“Spillare” due Assi tra le hole cards è sempre un momento di gioia pura nel Texas Hold’em. Quando invece la coppia di Assi fa parte di una mano di Pot Limit Omaha, l’entusiasmo è un po’ meno incondizionato.
Ricordiamo, infatti, che nel PLO si gioca con 4 carte in mano, due delle quali devono essere obbligatoriamente usate per formare il punto vincente sul board. Se l’azione giunge al river, i giocatori ancora attivi si confrontano su 9 carte, le proprie 4 e le 5 disposte sul tavolo: sono tante combinazioni di punti possibili e raramente una coppia, anche se di Assi, si aggiudica il piatto.
Questo però non significa che i due Assi siano da scartare in automatico. Al contrario, perché possono diventare un top set e magari poi trasformarsi in fullhouse. Oppure possono chiudere una scala (Broadway o wheel) o un colore nuts, tutti punti da showdown value. In questi ultimi due casi, però, gli Assi devono collaborare con le altre due carte che compongono la nostra mano di partenza (starting hand).
In un precedente articolo, abbiamo evidenziato come AAKK double suited sia la mano di partenza più forte nel PLO, seguita a distanza ravvicinata dal AAJT sempre double suited, e via a scendere con altre combinazioni simili.
In tutti questi casi va sempre bene aprire il gioco con un raise o tribettare sull’apertura di un avversario, per fare pot building e al tempo stesso limitare il numero dei giocatori al flop. Ma cosa succede quando la starting hand con gli Assi è un po’ meno forte, ad esempio quando c’è soltanto una combo a colore nuts?
Naturalmente la sua forza cala un po’, ma in generale rimane una buona mano se tutte le carte collaborano. Sul come giocarla, però, incidono altri fattori: lo stack, la posizione al tavolo e la situazione del torneo.
E’ una scelta che si è presentata a Shaun Deeb alcuni anni fa, in un’action che lo ha contrapposto a Dan “Jungleman” Cates.
Deeb è uno specialista di varianti, soprattutto PLO e Mixed Events. Limitandoci solo alle WSOP, il pro americano ha vinto 3 braccialetti con il Pot Limit Omaha (2015, 2018, 2021), uno nel Seven Card Stud (2016) e uno con l’Eight-Game Mix (2023). L’unico titolo di NLH è arrivato nel 2018, quando si è imposto nel Six Handed Championship. Complessivamente, vanta più di 200 itm live, per 12,3 milioni di dollari incassati.
Cates, anche lui pro statunitense, lo precede di un paio di milioni di dollari vinti, con molti meno in the money – solo 40 – ma tutti in tornei ad alto-altissimo buy-in. Deeb rimane invece nettamente avanti in termini di braccialetti, anche se “Jungleman” ha vinto due volte (2021 e 2022, un record) il $50k Poker Players Championship, il più importante evento di Mixed Games organizzato alle WSOP.
La mano che proponiamo arriva proprio dall’edizione 2019 di questo torneo.
La bolla è scoppiata da poco (Day3) e sono rimasti 12 giocatori a contendersi uno dei braccialetti più ambiti delle WSOP. Due tavoli da 6, quindi, e su uno di questi giocano Shaun Deeb, Daniel Cates e il chipleader del torneo in quel momento, Phil Ivey (4,37 milioni).
Con bui 12k/24k, tutti foldano fino a Deeb che limpa da SB nonostante abbia una mano importante come A♥A♦K♦10♠. Il suo stack è di 2,37 milioni. Cates (1,91 milioni di chips) controlla le proprie 4 carte trovando K♠Q♣J♥10♥, altra starting hand piuttosto forte, e decide di rilanciare fino a 72.000. I commentatori che seguono l’azione sul monitor si aspettano la tribet di Deeb, il quale si limita invece al call.
Scende il flop: 4♦10♣7♦. Deeb ha top pair e progetto di colore nuts, Cates invece ha centrato solo la coppia di 10: check per tutti e due.
La stessa azione si ripete al turn 5♠ e al river A♣. Allo showdown, Deeb incassa il misero pot nonostante abbia set di Assi.
“Dov’è finito il resto di questo piatto?” esclama John Esposito, seduto allo stesso tavolo, ironizzando sulla condotta molto passiva di Deeb.
All’ironia di Esposito si sono aggiunte le critiche dei commentatori, in particolare quelle di Prahlad Friedman che è uscito poco prima della bolla.
In effetti, l’azione di Deeb è davvero strana, anche perché viene da un giocatore che di solito non si tira indietro quando c’è possibilità di attaccare. A maggior ragione se si considera che nello stack ha ancora 100bb!
Il motivo più probabile è che Deeb gioca fuori posizione e ha di fronte un top player come Cates. A questa, forse, si aggiunge la volontà di preservare lo stack per affrontare i successivi round che non saranno di PLO. Infine, la sua mano è “premium” ma non “super premium” stando alla classificazione fatta da Jeff Hwang nel suo libro Pot-Limit Omaha Poker: The Big Play Strategy.
Tutto vero, ma fare pot control su tutte le street nonostante la coppia di Assi, la possibilità di trips di 10 e soprattutto il flush draw nuts, è davvero un approccio molto prudente. Soprattutto su turn e river, quando appare chiaro che Cates non ha trovato alcun aiuto dal board.
Cosa pensate della condotta di Shaun Deeb e come avreste giocato al suo posto?
Per la cronaca, alla fine Cates ha chiuso il torneo 7° e Deeb 6°. Ivey si è invece arreso all’8° posto. Il torneo è stato vinto da Phillip Hui su Josh Arieh (2°) e John Esposito (3°). Tra i premiati, c’è anche Dario Sammartino, 9° per poco meno di 100k.
Immagine di testa: Shaun Deeb (credits PokerNews)