In Bundesliga stiamo vedendo una serie di episodi inconsueti: campi invasi da macchinine e aeroplanini radiocomandati, palline da tennis e monete di cioccolato. Un’onda di protesta nei confronti della lega tedesca che non accenna a placarsi e che si diffonde su tutti i campi di prima e seconda divisione.
Dalle monete di cioccolato agli striscioni minacciosi: le variegate proteste in Bundesliga
L’incredibile disfatta del Bayern Monaco sul campo del Bochum è stata accompagnata da un fitto lancio di palline da tennis dagli spalti, poco dopo il vantaggio bavarese siglato da Musiala, che ha causato l’interruzione della partita per circa un quarto d’ora. I tifosi del Bochum hanno messo in scena questa protesta a prescindere dall’andamento della gara e senza intenzione di colpire i giocatori (il lancio si è concentrato alla destra della porta di Neuer, in una zona dove non stazionava nessuno in quel momento).
Lo stesso tipo di protesta era stato messo in atto nell’anticipo della 22ª giornata tra Colonia e Werder Brema, ma oltre alle palline da tennis in campo sono comparse anche alcune macchinine radiocomandate arancioni e blu che hanno sfrecciato tra piedi dei calciatori nel corso del match, costringendo l’arbitro ad interrompere la partita per liberare il terreno di gioco.
Ancor più ingegnosi i tifosi del Friburgo, che nel corso del posticipo con l’Eintracht Francoforte hanno fatto volteggiare sul campo alcuni aeroplanini radiocomandati, oltre all’ormai consueta pioggia di monete di cioccolata che si ripete in molti campi da Borussia Monchengladbach-Werder Brema dello scorso dicembre, la prima partita in cui è partita la contestazione.
Meno simpatici i tifosi dell’Amburgo, che il 10 febbraio per il match di Zweite Bundesliga contro l’Hannover, non contenti di aver ritardato il fischio d’inizio del secondo tempo di una ventina di minuti a causa di catene e lucchetti fissato attorno ai pali delle porte, hanno srotolato uno striscione con il viso del presidente della squadra Martin Kind raffigurato all’interno del mirino di un fucile. A fronte del rifiuto dei tifosi nel rimuovere lo striscione, l’arbitro ha mandato le squadre negli spogliatoi per una quarantina di minuti prima di riprendere il gioco.
Perché le proteste contro i vertici della Bundesliga
Il motivo dietro a tutte queste proteste, pittoresche o meno, risiede nella decisione da parte dell’assemblea dei 36 club di Bundesliga e Zweite Bundesliga di dare parere positivo all’ingresso dei fondi di private equity e dei loro capitali nel sistema calcio tedesco, contraddicendo la prima votazione tenutasi a maggio che aveva dato parere negativo non arrivando alla maggioranza dei due terzi (20 club favorevoli, 5 astenuti e 11 no). La seconda votazione, tenutasi a dicembre, ha visto i favorevoli salire a 24 (la quota minima per avere la maggioranza assoluta), mentre gli astenuti e i contrari sono scesi rispettivamente a 4 e 10.
Secondo le stime della stessa Bundesliga i possibili introiti dovrebbero aggirarsi intorno a un miliardo di euro che saranno utilizzati per il marketing e per l’internazionalizzazione, compresa la creazione di una piattaforma di streaming. Altri fondi verrebbero destinati ai club e per istituire un fondo per incoraggiarli a fare tournée per scopi pubblicitari.
Ma i tifosi vedono con timore una progressiva internazionalizzazione del campionato e l’ingresso nelle società di soggetti indefiniti e impersonali, in un paese come la Germania in cui l’azionariato popolare e la partecipazione delle realtà locali nelle squadre è molto estesa. Già la presenza di una realtà come il Lipsia, costruita dal nulla grazie agli investimenti Red Bull, è vista con pochissimo favore dai tifosi delle squadre che guardano alla loro storia e alla loro crescita progressiva nel corso dei decenni con orgoglio.
La DFL (Lega calcio tedesca) ha promesso che l’accordo non porterà a un cambiamento degli orari di gara o lo spostamento di partite all’estero, ma società come l’Union Berlino si sono dichiarate fin da subito contrarie e la maggior parte delle tifoserie di Germania sta esprimendo in maniera eclatante il suo dissenso.