Matteo Berrettini è sempre stato uno dei campioni italiani più seguiti e amati dai nostri appassionati di tennis e non solo.
Faccia pulita, fisico da gladiatore, dinamiche social sempre accattivanti, spesso alimentate da pruriginose curiosità di tifosi dell’ultim’ora, hanno fatto e continuano a fare di Berrettini un personaggio, ancor prima di uno sportivo, amatissimo e, allo stesso tempo, oggetto di haters e simili.
Gossip e momenti personali da dare in pasto al pubblico, sono l’ingrediente principale dell’attenzione che chi maneggia i social dedica al capitolino, ma il nostro portale segue una linea editoriale che fa capo alle prestazioni ed ai “momenti” sportivi di squadre ed atleti, per cui oggi ci vogliamo soffermare su un aspetto della carriera di Berrettini che non tutti gli riconoscono.
La forza della mentalità
Che il tennis sia uno sport nel quale la testa metta a repentaglio intere partite e intere carriere, non siamo certo noi a scoprirlo, ma spesso si tende a stigmatizzare quelli che sono i deficit mentali di quello o quell’altro giocatore, ma ci si dimentica spesso di esaltare chi, di testa e mentalità, fa un punto di forza.
Partite e carriere, abbiamo scritto, per sottolineare che le rotelle devono funzionare sia per il brevissimo che per il medio e lungo periodo.
Ne abbiamo dimostrazione con Rublev, tornato ad avere grosse difficoltà di tenuta mentale, dopo un periodo nel quale albergava con continuità nelle parti altissime della classifica ATP, per fare un esempio negativo e di breve periodo nel quale il russo sta ricominciando a perdere partite come quelle dei primi turni contro Lehecka a Indian Wells, Machac a Miami e Popyrin a Montecarlo.
Ne confermiamo l’enunciato mettendo sotto i riflettori la mentalità di Jannik Sinner, e di chi se no, che ha cominciato alla grandissima questo 2024, mettendo a frutto tutto il lavoro fisico e psicologico, cominciato all’indomani del gran rifiuto, peraltro criticatissimo all’epoca, a partecipare alle Olimpiadi di Tokyo del 2021, che lo hanno portato ad una programmazione ferrea e quasi militare, in ordine alle scrupolose scelte effettuate con il suo staff.
Infortuni Stop & Go
Matteo Berrettini ha dovuto passare momenti tremendi, in seno alla situazione fisica degli ultimi anni.
Un gigante col fisico d’argilla, si disse a più riprese, con alcuni punti deboli, tra i quali la mano destra e, soprattutto la cassa addominale, che in più di un’occasione non gli hanno permesso di esprimersi al massimo durante la sua carriera.
Fu lo stesso tennista capitolino ad additare i suoi infortuni nell’ormai già lontano 2016, quando dichiarò che essi arrivano sotto forma di test per per mettere alla prova chi li subisce.
Chi fosse, o chi sia, l’estremo giudice al quale offrire tali prove, non è dato saperlo, ma di certo Berrettini non è quasi mai stato esentato da questo tipo di “test”.
Gli infortuni di Berrettini
- 2016 ginocchio sinistro. Il primo infortunio di una certa serietà, arrivò quando Berrettini passò dalla categoria Futures alle qualificazioni di alcuni tornei Challenger. Si fermò per tutta la primavera fino ad estate quasi completa. Durante quei 5 mesi non si abbatte e decide di lavorare sulla parte superiore dei suo fisico. Al rientro vince un paio di titoli in doppio e arriva in finale al Futures di Reggio Emilia.
- 2017 distorsione alla caviglia. Se la procura contro Gianluca Mager alla pre-qualificazione del Master 1000, che riesce comunque a vincere con Arnaboldi, ma perdendo poi da Fognini al primo turno. E’ l’infortunio meno serio delle sue stagioni da professionista
- 2018-2019 vari. Il periodo pre-covid è di quelli che lasciano abbastanza tranquilli i giocatori che soffrono di continui stop dovuti agli infortuni. Piccoli traumi che lasciano tanto spazio al tennista romano, che si fanno risentire in maniera pesante a Wimbledon, visto che il romano deve abbandonare l’idea di partecipare a Gstaad e al Master 1000 di Montreal. Ma il finale di stagione è da ricordare: semifinale agli US Open e ATP Finals a Londra conquistate
- 2020 la tortura degli addominali. il fastidio agli addominali obliqui si fa sentire nella primissima parte di stagione e, seppur non vengano certificate lesioni, Berrettini rinuncia all’ATP Cup per partecipare agli Australian Open, decisione che si rivelerà fin troppo generosa, visto che al secondo turno si ferma contro Tennys Sandgren, stop che costringerà l’azzurro a saltare Buenos Aires, Rio, Acapulco e la Coppa Davis contro la Corea del Sud.
