Silent Hill è una serie di giochi iniziata nell’ormai lontano 1999, quando Konami ha pubblicato l’omonimo primo capitolo in esclusiva console per PlayStation.
Si tratta di videogame survival horror con derive decisamente psicologiche che lo differenziano dai diretti competitor più orientati all’action e ispirati ai B-movie, come ad esempio Resident Evil.
La nota caratteristica della serie infatti è l’atmosfera: il giocatore si trova da subito completamente solo e immerso nella nebbia. A moltiplicare l’effetto ansiogeno di totale isolamento, interviene una colonna sonora per violini e pianoforti che sembra ricreare un’alternanza di lamenti e chiasso stridente.
La serie, già ricca di capitoli, spin-off e remake è stata tra i protagonisti degli scorsi State of Play con il trailer di Silent Hill: The Short Message e quello dell’attesissimo remake di Silent Hill 2.
The Short Message
Durante la kermesse, abbiamo visto lanciare Silent Hill: The Short Message in shadow drop. Il titolo è co-sviluppato da HexaDrive e Konami, pubblicato da quest’ultimo e scaricabile gratuitamente su PlayStation 5 dallo scorso 31 gennaio. Pur essendo stata una piacevole sorpresa, nella sostanza si è trattato di un’occasione mancata.
The Short Message pesca a piene mani da P.T., il trailer giocabile realizzato da Kojima Productions per l’ormai abortito Silent Hills. Com’era prevedibile, il gioco è di breve durata (circa due ore) ma il problema non è tanto questo, quanto piuttosto la scarsità di spessore dell’operazione.
A cominciare dal gameplay in prima persona che offre all’utente pochissime opzioni: camminare, correre e leggere documenti. Il tutto è intervallato solo da brevi cutscene in motore di gioco e in live action, ma questo non basta ad evitare che The Short Message diventi noioso e stucchevole, se non addirittura un prodotto borderline con il concetto stesso di videogame.
Sul fronte dei contenuti, il titolo si fa portatore di tematiche importanti e impegnate quali il bullismo, la pressione sociale, la violenza domestica e l’autolesionismo ma le espone in modo tanto didascalico quanto frettoloso e spesso banale, proponendo dei personaggi anonimi che lasciano poco spazio all’empatia. Anche le atmosfere risultano ben distanti da quelle a cui Silent Hill ha abituato i suoi fan e, a parte qualche idea visivamente ispirata, mancano di carattere e suscitano ben poca angoscia e nessuna paura.
Alla fine, The Short Message ricorda più una versione horror di Life is Strange ma meno autoriale nelle tematiche che vorrebbe affrontare.
Konami ha probabilmente cercato di sfruttare l’idea di P.T. che però aveva uno scopo diverso (e molto più funzionale): fare l’assist al main title che in quel caso avrebbe dovuto essere Silent Hills. Kojima, infatti, in P.T. aveva scelto di mostrare solo alla fine il titolo del brand che pubblicizzava senza però rivelarne il futuro gameplay, ma solo le atmosfere.
Silent Hill 2: un remake che è un disastro annunciato?
Sempre agli State of Play, abbiamo visto il primo trailer dell’attesissimo remake di Silent Hill 2 affidato da Konami a Bloober Team. Il titolo risulta ancora in via di sviluppo, senza una finestra di lancio annunciata.
Quello che però il publisher ha mandato in scena è stato sufficiente per creare grosse perplessità tra i fan della famosa saga horror. In sostanza, un trailer tutto incentrato sull’azione e sul combattimento che stride un po’ per un gioco diventato famoso per aver portato l’horror psicologico nel mondo dei videogiochi.
Ovviamente bisogna sottolineare che quella mostrata durante gli State of Play potrebbe non essere la versione definitiva del gioco. Tuttavia, anche il comparto tecnico lascia spazio a qualche preoccupazione. Ad un primo sguardo, il gameplay risulta infatti legnoso e il feedback dei colpi è praticamente assente. Anche i modelli, le animazioni e le texture sembrano decisamente prodotti già vecchi.
Non è la prima volta che Konami cade su questo tipo di operazioni. E’ sufficiente pensare alla superficialità con cui è stata pubblicata la recente Metal Gear Solid Master Collection vol. 1. Tuttavia, considerata l’importanza del brand e soprattutto la qualità dei remake pubblicati negli ultimi anni (ad esempio, quelli dei vari Resident Evil) gli appassionati speravano e si aspettavano sicuramente qualcosa di più.
Immagine di testa credits Konami. Si ringrazia Nicola Benetton per la consoluenza tecnica.