La famosa sentenza Bosman, dal 1995 in poi ha cambiato il volto del calcio. Ma lo ha cambiato anche per i singoli giocatori. I famosi “parametro zero”, ovvero quei giocatori che in scadenza di contratto e in assenza di rinnovo, possono accasarsi in altri club e senza far spendere un solo soldo alla nuova società. Insomma una rivoluzione totale per i calciatori che prima del 1995 erano letteralmente ostaggio delle società.
In questi 25 anni sono stati centinaia e centinaia i giocatori che tramite il così detto “parametro zero” hanno trovato una nuova maglia. Molti eclatanti, altri passati quasi sottotraccia e un dibattito che da sempre divide la platea dei tifosi. Scorrettezza dei giocatori? Poca organizzazione di quelle società che portano alla scadenza del contratto? Probabilmente la verità sta nel mezzo. Di sicuro ne abbiamo trovati 5 che hanno cambiato il volto delle squadre dove poi si sono accasati.
#1 Roberto Baggio
Dall’Inter al Brescia. Sembrava quasi una “Fake News” e invece il Divin Codino era pronto a chiudere la carriera in Provincia. E la provincia era stato il suo trampolino di lancio ad inizio carriera, tra Vicenza e Firenze, prima di approdare alla Juventus. Da qui al Milan per due stagioni, un anno al Bologna e dopo aver chiuso il vecchio millennio con la maglia dell’Inter, il giocatore più amato dagli italiani firmò da parametro zero con il Brescia. Il colpo della vita fu soprannominato. E in effetti per un piazza come Brescia, Roberto Baggio era un qualcosa di impensabile solo pochi mesi prima.
Sotto la guida di un maestro come Carlo Mazzone, Roberto Baggio prese in mano le “Rondinelle” e in quattro stagioni incantò i suoi nuovi tifosi. In tutto 95 presenze (nonostante i mille acciacchi) e 45 gol a suggellare uno straordinario finale di carriera. Con Hubner, Pirlo, Baronio e molti altri attori di primo livello, il Brescia sognava in grande. Se non è stato il parametro zero del secolo, poco ci manca. Ma a Brescia e dintorni si narra ancora delle gesta del Divin Codino con la maglia delle “Rondinelle”.
#2 Andrea Pirlo
Dopo 10 anni di Milan, Andrea Pirlo nell’estate del 2011 si trovò per qualche giorno senza squadra. La società rossonera stava iniziando una sorta di smantellamento della Vecchia Guardia e il tecnico Massimiliano Allegri sembrava deciso a ribadire i tre mediani a sorreggere il centrocampo. Una diatriba tattica che già nella stagione 2010-11 aveva portato a qualche malumore di Pirlo. Il play rossonero, al netto degli infortuni, non prese bene alcune esclusioni. Insomma un rapporto mai sbocciato con l’allenatore livornese.
Così nell’estate del 2011, dopo aver vinto il secondo scudetto con il Milan, Pirlo salutò i compagni a Milanello e si trasferì alla Juventus. Il rampante Antonio Conte gongolava per questo colpaccio a zero euro, sicuro di poter portare la Juventus a competere proprio con il Milan per la volata scudetto. E la “Vecchia Signora” vinse il primo dei 9 campionati di fila, grazie soprattutto alle giocate di Pirlo. Una beffa incredibile per il Milan, convinto di aver ceduto un giocatore sul viale del tramonto e invece ancora in grado di fare la differenza. Non solo, ma con Pirlo la Juventus arriverà a giocare la finale di Champions contro il Barcellona, poi persa 3-1.
#3 Paul Pogba
Mettete da una parte uno dei club più vincenti negli ultimi 30 anni: il Manchester United. Dall’altra prendete una statua di ebano di appena 17 anni che gioca con l’esperienza di un veterano e sa coniugare qualità e quantità in mezzo al campo. Ovviamente, parliamo di Paul Pogba. Succede però che lo stesso United, mentre sir Alex Ferguson lascia la guida dei diavoli rossi, si dimentichi di rinnovare il contratto a questo talento francese. Sullo stesso giocatore piomba la Juventus che in pochi minuti si assicura le prestazioni del giocatore.
E Paul Pogba è stato davvero la fortuna della Juventus. In campo con le sue giocate, i suoi assist e i suoi gol. Poi fuori dal rettangolo verde, quando i bianconeri lo hanno rivenduto allo stesso Manchester United per la bellezza di 125 milioni di euro. Si avete letto bene. Plus valenza massima. Senza dubbio il “Parametro Zero” che più di tutti ha avuto una resa massimale alla successiva cessione. Sono quelle cose strane e incomprensibili che fanno parte della storia del calcio.
#4 Miro Klose
Miro Klose è probabilmente uno dei giocatori più sottovalutati di sempre nella storia del calcio. Recordman di reti nella storia dei Mondiali con 17 gol è stato protagonista nella nazionale tedesca dal mondiale nipponico del 2002, fino a quello trionfale in Brasile del 2014. Ai tifosi della Lazio non sembrò quasi vero che un attaccante di razza con Miro potesse firmare per la loro squadra. Eppure succederà questo nell’estate del 2011. Il Bayern Monaco opta per altri giocatori e il 30enne tedesco è libero sul mercato.
Lotito non ci pensa due volte e lo porta sulla sponda bianco-celeste del Tevere. Non vincerà molto Klose con la maglia della Lazio, ma la Coppa Italia del 2013 ha un sapore speciale per i laziali: vinsero 1-0 in finale contro la Roma. Contro i giallorossi, al primo derby da laziale, Miro Klose lasciò il suo marchio di fabbrica. Palla vagante in area romanista al 92′ e zampata che vale il successo per 2-1 sotto la Curva Nord. Per una tifoseria che non vinceva un derby da oltre due anni, è stato delirio puro.
#5 Estaban Cambiasso
A Madrid, sponda Real, che siano strani è già appurato da tempo. Nel 2004 potevano contare sulla più forte cerniera di centrocampo in terra iberica e probabilmente seconda solo a quella del Milan in campo Europeo. Cambiasso – Makelelé. Ebbene sia l’argentino e sia il francese spariranno presto dal radar dei blancos. Sorprende Cambiasso, il quale appena 24 enne è già svincolato dal Real Madrid e viene preso dall’Inter di Moratti. Giocatore di spessore sulla linea mediana e dotato della garra giusta per vincere i contrasti. Dovrà attendere il 2007 per vincere il primo scudetto non a tavolino.
Per i seguenti tre anni saranno trofei a ripetizione per l’Inter e il “Cuchu” è uno fondamentale per raggiungere le vittorie. Lo diventa ancora di più sotto la gestione di Mourinho, dove è protagonista indiscusso sulla strada che porta al triplete nerazzurro. Lascia dopo 10 intensi anni, conditi da 315 presenze e 41 gol con la maglia della “Beneamata”. Crediamo che dalle parti del “Bernabeu” qualcuno si stia mangiando le mani per quel parametro zero.