Troppo facile: è il regalo trovato sotto l’albero. O anche – anzi, meglio – il regalo scartato proprio al momento giusto. Comunque la si vedi, la si scriva, la si noti, Kenan Yildiz diventa automaticamente una risorsa per Massimiliano Allegri. Non che prima non lo fosse, ma andava testato e sperimentato, capito e compreso. Di sicuro ri-scoperto. Nel senso che, dopo mille parole, si attendeva un fatto che andasse oltre il dribbling e il senso innato della giocata.
Eccolo qui: una dozzina di minuti in Frosinone-Juventus e il classe 2005, nato in Germania e cresciuto rispettosamente turco, illumina lo Stirpe con una giocata che ricorda… ecco, chi ricorda? L’ultimo ad aver fatto una roba così, in maglia bianconera, è sicuramente Paulo Dybala. Così giovane e già così imponente, invece, porta il paragone diretto ad Alessandro Del Piero. Chiaro: la linguaccia utilizzata come esultanza non è che aiuti a cancellare i facilissimi paralleli.
Frosinone-Juventus: il gol di Yildiz e i nuovi scenari in attacco
Dunque, il gol. E ancor prima, la giocata. In ogni caso, la meravigliosa superiorità tecnica che Kenan ha mostrato sin dal primo momento. La Juventus ha anticipato persino i tempi del boom, strappandogli un rinnovo fino al 2027 che ha allontanato tutte le sirene, pronte a suonare. Solo nella scorsa estate, Borussia Dortmund, Benfica e Arsenal hanno bussato a più riprese. Ma Yildiz piace a tutti, specialmente a chi sa maneggiare un talento giovane. Barcellona in primis, le due di Madrid subito dopo. E in Premier guardano attentamente.
Come fare ad allontanare le voci? Semplice: mantenendo un livello di soddisfazione alto, garantendo dunque minutaggio costante al diciottenne. Che sta imparando l’italiano, che segue a memoria i dettami di Allegri – persino sul taglio di capelli -, che vive una vita da giovane promessa, senza svincolarsi dalle pressioni. Anzi: cavalcandole. Surfando l’onda buona, pure delle sfortune. Con Chiesa out, l’unico creatore di gioco costante che la Juventus ha in rosa, si è preso tutte le responsabilità: ha dato ritmo, verticalizzazioni. Dimostrando che sì, la squadra può reggere la velocità del Frosinone. Che sì, da una giocata può nascere persino un fiore delicato. Poi che Kostic lo sprechi è tutt’altro discorso.
Il tema, dopo l’exploit, è ora decisamente diverso. E si fa immediatamente domanda: quanto potrà giocare da qui alla fine dell’anno un talentino esplosivo come Yildiz? Nella conferenza post partita, Allegri è stato piuttosto chiaro. Parafrasando: Kenan è andato in campo perché è il sostituto ideale di Chiesa. Ragionando in maniera molto basica: se c’è l’ex Fiorentina, il turco non vede campo. Torto o ragione, forse più ragione che torto, le cose stanno così. E dovrà rientrare Kean, già in grado di scavalcare le gerarchie e ora tornato alle spalle di Vlahovic e Chiesa, probabilmente anche di Milik (autore di una buona prova a Frosinone). Il reparto è di livello, Kenan dovrà dimostrarsi in grado di sfruttare quegli spezzoni di vita e di gioco che il destino o Allegri sapranno affidargli.
A chi somiglia Kenan Yildiz?
Di un diciottenne con quest’impatto alla Juve, in ogni caso, se ne ricordano pochi. Scartando i fuoriclasse veri, Kingsley Coman è stato probabilmente l’ultimo campione vero passato in gioventù in bianconero. Nella prima stagione – fu la prima pure di Allegri -, il tecnico livornese sorprese tutti mandandolo in campo al debutto contro il Chievo. Poi fu una stagione atipica: momenti e movimenti, l’impressione di ritrovarsi davanti una qualità sopraffina però da sgrezzare. Alla fine? Sacrificato in nome degli acquisti, mentre il Bayern ancora oggi ringrazia sentitamente, pur consapevole di aver rischiato con un assegno bello corposo per un ragazzo con tutto ancora da dimostrare.
Coman, diciottenne come Yildiz ai tempi della Juve, totalizzò circa 15 partite nel 2014-2015. Kenan, a fine anno, ha 14 gettoni da dividere equamente tra Serie A e Serie C. Ecco: cosa sarebbe stato di Coman con una Next Gen, con la possibilità di testarlo ulteriormente in un campionato performante come la terza serie italiana? Forse inutile chiederselo. Al Bayern certamente non si sono posti mille interrogativi prima di lanciarlo in campo, di farne un calciatore di qualità, di farsi ripagare con gol decisivi. Decisivi pure per una Champions.
Yildiz va in prestito?
Di sicuro, Yildiz sembra più maturo dei suoi compagni in giro per l’Italia. Soulé, autore di 6 reti, tante quanto Vlahovic per intenderci, è cresciuto nella costanza e nella qualità delle giocate. Ora è più sicuro. Barrenechea lo stesso. Kaio sta ritrovando sprazzi di joga bonito, che neanche un gravissimo infortunio può toglierti dal dna. Nicolussi si è centrato dopo un percorso tra Parma e Salernitana. E vedremo Huijsen, pronto a raggiungere proprio Frosinone e a prendersi il suo spazio in Serie A, in “un’isola felice”. Oggettivamente felice.
Al momento non è previsto un simile discorso per l’attaccante cresciuto al Bayern. Per due motivi su tutti. Il primo: fa a tutti gli effetti parte della batteria delle punte, se dovesse andare via andrebbe dunque numericamente rimpiazzato. Il secondo: i lampi di classe e di genialità non hanno età, ma sanno sempre colpire l’avversario. Dunque Allegri se lo tiene stretto volentieri, quelle doti possono cambiargli le partite e risultare vincenti a gara in corso. Come pensava di fare a Genova e in altre cinque occasioni prima della gara dello Stirpe, gara che inevitabilmente segna un prima, un adesso e un dopo. Yildiz è il nome sulla bocca di tutti, e soprattutto su quella dei tifosi. Ora va diluita la pressione, trasformata in carica e in voglia di migliorarsi.
Sul valore del ragazzo, alla Continassa hanno pochi dubbi. Sull’atteggiamento e sulla mentalità, ne hanno pure meno. E’ nata una stella, ma era solo questione di tempo: brillava al di là delle nuvole, aveva solo bisogno di una reale occasione.