Che notte, quella notte. Ottavi di finale di Champions League, gara di ritorno. Che sembra lontanissima e invece no, sono solo 5 anni, in oltre un secolo di storia di questo sport, in trenta di Champions League e altrettanti di Coppa dei Campioni. Eppure tutto cambia, tutto si rovescia, si distrugge e si crea. In barba a tante leggi.
Era il 12 marzo del 2019. Notte di come ce ne sono tante a Torino, fredda di temperatura e calda d’attesa. Stelle schierate in perfetta armonia sopra l’Allianz Stadium: si preparavano a illuminare una notte epocale, destinata a rimanere incisa nell’eternità dei ricordi dei fedeli tifosi bianconeri.
Era scritto nei solchi celesti che Cristiano Ronaldo, l’eroe dal valore di cento milioni di euro, avrebbe donato alla Juventus una qualificazione che sembrava un miraggio dopo il duro colpo subito al Wanda Metropolitano. Allo Stadium, infatti, l’Atletico Madrid partiva con un vantaggio di 2-0 maturato tre settimane prima. Gol di Gimenez e Godin, in 5 minuti la Champions della Juve rischiava di morire già agli ottavi.
La rabbia di Cristiano Ronaldo
Ma era scritto nelle stelle, che CR7 ci avrebbe riprovato. E non solo questo: che lo avrebbe pure fatto con un colpo dal dischetto del rigore, poiché è dal rettangolo bianco che aveva segnato l’ultimo dei tre gol contro l’Atletico, quello che suggellava una serata di magia pura.
Proprio dal dischetto aveva scagliato la Signora verso i quarti l’anno precedente, quando indossava la maglia del Real Madrid, e dal dischetto l’aveva catapultata ancora una volta ai quarti. Grande era Cristiano Ronaldo, ma ancor più grande era l’intera Juventus, che aveva dispiegato un gioco da gladiatori, zittendo ogni critico e dimostrando al mondo intero di essere degna di sollevare la coppa più ambita, quella dalle grandi orecchie, la Champions League.
Con una nota a margine, che merita di essere certamente evidenziata: dopo gli sfottò dell’andata nella pancia del Metropolitano, CR7 aveva fatto capire esattamente chi era a capo del progetto Champions: “Io ne ho vinte 5, voi?”, la provocazione dopo il ko del primo match.
La partita
L’epopea iniziava con Emre Can, collocato al centro della difesa a tre, schierato a protezione delle spalle di Cancelo. L’Allegrata era servita e Max aveva dipinto sul terreno di gioco un 3-4-3, con l’innovazione di Spinazzola sulla sinistra, con l’intento di garantire maggiore ampiezza.
La mossa si è rivelata un successo fin dall’inizio, poiché la Juventus si è dimostrata subito feroce, stringendo l’Atletico nella propria metà campo. Non a caso, dopo soli tre minuti, Godin si vede costretto a respingere un pericoloso tiro di Matuidi, mentre al quarto minuto arriva il gol di Chiellini, che mette il suo piede in mischia: l’arbitro annulla tuttavia l’azione per un fallo di Cristiano Ronaldo sul portiere Oblak.
La squadra di Simeone si arrocca a questo punto, cercando di giocare soltanto in contropiede (il risultato dell’andata concedeva loro tale lusso), mentre i bianconeri erano inarrestabili. Spinazzola brillava, ma brillava ancor di più Bernardeschi, che al 27′ dipinge un cross dalla sinistra per la testa di Cristiano Ronaldo, il quale sbuca alle spalle di Juanfran e trae in inganno Oblak.
Lo Juventus Stadium, con la Curva Sud che finalmente tornava a intonare canti di battaglia, diventa un vortice di emozioni, e Cristiano Ronaldo reclama sempre più sostegno dai tifosi.
La partita di Bernardeschi e Spinazzola
Bernardeschi tenta prima su punizione e poi con una rovesciata acrobatica, mentre Chiellini risulta pericoloso su calcio d’angolo e Oblak si dimostrava provvidenziale con una deviazione miracolosa. Nel primo tempo, è la miglior Juventus di Allegri, che trema soltanto nei minuti di recupero per un colpo di testa dell’ex Morata.
Nella ripresa, la trama non cambia e la Juventus non accenna a cedere, anzi raddoppiava il proprio sforzo: al terzo minuto, un’altra capocciata letale di Cristiano Ronaldo, questa volta su cross di Cancelo, costringe l’arbitro a ricorrere alla tecnologia sulla linea di porta per convalidare il gol, ma i quasi 41 mila del Juventus Stadium erano già in festa e Ronaldo, autore della terza rete in Champions con la maglia bianconera, ancora una volta incitava il pubblico a dargli ancora più voce.
Simeone, agitatissimo sulla panchina, si gioca la carta Correa per Lemar e subito il suo ingresso porta un tiro pericoloso (alto), mentre Allegri lancia Dybala al posto di Spinazzola, accolto dagli applausi del pubblico.
L’atmosfera si surriscalda, tanto che tra Morata e Chiellini, ex compagni e amici, scoppiava un piccolo alterco per un fallo dello spagnolo sul capitano bianconero, un gigante in difesa insieme a Bonucci. A poco più di dieci minuti dalla fine, Allegri sostituisce Mandzukic con Kean, il quale, servito da un instancabile Chiellini, sciupava una clamorosa occasione per il 3-0, mandando il pallone di poco a lato.
Decide sempre Cristiano Ronaldo
Ma non c’era bisogno di temere, poiché ancora una volta è Cristiano Ronaldo a prendere in mano la situazione, stavolta con la complicità di Bernardeschi.
L’esterno corre a tutta forza dalla sinistra, Correa lo segue e lo spinge. E’ calcio di rigore. E’ un finale da brividi. E’ un pallone pesantissimo. Cristiano Ronaldo trasforma con sicurezza, ripetendo così l’impresa della notte di Madrid dell’anno precedente, quando ancora vestiva la maglia del Real Madrid.
Questa volta, però, diventa un grande dono per la Juventus, la restituzione di un futuro. E la Juve sì, ora poteva davvero sognare in grande. Il sogno di tornare a Madrid, dove si sarebbe giocata la finale, per conquistare la Champions League tanto agognata. Spezzata poi da un altro bianconero ‘futuro’ come Matthijs de Ligt: sarà suo il gol dell’Ajax che sbatterà fuori la Juventus di Ronaldo. Forse la più forte degli ultimi 15 anni.