Sembra quasi che il Napoli quest’anno si ricordi ciò che è stato nei momenti critici. Non è capitato contro il Barcellona, non a pieno quantomeno, ma era già capitato contro la Juventus poche settimane fa, in quella vittoria 2-1 che sembrava preannunciare una grande prova in terra catalana.
Quella era stata una vittoria strappata davvero col cuore, con la voglia di Raspadori di prendersi quella respinta e i tre punti contro un avversario storico, che si beava delle difficoltà del Napoli con un distacco in classifica bugiardo sotto il profilo del valore tecnico delle due rose. Qualcosa del genere è capitato anche contro l’Inter, al Napoli.
Primo tempo timoroso
La squadra di Calzona, al termine della prima frazione, chiudeva spaventata e tramortita sul punteggio di 1-0 per i nerazzurri – reduci da 120’ e rigori di fuoco contro l’Atletico Madrid al Wanda Metropolitano, con sconfitta e uscita del turno in Champions annessi. L’Inter però, già nel primo tempo, non aveva fatto chissà quale prestazione.
Certo, aveva giocato il solito buon calcio fatto di movimenti, rincorse, duelli, sovrapposizioni: e proprio come capitato a Bologna (0-1) quando a segnare era stato Bisseck, anche contro il Napoli il gol del vantaggio nasceva da un dialogo a distanza tra quinto e quinto. Più specificamente, tra braccetto e quinto, se è vero che Bastoni è stato l’autore dell’assist per il gol di Darmian, come lo era stato per quello di Bisseck al Dall’Ara.
La ripresa: Inter enigmatica, Napoli che ci crede
Ma è stato un gol illusorio. Nella ripresa l’Inter, che pure ha iniziato palleggiando bene e sfruttando le disattenzioni tecniche e mentali di un Napoli ancora troppo ciuccio, è calata vertiginosamente alla distanza dando coraggio agli ospiti (Auriemma ha parlato di ‘ammosciamento normale’, come capitato al Napoli di Spalletti lo scorso anno).
I cambi (Frattesi come Sanchez, Dumfries come lo stesso Bisseck) non hanno inciso, anzi. All’incirca dal 60’ fino alla fine del match il Napoli ha messo la testa fuori dal guscio, e non ha disdegnato la testuggine contro una squadra più forte e comunque ancora in fiducia nonostante la fresca eliminazione europea.
Due squadre ferite per motivi differenti si sono fronteggiate con ardore e qualità: quella che al Napoli era mancata per larghi tratti del match, gli ha consentito nel finale di prendere dominio della metà campo nerazzurra, prima pareggiando con Juan Jesus di testa su sponda di Rrahmani – sempre uno dei migliori –, poi creando i presupposti per vincere la partita. L’ultima occasione del match ce l’ha avuta Lindtstrom, che anche stavolta però non è riuscito a incidere.
Cosa rimane al Napoli, in vista del futuro
Rimane ad ogni modo una prova davvero incoraggiante per gli azzurri, che dopo aver vinto contro la Juventus hanno pareggiato su un campo dove quest’anno portar via anche solo un punto significa aver fatto una prova superlativa.
È uscito fuori, nel Napoli, quell’orgoglio da campioni d’Italia in carica che vedono dinnanzi a sé chi quel titolo lo sta meritando sul campo, e presto vedrà cucito sulla propria maglia – strappato alla tua. Senza Osimhen e con un Kvara stranamente mogio, questo pareggio non può essere sottovalutato. Potrebbe davvero essere il punto (in tutti i sensi) da cui ripartire per la volata finale alla Champions League.