Diego Pablo e Giovanni Simeone. Padre e figlio, con il secondo che sta ripercorrendo le orme del primo. Il “Cholo” è stato un giocatore di grandissima grinta e temperamento, utile a centrocampo mescolando qualità e quantità. Giovanni è un centravanti da area di rigore, il quale dopo aver bruciato le tappe, sembra patire nella continuità delle prestazioni anche se resta sempre uno dei giocatori più ricercati nel mercato calcistico.
L’ennesima dinastia del calcio, pur con le dovute proporzioni. Diego Pablo ha dimostrato sia da giocatore e poi da allenatore delle qualità innate che lo hanno portato ad essere fin da giovane un assoluto protagonista: nei club, come in nazionale. Il “Cholito” è a metà della sua carriera e come detto vive alti e bassi. Ma le qualità in area non sono in discussione. Vediamo quindi di ripercorrere le storie dei Simeone, fra passato, presente e futuro.
Cholo che precoce
Diego Pablo Simone nasce nel 1970 ed appena a 10 anni entra nella cantera del Velez Sarsfield, con cui esordisce nel massimo campionato argentino nel 1987, a soli 17 anni. Centrocampista dinamico, alterna la corsa e recuperi, ad una buona visione di gioco e ad ottimi inserimenti sotto porta senza palla. In 3 anni mette assieme 76 presenze e con 14 gol, stacca il biglietto verso la Serie A. Appena 20enne l’arrembante Pisa del presidente Anconetani mette sotto contratto il mediano argentino. Due stagioni all’ombra della Torre di Pisa, prima di spiccare il volo verso la Liga.
In Spagna resta cinque stagioni, di cui due al Siviglia e tre nelle fila dell’Atletico Madrid. Proprio con i materassai vince uno storico campionato nella stagione 1995-96, mentre 12 mesi dopo fa il suo ritorno in Italia. Il presidente Massimo Moratti porta oltre a Ronaldo, anche il Cholo in maglia nerazzurra e sotto la guida di Gigi Simoni, la formazione meneghina sfiora il trionfo in Serie A. La stagione culmina con la famosa gara Juventus – Inter e il conseguente fallo da rigore non fischiato, nel contatto tra Iuliano e Ronaldo. Nonostante l’amarezza in campo nazionale, l’Inter si consola con la vittoria nella finale di Parigi in Coppa Uefa contro la Lazio.
Il siluro di Lippi e la “vendetta” del 5 maggio
Dopo due stagioni con l’Inter, Diego Pablo Simeone viene ceduto alla Lazio. Una cessione per molti inspiegabile e che mandò su tutte le furie il popolo interista: i tifosi amavano il “Cholo” per la garra e la passione messa in campo. Negli anni seguenti invece, emerse la verità sui motivi che portarono al suo passaggio alla Lazio. Marcello Lippi infatti nella stagione 1999-2000 passò alla guida dei nerazzurri, ma prima chiese alla società la cessione di tre giocatori: Pagliuca, Bergomi e Simeone. Non proprio tre a caso. Il motivo risale proprio a quel famoso Juve – Inter con annesse polemiche per il rigore mancato.
Voci di corridoio narrano di una pensante lite a fine gara, tra Marcello Lippi (allora allenatore bianconero) e i tre giocatori in questione. Un litigio che probabilmente ebbe anche degli strascichi e così nel momento in cui l’Inter un anno dopo puntò diretta sul viareggino, dovette accettare in qualche modo le condizioni del neo allenatore. Sta di fatto che se l’avventura di Lippi a Milano durò poco, Diego Pablo Simeone alla soglia dei 30 anni si tolse molte soddisfazioni nella capitale. Vinse subito lo storico scudetto con la Lazio: quello del 14 maggio 2000, la pioggia del “Curi” e il gol di Calori che mise KO la Juventus, consegnando il secondo tricolore ai biancocelesti.
A dire il vero, Simeone aveva debuttato in maglia laziale vincendo la Supercoppa Europa ad agosto contro il Manchester United, visto che la truppa del presidente Cragnotti aveva ottenuto solo 3 mesi prima il trionfo in Coppa delle Coppe. Sempre nella stagione 1999-2000, il “Cholo” farà accoppiata di titoli, grazie alla vittoria della Coppa Italia. Il poker di successi in carriera alla Lazio si completa nell’agosto del 2000 e il famoso 4-3 rifilato alla sua ex Inter in Supercoppa Italiana.
Il 5 maggio del 2002, pur mostrandosi nettamente spiaciuto per ex compagni ed ex tifosi, Simeone non solo affonderà l’Inter nella sconfitta che vale il sorpasso scudetto della Juventus, ma infilerà anche gli uomini di Cuper firmando il 3-2. Il gol che spezzò letteralmente il sogno tricolore dei “Meneghini”. Nel 2003 lascia la Lazio dopo 90 presenze e 15 reti, chiudendo la sua esperienza europea con un ritorno all’Atletico Madrid. Pochi gettoni nelle sue due stagioni, con 36 apparizioni in campo. L’ultima maglia indossata è quella del Racing Club in Argentina nella stagione 2005-06. Dal 2007 ha intrapreso con grandi risultati la carriera da allenatore e da quando guida l’Atletico Madrid è ormai cosa normale parlare di “Cholismo” per il carattere trasmesso alla squadra.
