci presenti a sostenere l’Olympiacos). In quest’atmosfera chiunque, anche chi come me era interessato sostanzialmente solo al gioco e al contesto, viene trascinato nel mondo blaugrana, sentendosi anche solo per una sera, parte di qualcosa di grande e familiare.

Questo orgoglio lo trovi al palazzetto ma anche fuori, dove ad ogni angolo della squadra ci sono negozi di souvenirs che vendono maglie, sciarpe, cappelli, occhiali e gadgets di ogni tipo color blaugrana, e poco importa se si tratti di calcio o basket, l’importante è che quando si va a sostenere una squadra della polisportiva, si abbia indosso qualcosa con quei colori e la si onori.

Per chi non l’avesse mai fatta, un’esperienza da vivere, sentitamente consigliata anche a chi di basket capisce poco. Come per andare allo stadio, entrare al Palau Blaugrana – ancor meglio se in una partita importante come un playoff di Eurolega – è emozionante e va vissuto appieno, lasciandosi trascinare dall’onda di emozione che i tifosi culés (letteralmente coloro che mostrano il sedere) trasmettono standogli accanto; sentendosi un po’ parte di loro.