Underdog è un termine inflazionato. Spesso utilizzato per indicare una squadra che a dispetto dei pronostici riesce a ribaltare le aspettative e fornire una favola calcistica da raccontare alle generazioni futuro. A fare la differenza è spesso il gruppo. Buoni giocatori inseriti in un contesto ideale possono overperformare quindi regalare gioie a tifosi ed appassionati.
Questa è solo in parte la storia del Porto dei primi anni 2000 e di un allenatore che da lì in poi avrebbe fatto buona parte della storia europea. José Mourinho è sempre stato un personaggio eclettico e con una dialettica non indifferente. Subentrato all’esonerato Machado nella stagione 2000/2001, farà le fortune dei Dragoes.
Il punto di partenza verso il trionfo
Mourinho era affiancato in panchina da André Villas Boas, anch’esso destinato a diventare un big negli anni successivi. Il suo approdo sulla panchina del Porto ha portato nuova linfa alla compagine. Nel suo primo anno riesce a posizionarsi secondo in Primeira Liga alla spalle del Boavista con un solo punto di scarto. Da non dimenticare la conquista della Taça de Portugal.
L’anno successivo si piazza terzo in campionato ed esce alla seconda fase a gironi della Champions League. Tuttavia, la tendenza di ampliare il palmares del Porto con almeno un trofeo all’anno prosegue. Lo Special One conduce i Dragoes alla vittoria della Supercoppa di Portogallo, nonché l’11° della loro storia.
La stagione successiva i titoli vinti ammontano a tre. Trionfano in campionato, si aggiudicano anche la Coppa Uefa per la prima volta nella loro storia e vincono nuovamente la Taça de Portugal. Mourinho già così è diventato idolo assoluto dei tifosi del Porto, ignari del fatto che da lì a poco, sarebbero stati sul tetto d’Europa.
Il girone F: Real Madrid protagonista
Una premessa è doverosa. Nella stagione 2003/2004 il regolamento è cambiato. Per la prima volta dal 1991 il passaggio del turno, quindi il piazzamento al primo o secondo posto porta subito alla fase ad eliminazione. L’avventura del Porto inizia a settembre e terminerà il 26 maggio 2004 all’Arena Auf Schalke di Gelsenkirchen.
Il Porto viene sorteggiato nel girone F. Sì alla portata ma non esattamente agevole. Oltre alla compagine portoghese nel gruppo sono presenti Real Madrid, Marsiglia e Partizan. La strada verso il trionfo pare alquanto complicata così come l’esordio nella massima competizione europea.
Il viaggio in Champions League viene inaugurato con la trasferta contro il Partizan. La strada sembra spianata per il Porto grazie ad un colpo di testa di Costinha al 22′. I padroni di casa però non ci stanno e davanti al loro pubblico e dopo un calcio di punizione dal limite respinto dal portiere, Delibasic si fa trovare pronto ed agguanta il pareggio. Al triplice il tabellino dice 1-1.
Il secondo match vede contrapposti il Porto ed il plurititolato Real Madrid. A sbloccarla è ancora Costinha che sempre di testa, porta i suoi in vantaggio. La gioia dura appena 20 minuti. Al 28′ la combo composta da Solari e Helguera porta il vantaggio al Real Madrid. Ai Galacticos il pareggio sta stretto, tant’è che il match terminerà 1-3 a favore degli ospiti. Esordio casalingo amaro per i Dragoes.
Altra trasferta per il Porto che stavolta vola a Parigi, destinazione Marsiglia. Gli uomini di Mourinho hanno si qui probabilmente raccolto meno di ciò che realmente meritavano. Vanno in svantaggio al 24′ grazie ad un perla di Didier Drogba ma i Dragoes ribaltano la situazione prima del termine del primo tempo, mettendo a segno due reti in meno di 5 minuti. Dimitri Alenichev chiuderà definitivamente i giochi, nonostante una timida reazione dei padroni di casa, sfociata nel gol di Marlet.
Prima vittoria dell’edizione 2003/2004 del Porto che ora deve affrontare a viso aperto le restanti sfide per poter proseguire nella competizione. Al giro di boa, a guidare la classifica c’è il Real Madrid a 9 punti, a seguire il Porto, 4, il Marsiglia a 3 e fanalino di coda il Partizan ad uno, ottenuto in occasione del pareggio contro i Dragoes.
Di nuovo Marsiglia, ma stavolta la sfida ha luogo tra le mura amiche. Sarà Benedict Mccarthy a sbloccare il match al 21′. Quello sarà anche l’unico gol della sfida, nonché la rete che permetterà al Porto di mettere nel bottino altri tre punti fondamentali per avvicinarsi al passaggio del turno.
Stavolta tocca al Partizan affrontare il Porto all’Estádio do Dragão. Trasferta tutt’altro che semplice già in partenza ed i tifosi hanno contribuito a rendere il clima ancora più ostile. Mccarthy sblocca nuovamente il risultato al 25′ che dopo un tentativo a vuoto al termine della prima frazione di gioco, raddoppia al 50′. Prova a smorzare nuovamente gli entusiasmi Delibasic che segna il gol della bandiera al 92′.
