Quando si cambia l’allenatore, quello che ci si aspetta solitamente è un’innesto di nuove motivazioni che possano da subito rimettere in carreggiata la squadra. Beh, quello che ha fatto Daniele De Rossi subentrando a Mourinho sulla panchina della “sua” Roma è forse qualcosa di più.
Tre partite alla guida dei giallo rossi, tre vittorie consecutive (e con un gioco in crescendo) che rappresentano un vero e proprio record nella storia del club capitolino: bisogna infatti tornare al 1929 per trovare un allenatore subentrante, infilare un tris del genere.
95 anni di attesa: da Herbert Burgess a De Rossi
Erano i primi anni della neo nata società sportiva romana, AS Roma, con il primo campionato di Serie A a girone unico disputato nel 1929. Una stagione complicata che portò all’esonero di Guido Baccani con l’inglese Herbert Burgess a prendere la direzione tecnica in panchina.
L’esordio fu perfetto, con tre vittorie di fila contro Ambrosiana, il derby con la Lazio e il Genova (tutte senza subire nemmeno un gol). L’allenatore inglese restò poi ancora una stagione e mezzo a Roma, ma da allora, malgrado i tanti esempi di subentranti, nessuno ebbe più un impatto del genere all’esordio.
Non ci riuscì Nils Liedholm entrato alla 7° giornata del campionato 1973 (che anzi, cominciò con due sconfitte di fila), nè Luciano Spalletti nel 2015 (un punto nelle sue prime due partite), mentre ci andò decisamente più vicino Claudio Ranieri (proprio lui) nella stagione 2009/10, che esordì sulla panchina giallo rossa con due vittorie, trovando poi solo il pareggio nella terza (ma portando la squadra al secondo posto finale in Serie A, a soli due punti dall’Inter vittoriosa).
Poi, 95 anni dopo, ecco che Daniele De Rossi prende la guida della Roma e inizia come nessuno era più riuscito a fare da quella prima volta, con tre vittorie su tre che rilanciano la squadra per la volata Champions.
Il trittico di vittorie
Una cosa però va detta: il calendario della Roma è stato particolarmente favorevole in queste tre uscite. Tanto che ci sarebbe da chiedersi se anche lo stesso Mourinho on avrebbe potuto portare a casa lo stesso risultato (complicando da questo punto di vista, qualunque scelta societaria a suo riguardo).
Ma visto che con i “se” non si fa nulla, ecco che DDR ha comunque e certamente portato nuova energia ai giallo rossi, dimostrando sul campo di essere stata una scelta utile non solo per il cuore dei tifosi (che certo non avrebbero digerito altri nomi dopo l’amore dato allo Special One), ma anche dal punto di vista dei risultati.
Perchè se Verona, Salernitana e Cagliari non sono forse avversari particolarmente ostici (specie in questo periodo), vero è che poi sul campo la partita la devi comunque vincere.
La prima contro un Verona completamente rivoluzionato dal mercato, ha visto la Roma padrona del campo per almeno cinquanta minuti, poi qualche problemino è venuto fuori e alla fine la vittoria per 2-1 è stata meritata.
Stesso discorso in quel di Salerno, dove di nuovo dopo uno 0-2 che sembrava portare facilmente la partita a proprio favore, la Roma si è vista costretta a soffrire nel finale dopo il 1-2 di Kastanos, portando di nuovo a casa una meritata vittoria.
Contro il Cagliari, le cose sono finalmente andate tutte per il verso giusto: partita sbloccata dopo appena due minuti, un super Dybala a mettere al sicuro il risultato e poi persino il 4-0 finale di Huijsen. E soprattutto, un gioco in continua crescita in ogni fase.
L’evoluzione tecnica di DDR
Quello che appare evidente, oltre ai risultati che rimettono la Roma a un punto dalla zona Champions, è che l’arrivo di DDR abbia completamente ridato vigore soprattutto ad alcuni uomini chiave apparsi leggermente in ombra con Mourinho.
Su tutti, Capitan Pellegrini. Dopo diverse polemiche sul suo stato di forma, il capitano giallo rosso è tornato prepotentemente alla ribalta non solo tenendo il pallino del gioco, ma anche dimostrandosi decisivo sotto porta: tre partite e tre gol per lui.
Tornato a lucido anche Paulo Dybala, che lo stesso De Rossi ha ampliamente elogiato ponendolo al centro della sua idea di squadra, sottolineando come un talento come il suo non vada incastrato in modalità tattiche, ma lasciato libero di esprimersi con la squadra che, viceversa, deve adattarsi a lui. Scelta ampiamente ripagata con la doppietta contro il Cagliari e forse la sua migliore prestazione in maglia capitolina.
Ma non è finita, perchè in questo 4-3-3 decisamente più offensivo, a ritrovare posto in squadra e morale è stato anche il “Faraone” El Shaarawy, tornato titolare e decisivo se non in marcatura, certo nelle proposte (2 assist per lui dall’arrivo di DDR). E lo stesso si può dire per un Kardsdorp tornato padrone della fascia destra.
Una spinta di morale per molti elementi fondamentali quindi, a cui ora andranno ad aggiungersi innesti potenzialmente decisivi nelle fasi più critiche del calendario: Angelino sembra già ben inserito sulla fascia sinistra, mentre Baldanzi ha esordito proprio contro i sardi ed è pronto ad offrire il suo contributo a centrocampo.
E la prossima non potrebbe essere più probante per testare quanto la nuova Roma di DDR sia competitiva: all’Olimpico arriverà infatti la capolista Inter. Staremo a vedere.