La nazionale Albiceleste del Cholo
Diego Pablo Simeone debutta appena maggiorenne con la nazionale argentina: è il 1988 e nell’amichevole, una sorta di nazionale sperimentale, viene battuta per 4-1 dai padroni di casa. Per vederlo in pianta stabile con la camiceta albiceleste, bisogna attendere la fine del mondiale in Italia e dal settembre del 1990 il “Cholo” per 12 anni sarà un figura immancabile nelle partite della sua nazionale. Prende parte a tre mondiali, ma soprattutto vince consecutivamente due “Copa America” tra il 1991 e il 1993.
Famoso poi nel 1998 lo scontro con David Beckham nell’ottavo di finale del mondiale in Francia. Un primo calcetto del “Cholo” (non visto dal direttore di gara), portò alla reazione dello “Spice Boy”. Rosso per il talento inglese e cartellino che costerà caro poi alla truppa inglese battuta ai calci di rigore. Gioca la sua ultima gara con la maglia dell’Argentina nel mondiale del 2002 a Sapporo. Sempre contro gli inglesi, i quali si prendono la rivincita proprio con David Beckham e spingono la formazione Sud Americana ad una clamorosa eliminazione nella fase a gruppi. Lascia dopo 106 presenze (il quinto di sempre in Patria) e con 11 reti all’attivo.
Il Cholito e quel vizio del gol
Giovanni Simeone nasce nel 1995 a Madrid, ma mostrerà sempre fiero la maglia argentina. Attaccante da area di rigore, per farlo rendere al massimo servono due cose: non deve giocare spalle alla porta e deve servito con cura all’interno dei 16 metri. In questo modo diventa letale come pochi e in grado di segnare reti importanti. E’ insomma il classico finalizzatore, dotato di un ottimo fiuto per il gol. Come il padre, anche il “Cholito” brucia le tappe a modo suo.
A soli 18 anni debutta in prima squadra con il River Plate, dopo 5 anni di settore giovanile. Una stagione e mezzo al “Monumental” valgono 27 presenze e 2 reti. Ha bisogno di giocare con più continuità e nel 2015 va a farsi le ossa al Banfield e qui lo score cresce: 12 centri in 34 partite. Una stagione importante e che richiama l’attenzione del Genoa. Giovanni Simeone nell’estate del 2016 approda sulla sponda rossoblu della città e si mette subito in luce.
Una stagione contraddistinta da 35 presenze e 12 reti. Queste prestazioni incuriosiscono Pantaleo Corvino, il quale appena tornato come DS della Fiorentina porta l’Argentina in riva all’Arno. La prima stagione è sicuramente da incorniciare per il “Cholito” che segna 14 volte in campionato. Nella stagione seguente, complice anche il tracollo della squadra e una salvezza raggiunta solo all’ultima giornata, Simeone entra nel mirino della contestazione. Almeno da una parte delle tifoseria. A lui vengono imputati un impegno non sempre costante, le poche reti messe a segno in campionato (6) e i troppi gol facili sbagliati.
Da Firenze a Napoli, passando per Verona
Nell’estate del 2019 irrompe Rocco Commisso per rilevare la Fiorentina dalla proprietà dei fratelli Della Valle, ormai quasi “cacciati” dal popolo viola. E nei mesi della rivoluzione, Giovanni Simeone passa al Cagliari. In terra sarda l’argentino sembra aver recuperato la verve sotto porta, almeno nella prima parte della stagione con 6 reti, di cui due proprio ai fiorentini nella sfida interna. Alla fine i gol in campionato saranno 12, ma nella stagione seguente la vena realizzativa si spegne con solo 6 gol in campionato.
La svolta per il Cholito arriva però nell’Agosto 2021: il passaggio a Verona gli permette di trovare la sua dimensione, essere titolare e siglare la bellezza di 17 reti in Serie A che gli valgono la chiamata del Napoli di Spalletti come vice Osimhen. Sotto il Vesuvio la stagione è ottima: pur partendo come rincalzo, il Cholito mette assieme 33 presenze e 9 gol nella stagione d’oro partenopea che riporta lo scudetto in città dopo 33 anni.
Capitolo Albiceleste: nel 2018 Giovanni debutta anche con la maglia della sua nazionale. La prima storica arriva il 7 settembre nell’amichevole vinta per 3-0 contro il Guatemala e dove trova il gol. Altri quattro gettoni consecutivi sembrano portarlo in pianta stabile nella selezione, ma dopo la gara del 21 novembre vinta contro il Messico per 2-0, l’attaccante viene convocato solo per una fugace apparizione contro l’Indonesia nel giugno 2023. Il resto è storia che conosciamo e pur essendo uscito dal giro dell’Albiceleste, il “Cholito” attira sempre grande attenzione in patria.
Il sogno di tutti, sarebbe quello di vederlo un giorno giocare nella squadra allenata dal “Cholo”. E siamo sicuri che non sarebbero certo baci e abbracci.