La storia del calcio, quella moderna e quella un po’ più remota, oltre che per i trionfi, le partite memorabili e i campioni che la contraddistinguono, viene ricordata per le tappe che il regolamento internazionale ha segnato lungo il suo percorso.
Lasciando da parte per un momento la spesso vistosa differenza che passa tra i vari statuti regolamentari di ogni federazione internazionale, oggi vogliamo occuparci della storia e degli sviluppi del Golden Gol.
I favolosi anni 90
Se siete assidui lettori dei nostri articoli, avrete letto più e più volte che tipo di rivoluzione copernicana abbia trasformato il mondo del calcio in ogni suo aspetto a partire dall’inizio degli anni 90.
Il calcio italiano, tra gli altri, è stato oggetto di tutta una serie di meravigliose innovazioni tecnologiche che lo hanno portato ad essere un prodotto fruibile dall’utente che, compiaciuto, si accomoda da due decenni sulla poltrona di casa per godersi le partite in diretta.
Brutte espressioni “prodotto fruibile” e “utente compiaciuto”. Non si parla più di sport giocato, o di tifoso. Si parla di domanda e offerta.
E se si entra in un vortice di questo tipo, la regola è sempre la stessa: accontentare chi paga, accontentare il cliente.
La fame di spettacolo
Se ci pensiamo bene tutte le tappe che hanno fatto capo alla storia del regolamento calcistico, sono sempre state atte alla ricerca spasmodica dello spettacolo.
I 3 punti, le regole che hanno variato 100 e più volte il fuorigioco, il retro passaggio al portiere che non può prenderla con le mani, il pressing della squadra avversaria sulla rimessa da fondo campo che improvvisamente si può effettuare all’interno della propria area di rigore, ecc ecc. E poi…il Golden Gol.
La paura del conservatorismo tattico
Nel 1990 si giocarono i mondiali in Italia, quelli di Totò Schillaci e delle Notti Magiche, che magiche, evidentemente, non furono per tutti.
In un periodo storico in cui il calcio faceva di tutto per provare a incamerare più seguaci possibile, la paura di offrire uno spettacolo non degno di questo nome, si era fatta quasi asfissiante.
E alla fine di quei mondiali, nonostante il successo organizzativo, furono in tanti ad avere il timore che gli ulteriori investimenti che i padroni del pallone si apprestavano a fare, non ottenessero il giusto profitto.
La caccia spietata al conservatorismo tattico aveva portato alla ricerca dell’incentivazione dell’attacco, visto che alcune partite di quel mondiale si conclusero dopo i tempi supplementari durante i quali non succedeva praticamente nulla.
La FIFA ebbe l’illuminante idea di privarsi degli “Overtime” tradizionali, visto che si assisteva spesso ad una lunghissima, noiosa e stancante melina che portava le due squadre protagoniste, oramai già sfinite per i 90 minuti regolamentari, a giocarsi tutto ai calci di rigore.
La morte improvvisa
Il 1993 fu l’anno dell’entrata in vigore della “Sudden Death”, o morte improvvisa, che fin da subito fece storcere il naso a più di un osservatore.
Alla decisione della FIFA seguì quasi contestualmente la ratifica della IFAB e i due organi, ognuno dei quali indipendenti dall’altro, pensarono che i mugugni e il poco favore incontrato dalle Federazioni calcistiche di ogni nazione, fosse dovuto al nome, presto cambiato in un meno sinistro “Golden Gol”.
Per i meno esperti della materia, la regola del Golden Gol portava alla conclusione della partita nel momento in cui una delle due squadre giunte al supplementare avrebbe siglato un gol in qualsiasi momento del supplementare stesso.
L’obiettivo era quantomai “romantico”, richiamava uno dei più utilizzati ritornelli della nostra infanzia, quel “chi segna questo vince” che seguiva le urla delle mamme furenti per il nostro ritardo a cena.
Orlandini e la Francia
Durante la finale della Football League Trophy, il 23 aprile del 1995, il centrocampista del Birmingham Paul Tait, mise il pallone sotto l’incrocio dei pali dopo aver incocciato di testa uno splendido cross dalla sinistra per uno dei primi Golden Gol della storia.
Tait mise a tacere i tifosi avversari del Carlisle United innalzando le braccia al cielo dopo la rete che portò vantaggio e coppa in cala Birmingham.
Wembley fu teatro di un altro storico Golden Gol quando, un anno più tardi, la Germania Ovest mise KO la Repubblica Ceca grazie a un gol di Oliver Bierhoff in finale di Euro 96.
L’Italia iniziò bene il suo feeling con il Golden Gol grazie ad una spettacolare saetta schioccata da Pierluigi Orlandini che regalò al 97° minuto il campionato europeo Under 21 agli azzurrini, ai danni del Portogallo.
Ancora il Portogallo, non esattamente fortunatissimo, fece le spese di questa regola a Euro 2000 quando la Francia eliminò i lusitani in semifinale con un rigore di Zidane per poi alzare il trofeo facendo fuori in finale l’Italia in seguito alla purtroppo per noi famosa girata all’incrocio di Trezeguet al 13° minuto del primo tempo supplementare, dopo il gol del 1-1 siglato da Wiltord al 90°.
Il canto del cigno a Dortmund
Ma a cavallo tra i due millenni i mugugni si sono fatti urla di disapprovazione ormai da tutto il mondo.
Nella finale di Coppa Eufa del 2001, in un gremitissimo Westfalenstadion, la finale è una meraviglia per occhi e palato degli spettatori allo stadio e alla TV.
I tempi regolamentari si chiudono con un pirotecnico 4-4, meraviglioso inno al gioco offensivo che fa da contraltare ad un terribile supplementare, deciso, tra la paura delle due squadre di subire la rete decisiva, da un Auto-Golden-Gol dello sfortunatissimo Delfí Geli, che consegna la coppa nelle mani del Liverpool ai danni dell’Alaves.
È il paradigma del fallimento della regola confermata dalle affermazioni di Corea contro Italia e Senegal contro la Svezia durante i successivi mondiali nippocoreani del 2002.
Il Silver Gol
Se il Golden Gol ebbe durata breve, anche se per alcuni durò fin troppo a lungo, il suo sostituto, il Silver Gol rimase in auge meno di un gatto sull’Aurelia.
La geniale sostituzione arrivò poco prima degli europei del 2004 quando la FIFA ideò una regola che prevedeva una morte meno improvvisa, visto che si dava spazio alla squadra che andava sotto nel punteggio fino alla fine del tempo in cui si sarebbe realizzato il gol avversario.
Peccato che la cosa riguardasse, in pratica, solo il primo tempo supplementare, poiché se il gol fosse arrivato nel secondo tempo, Silver Gol o non Silver Gol, la partita si sarebbe dovuta chiudere comunque al 30° minuto.
Il silver Gol riesce a causare più danni delle cavallette nonostante la sua sparizione a breve giro di posta.
Durante gli Europei del 2004 in Portogallo, la squadra più difensivista di tutte, la Grecia, sbaraglia il campo portando a casa un trofeo grazie a una tattica attendista che mette al centro dell’attenzione, tra gli altri, Traiano Dellas, difensore visto prima a Perugia e poi a Roma, che insacca il Silver Gol per la sua nazionale al termine del primo tempo supplementare della finale contro la Repubblica Ceca, sì, ancora la Repubblica Ceca.
È l’ultima competizione ufficiale dove viene utilizzato il Silver Gol, regola nata dal Golden Gol per favorire il gioco offensivo, che ottenne invece il risultato opposto.