- 2021 strappo agli addominali. Questa volta il dolore agli addominali è certificato da un’ecografica, che rivela uno strappo di un centimetro di lunghezza. Berrettini stringe i denti, si ferma e non partecipa al torneo di Miami, ma, dopo il Master 1000 di Montecarlo segnato dal rientro traumatico, l’estate è dorata, per via del successo al Queen’s e della finale di Wimbledon. Il finale di stagione è ancora una volta traumatico e alle Finals è costretto a dare forfait nella serata del 14 novembre.
- 2022 Tra mano e covid. La stagione si apre con il solito fastidio agli addominali che sembra riacutizzarsi ad Acapulco, ma l’infortunio dell’anno è quello del mignolo alla mano destra di fine marzo. A giugno il Covid lo tiene fuori da Wimbledon, mentre è il piede a cedere durante il torneo di Napoli
- 2023 Ancora addominali, Questa volta gli addominali si fanno sentire, ancora una volta in maniera negativa, a Montecarlo e al Queen’s, in più una distorsione alla caviglia non gli permette di concludere la partita di secondo turno contro Rinderknech.
Il rientro, sempre e comunque
Una serie di infortuni così lunga e articolata, avrebbe potuto mettere KO una buona parte dei colleghi di Berrettini, ma non il tennista romano, che ha sempre risposto presente quando c’è stato da rientrare da un problema fisico.
Non tutti gli riconoscono questo merito, ma, per mettere ulteriore carne a fuoco, le stagioni migliori, quella del 2019, quando entrò nella top ten ATP e quella del 2021, quando toccò il settimo posto, vincendo 41 incontri e perdendone solo 12, sono state quelle in cui è dovuto faticosamente uscire dagli infortuni peggiori.
Lo stesso Stefano Massari che segue Berrettini ormai da tempo in qualità di mental coach, ha parlato pochi giorni fa a “Radio Anch’io”, descrivendo il tennista romano come un ragazzo dalle qualità mentali di assoluto rilievo, sulle quali matteo riesce a fare leva nel momento in cui c’è da lavorare per non abbattersi nei momenti di sconforto come i traumi e gli infortuni che tengono lontano un campione come lui dai campi di tutto il mondo.
Massari ha parlato di qualità innate che si sviluppano con l’impegno e il lavoro con il proprio staff. Una sorta di manna dal cielo che Berrettini riconosce come un regalo in virtù del quale deve lavorare in maniera molto più approfondita rispetto a buona parte dei suoi colleghi meno sfortunati sotto il punto di vista degli infortuni.
Il timore di farsi di nuovo del male
“Quando si innesca una serie di infortuni così lunga e difficile da superare”, continua Massari, “si va incontro ad una spirale che difficilmente viene estirpata del tutto: quella della paura di scendere in campo con l’idea di cadere in un nuovo infortunio”.
Viene da pensare che la serenità e, di conseguenza, le prestazioni in campo, risentano di queste dinamiche, ma Berrettini riesce ogni volta a fare del proprio lavoro, la via di uscita, la perfetta escamotage, per tornare molto presto ad essere performante sul campo.
Lo stesso Berrettini, oltretutto, ha sempre messo in evidenza che la rinascita all’indomani di un infortunio, è sempre difficile da cavalcare, a prescindere dalla tenuta mentale che un giocatore si porta dietro.
Non sono in pochi, inoltre, a dubitare della tenuta mentale di Berrettini, alla luce del rapporto con Jannik Sinner, tennista sul quale si posano tutti gli occhi degli appassionati italiani della racchetta, ma anche in questo caso vi è poco da rimproverare al capitolino, che ha sempre dichiarato, e la cosa è assolutamente suffragata dai fatti, di avere un rapporto meraviglioso con l’attuale numero 2 del mondo.
L’obiettivo è quello di tornare a giocare il torneo di casa, gli Internazionali di Roma, o, come sarebbe meglio dire, il Master 1000 della Capitale, dove Berrettini spera di tornare a giocare dopo due anni di assenza.
Tra medicina, musica e addii
Non è un segreto che il tennista romano sia un grande appassionato di musica, soprattutto Hip Hop, arte che lo accompagna fin dalle prime ore del risveglio, per poi tenerlo sulla corda quando si tratta di allenarsi.
Il fatto di avere di parecchi amici in quel mondo, lo fa propendere a tenersi informato sulle ultime novità in campo discografico.
Per Berrettini non è una questione di mero piacere sensoriale, trattasi di una sorta di terapia a lungo termine, che lo ha aiutato anche e soprattutto quando c’è stato da lottare per tornare ad essere il campione che ha dimostrato di poter essere.
Vi sono poi un paio di separazioni, una di carattere professionale e una che riguarda la sfera privata, rispettivamente facenti capo agli addii con lo storico allenatore Vincenzo Santopadre e con la showgirl Melissa Satta.
Nel primo caso, dopo 15 anni di collaborazione professionale, giunge il momento di cercare nuovi stimoli, per cui in tanti hanno capito la fine di un lavoro straordinario fatto soprattutto nell’ultimo decennio.
In campo sentimentale, si è detto di tutto e di più rispetto alla storia finita con la Satta, ma ciò che più interessa è il fatto che Berrettini torni ad essere quel campione che tutti noi conosciamo.