È accaduto tutto freneticamente, tra Napoli e Torino. Si direbbe in un attimo. O, per parlare più francamente, in un lampo. Che se nella mitologia degli antichi era simboleggiata dalla saetta di Zeus, e di suo cugino il latino Iuppiter (Giove), nel 2024 al Diego Armando Maradona, a proposito di miti e antichità perdute, è rappresentato da Kvicha Kvaratskhelia.
Il georgiano ha lottato, spesso da solo, contro un Torino magari non sempre preciso dietro ma arcigno, questo senz’altro. Quando mancavano ormai una manciata di secondi alla fine del match, si è portato dietro non uno, né due, ma quattro difendenti del Torino dentro l’area di rigore. Nessuno di loro è stato capace di sfilargli la sfera dai piedi.
Questi, come onde scaturenti dal battito d’ala di farfalla, hanno fluttuato in lungo e in largo nel corso della partita, concentrandosi poi al 95’ in una serpentina futile – perché quell’azione non porterà a nulla – e insieme emblematica.
I numeri di un fenomeno, antesignano di Gigi Meroni
Kvaratskhelia, tra gol (10) e assist (5), è arrivato a 15 stampi stagionali in Serie A. Pur cambiando tre allenatori – Garcia, Mazzarri e ora Calzona – il georgiano ha continuato a giocare a livelli altissimi. Le sue accelerazioni, i suoi strappi, la sua qualità, non hanno pari in Serie A in questo momento. Anche a livello europeo, poi, è difficile paragonare Kvaratskhelia con un altro esterno d’attacco. Concretamente perché prima ancora esteticamente.
Ritornano in mente le parole dell’allenatore che l’ha lanciato nel grande calcio, Luciano Spalletti, il quale lo scorso anno di lui aveva detto:
«Kvaratskhelia… con questa sua leggerezza di farfalla nell’andare a portare palla in avanti, svolazza e cambia direzione».
Qualcuno – lo stesso Spalletti, sorridendo del parallelo – lo ha paragonato a Gigi Meroni, che con l’andatura farfallesca e il calzettone abbassato era come un Kvara ante-litteram. O meglio, ante-modernfootball. Curiosamente Meroni giocava nel Torino, l’avversario contro cui Kvaratskhelia si è esaltato più di ogni altro.
Kvaratskhelia, nonostante il Napoli
Davvero Napoli-Torino è stata un Kvara contro tutti. Contro la difesa di Juric, quasi mai in grado di fermarlo, contro Milinkovic-Savic, che ha salvato su di lui in ben due circostanze. In una terza, su bell’assist di Mario Rui, non ha potuto nulla invece. Era quello il vantaggio degli azzurri, al 61’. Ci metterà tre minuti il Torino a pareggiare i conti con Sanabria, con la prima di due sforbiciate che hanno caratterizzato il weekend di Serie A.
Il Napoli, nonostante Kvaratskhelia, quasi ercoliano nel portarsi i suoi sulle spalle, perde dunque un’altra ghiotta occasione – che coi pareggi delle contendenti Atalanta, Roma, Fiorentina e la sconfitta del Bologna, si fa sentire ancora di più. Kvaratskhelia non ha molto da rimproverarsi, solo di non avere accanto a sé la squadra che lo scorso anno lo aveva accompagnato nello splendore. E che ora, e contrario, ne esalta la luminosità, per l’ombra diffusa che è scesa su di lei.