“Siamo un popolo di Abbagnale”, questa è una delle frasi più celebri dello sport anche a livello mediatico. Un popolo di canottieri che ai giochi olimpici di Seul del 1988 trovò uno dei suoi momenti più alti.
La coppia di fratelli di Pompei, infatti, condotta da Giuseppe “Peppiniello” Di Capua come timoniere fu in grado di vincere l’oro nel Due Con del canottaggio il 25 settembre del 1988, uno dei giorni da incorniciare per lo sport italiano.
Gli Abbagnale e il bis dopo Los Angeles
Se c’è una patria in Italia degli sport acquatici a tutti i livelli quella è la Campania e in generale la zona di Napoli. Carmine e Giuseppe Abbagnale sono stati una coppia fortissima e affiatata, non solo perché erano fratelli.
Insomma, sono perfetti per incarnare quel concetto di “Fratelli d’Italia” che ricorre anche nel nostro inno nazionale. Figli di una numerosa (6 figli) famiglia di contadini, sono due colossi di 1.85 circa per 90 chili.
Quando non ci sono competizioni a cui partecipare peraltro Carmine e Giuseppe Abbagnale si allenano, oltre che con pesi e corse, anche zappando la terra. Anche Agostino, loro fratello minore, diventerà un grande canottiere.
Gli Abbagnale hanno iniziato con il canottaggio grazie allo zio Giovanni, fratello della madre e di professione medico della mutua, a sua volta canottiere e che diventerà loro allenatore al circolo di Castellamare di Stabia.
Prima di Seul hanno già vinto un oro olimpico, a Los Angeles nel 1984, e dal 1981 sono andati sul podio in qualsiasi gara a cui abbiano partecipato. Sempre guidati dal loro “fratello acquisito” Peppiniello Di Capua che da timoniere si sdraia alle loro spalle per indirizzarli durante le gare.
Nel 1988 gli Abbagnale sono ancora una volta i favoriti d’obbligo, anche a ranghi completi dopo che nel 1984 le nazioni del blocco sovietico avevano boicottato i Giochi.
Seul 1988, la telecronaca di Galeazzi
“Sono sceso questa mattina con l’animo un po’ scuro per questa gara, ma questa partenza mi ha aperto un mondo perché la classe degli Abbagnale è davvero immensa“.
La fortuna dei due fratelloni anche a livello mediatico è di trovare in quegli anni un giornalista della Rai che in passato ha praticato il loro stesso sport: è Giampiero Galeazzi, “Bisteccone“, la voce della tv pubblica sia per il tennis che per il canottaggio.
Ogni sua telecronaca diventa una specie di corsa in parallelo con gli Abbagnale e gli altri canottieri, lo diventerà ancora di più in futuro, dopo Seul 1988.
Certo, quella gara di finale del Due Con ai Giochi in Corea del Sud entra immediatamente nella leggenda. Gli Abbagnale partono fortissimo e non danno spazio alla rimonta disperata della Germania Est.
Al momento del taglio del traguardo, in Acqua 3, Galeazzi se ne esce con espressioni tipo “gloria immensa” oppure “stupendi cavalieri delle acque“. Del resto il risultato è storico (per la cronaca al terzo posto arriva la Gran Bretagna).
L’esultanza anche, misurata seppur nel momento della gloria, rende ancora più umani questi due fratelloni, questi Abbagnale venuti su dal basso e arrivati in cima al mondo.
L’Italia in quell’edizione dei Giochi di Seul vince sei ori, uno di questi merito di Carmine e di Giuseppe, che unirono tutto il Paese nel tifo.