Con un suo gol, il 123° in maglia nerazzurra, l’Inter ha vinto un altro trofeo. Eppure, c’è ancora chi fatica ad accettare il nome di Lautaro Martinez tra i più grandi nella storia del club.
La storia è quello che fai oggi. Per sua natura, non è immutabile. O meglio, quello che hai fatto rimane per sempre, ma la sua classificazione è destinata a mutare nel tempo. Perché, per quanto grande tu sia stato, ci potrà un giorno essere qualcuno migliore di te. Anzi, la possibilità di poterti un giorno raggiungere o superare costituisce una spinta motivazionale che indirizza positivamente tanti giovani. L’ho presa larga, lo so, ma oggi volevo parlarvi di Lautaro Martinez. Un talento di quelli rari, che però sembra avere sempre qualcosa da dimostrare anche quando mette insieme un anno da record come il suo 2023. E il 2024 non è che sia iniziato in maniera differente, anzi.
Lautaro, in bilico tra il Kun e Superpippo
Il gol da rapace d’area al minuto 91 della finale di Supercoppa Italiana non era di quelli impossibili, ma intanto bisogna esserci (dopo 90 minuti di corse, tiri, movimenti, contromovimenti) e segnarlo. Più che altro, è un gol che meglio di altri fotografa Lautaro Martinez, le sue qualità e anche le critiche che si porta dietro, bontà sua.
L’argentino ha caratteristiche di bomber molto composito, a volte sembra Pippo Inzaghi e altre il Kun Aguero. Come Superpippo, a volte pare un uomo in meno, non lo percepisci come partecipe alla manovra e ti sembra un assente ingiustificato. Ma poi lo trovi lì, a centro area, a raccogliere il traversone di Pavard e decidere la Supercoppa.
L’argentino ha elementi in comune anche con il suo connazionale Sergio Aguero. Come el Kun, anche Lautaro è strutturalmente una seconda punta che però segna moltissimo da e come una prima punta. Come lui ha una pazzesca velocità nella coordinazione al tiro.
L’intelligenza al potere
Dove però Lautaro Martinez fa la vera differenza è nell’intelligenza. Ricordo di aver letto di una psicologa che aveva lavorato al Racing Avellaneda quando ci giocava lui, e che si era detta impressionata dal suo QI e dalla capacità di rimanere concentrato a lungo. Ciò viene portato anche sul campo, dove si sviluppa un QI calcistico che lo porta a fare quasi sempre la cosa giusta per la squadra. Questo lo rende a volte poco appariscente o magari persino equivoco, ma è solo perché dalla TV è impossibile da apprezzare il lavoro di un singolo quando è senza palla (dallo stadio si può, ma ci vuole occhio allenato e parecchia competenza). La realtà è invece che l’intelligenza in campo di Lautaro è uno dei segreti della forza di questa Inter.
L’intesa che così rapidamente e profondamente ha trovato con Marcus Thuram è frutto della sua intelligenza – e ovviamente di quella del francese che è un altro elemento duttile ed eclettico.
La facilità con cui l’Inter arriva al tiro è frutto anche dei suoi movimenti e degli spazi che libera, per gli inserimenti delle mezzali (tra le quali c’è un altro professore come Mkhitaryan) o degli esterni, ma anche per dare linee di passaggio ai compagni.
La prima pressione è chiamata e orchestrata da Lautaro Martinez e dal suo compagno di reparto, che cercano quasi sempre di chiudere le vie centrali facilitando la riconquista della palla.
In tutto questo, Lautaro è stra-primo in Serie A per gol (18), primo per tiri in porta (27), terzo per tiri totali (60) e tra i migliori anche per tasso di conversione.
Il posto di Lautaro nella storia dell’Inter?
Con il gol (decisivo) segnato in finale di Supercoppa, Lautaro Martinez è arrivato a quota 123 in 265 match giocati con la casacca dell’Inter, raggiungendo Bobo Vieri in nona posizione tra i bomber nerazzurri di tutti i tempi. I prossimi target sono Mauro Icardi (124) e Istvan Nyers (143), mentre sembrano irraggiungibili i primi due, che sono Giuseppe Meazza (284) e “Spillo” Altobelli (202).
Rimane, comunque, un traguardo eccezionale per un attaccante che è lì per fare gol, ma non fa solo gol. Fa anche tante altre cose, quasi tutte molto utili, che magari non entrano in nessuna classifica, ma aiutano la squadra a vincere. Anche se non si vede.