Ora il Porto è atteso dalla sfida più probante di tutte, quella al Santiago Bernabeu contro il Real Madrid. I Galacticos si rivelano ingiocabili sin da subito. Al 9′ Solari timbra già il cartellino, fomentando ancora di più il pubblico presente che stava assistendo alla partita sotto una pioggia scrosciante. Il terreno di gioco era impraticabile ed i giocatori parevano marionette che con enormi difficoltà si reggevano sulle proprie gambe. A 10 minuto dalla fine del primo tempo, l’arbitro assegna un rigore a favore degli uomini di José Mournho che Derlei realizza al 34′. Terminerà così l’ultima sfida dei Dragoes nel girone F di Champions League ed accede così alla fase ad eliminazione diretta da seconda.
Dagli ottavi al trionfi: i passi che hanno portato il Porto sul tetto d’Europa
Se il girone è stato in salita, gli ottavi non riservano piacevoli sorprese. L’avversario designato è il Manchester United e come si suol dire in questi casi per diventare i numeri uno è necessario battere i migliori. La prima sfida il Porto la gioca in casa e la partenza pare non promettere nulla di buono. Rete di Fortune al 14′ che porta gli ospiti in vantaggio. Nemmeno 15 minuti dopo ci pensa di nuovo, come già accaduto, Mccarthy a riportare la situazione di parità. Lo sgomento di Ferguson e della panchina è lampante, soprattutto perché i padroni di casa non demordono, difatti, a poco meno di un quarto d’ora dalla fine il sudafricano raddoppia facendo esplodere lo stadio. Quella sera all’Estádio do Dragão ciò che fino a poco prima sembra impossibile, si stava pian piano concretizzando.
Il ritorno viene disputato nella cornice dell’Old Trafford. Stadio complicato, tra le cui mura il Manchester United non ha mai perso. Tuttavia, il Porto si presenta in Inghilterra forte del successo casalingo e pronto ad affrontare i propri avversari a viso aperto. Ad aprire le marcature è Scholes che così riaccende le speranze di qualificazione. Quando tutto sembrava in sostanziale equilibrio, ci pensa Costinha che grazie ad una rete al 90′ permette ai Dragoes di passare alla fase successiva. Iconica la camminata di Mourinho verso gli spogliatoi con annesso incitamento verso i tifosi ospiti presenti.
Ai quarti, tocca un’altra francese: il Lione. L’Estádio do Dragão si appresta a vivere una notte europea che a distanza di anni è ancora ben impressa nella memoria dei tifosi. Deco timbra per primo il cartellino al 44′ per il Porto. Al 71′ Ricardo Carvalho raddoppia, chiudendo definitivamente i giochi. Tuttavia, la compagine francese non demorde ed attende gli avversari al Parc OL. Stavolta è Maniche, che farà poi doppietta, ad aprire le danze, portando inizialmente avanti i Dragoes al 6′. Nemmeno 7 minuti e i padroni di casa pareggiano. La sfida si concluderà con il risultato di 2-2, punteggio che permette agli uomini di Mourinho di passare alla fase successiva.
In occasione della semifinale, al Porto tocca l’altra sorpresa stagionale, ovvero il Deportivo la Coruna. La compagine spagnola ha inaspettatamente eliminato prima Juventus e poi il Milan, nonché le finaliste della precedente edizione della Champions League. Il primo match viene disputato in terra portoghese. Sfida fisica e sul filo del rasoio che termina 0-0. Tutto si deciderà in Spagna. Gli uomini dello Special One si impongono 0-1 all’Estadio Municipal de Riazor grazie ad un rigore realizzato al 60′ da Derlei che staccano così il pass per la finale.
La finale del Porto dello Special One
La finale ha avuto luogo il 206 maggio 2004 all’Arena Auf Schalke di Gelsenkirchen, in Germania. L’altra finalista, il Monaco, era anch’essa una sorpresa in grado di eliminare uno ad uno gli squadroni che parevano contendersi il titolo. Per la squadra allenata da Deschamps l’inizio è stato tutt’altro che positivo, segno che la serata sarebbe stata poco benevola nei loro confronti.
Giuly, capitano e simbolo del Monaco si è fatto male pochi minuti dopo il fischio d’inizio e senza di lui in campo i compagni sembravano spaesati. Niente di meglio per uno come Mourinho, maestro nell’approfittare delle debolezze degli avversari. Il Porto ha tenuto in mano le redini della sfida sin da subito, imponendo il proprio giochi ed i propri schemi all’interno dei quali la compagine francese si è totalmente impigliata.
La prima rete dei lusitani è stata firmata da Carlos Alberto al 39′ che lascia inerme e sconcertato Flavio Roma, incapace di reagire al gol subito. Ad incrementare il vantaggio del Porto ci pensano Deco e Alenichev. La finale termina così, 3-0 e secondo trofeo nella massima competizione europea per i Dragoes dal 1987.
Per i tifosi del Porto, Mourinho non è solo colui che ha riportato il club lusitano sul tetto d’Europa ma soprattutto l’uomo che gli ha fatto riscoprire la bellezza del tifo e la meraviglia di gioire per un titolo europeo. Da qui inizia la sua carriera da Special One. Sarà l’allenatore, il cui punto di forza sono le coppe vinte.