Terzo successo di fila per i rossoneri, che a San Siro battono 3 a 1 la Roma allungando le distanze sul quarto posto (+8 sulla Fiorentina). La squadra di Mourinho, invece, resta sempre più lontana, nona e a cinque lunghezze di ritardo dai viola. Il Diavolo ha piegato la Lupa in una partita che, già dalla vigilia, si annunciava importante dato che entrambe le squadre venivano dalle brutte prestazioni di Coppa. Era una sfida tra grandi deluse e che i rossoneri hanno portato a casa. I giallorossi sprofondano a meno tredici dal Milan e, così, Pioli vince la sfida nella sfida tra allenatori in viaggio fra le turbolenze.
La partita
Dieci assenti da una parte, nove dall’altra tra infortunati e giocatori in giro con le nazionali. La vera sorpresa è in casa Roma dove Mourinho, orfano di Dybala, ha effettuato un cambio fra i pali totalmente inatteso: dentro Svilar, con Rui Patricio sotto il plaid in panchina. Pura scelta tecnica, si dirà dopo.
A sbloccare la partita dopo dieci minuti ci pensa Adli, che riceve palla dal limite dell’area, se la porta sul sinistro con una finta, mandando a terra tre giocatori, e batte Svilar, poco reattivo sul tiro del francese. Il primo tempo conta tante occasioni per i rossoneri, che però raddoppiano solo nella ripresa, quando al 57esimo il bomber rossonero, Giroud, approfitta nel migliore dei modi della sponda vincente di Kjaer.
Al 67esimo la Roma accorcia con il rigore di Paredes, causato da Calabria che stende il capitano giallorosso. Ma all’84esimo una grande azione del Milan porta al terzo gol di Theo Hernandez, gran uno-due con Giroud, che chiude il match.
Non è sempre domenica
L’anno scorso stesso copione della partita andata in scena domenica sera: Milan in vantaggio di due goal e una Roma che ha lasciato totalmente il gioco all’avversario per tre quarti di gara. Risultato? La passata stagione la Roma riuscì a rimontare due goal negli ultimi dieci minuti (compreso recupero), mentre quest’anno, dopo il rigore di Paredes che sembrava poter ripetere quello stesso epilogo, la Roma è uscita perdente. Infatti, non è sempre domenica per i giallorossi che subiscono la terza rete nel finale. D’altronde se si gioca dieci minuti nella Scala del calcio non si può pretendere di portare a casa un bottino (anche se minimo).
Una Roma assente, dunque, proprio come il suo allenatore che, squalificato, ha dovuto vedere il match dall’alto. Si poteva perdere a San Siro in casa del Milan ma il problema è stato il come è maturata la sconfitta. La squadra di Mourinho per 70 minuti buoni non ha provato a portare la partita a casa, anzi è stata rinunciataria. Questo è un passo indietro perché tra Napoli, Juventus e Atalanta, i ragazzi di Josè erano scesi nel rettangolo di gioco con il coltello fra i denti e propositivi nel cercare di portare i tre punti nel proprio mulino ottenendo 4 punti su 3 partite.
Un Lukaku non pervenuto
Da solo contro quattro è difficile fare la differenza è vero, ma Big Rom, di cui tanto ci siamo innamorati quando militava le prime stagioni nell’Inter, è completamente sparito. Questa versione di Lukaku è molto più statica e con molti meno spunti. Probabilmente il gioco della Roma non lo aiuta e, anzi, l’unico che gli possa dare una mano (Dybala) è out ancora per infortunio. Nella partita di domenica sera sicuramente El Sha prima e Belotti poi, non hanno aiutato il gigante belga che ha sofferto tantissimo, non riuscendo a toccare un pallone. Però c’è da dire anche che il Milan di Pioli giocava in difesa con Kjear e Gabbia e non con Maldini e Baresi, perciò, c’è un ulteriore fattore su cui porre l’attenzione in casa giallorossa e si chiama Romelu Lukaku.
Si chiude un ciclo negativo
La Roma esce dal tour di force, iniziato un mesetto fa, con molti acciacchi, poche certezze e un bilancio assai negativo. Considerando Bologna e Fiorentina come “big”, i punti sono cinque in sette partite, a queste va aggiunta l’eliminazione ai quarti di Coppa Italia contro l’altra squadra capitolina, la Lazio. Solo una vittoria, quella in casa contro il Napoli, poi pareggi qua e là e solo sconfitte. Troppo poco per una squadra che ambisce alla massima competizione Europea. Dopo il derby perso di Coppa Italia ci si aspettava una reazione di orgoglio e questa puntualmente non c’è stata.
C’è speranza?
Il quarto posto dista solo cinque punti e non tutto è perduto, le dirette rivali non stanno affondando il colpo e la Champions rimane ancora alla portata. La speranza è l’ultima a morire è vero, ma è anche vero che “la fortuna te la devi andare a cercare”.