Il Milan ha vinto e convinto in occasione del derby lombardo contro il Monza. È stata la prima partita senza Berlusconi in tribuna e l’importanze e spessore della sfida era palpabile. I rossoneri sono entrati in campo mentalmente pronti ed ancora rinvigorito dal successo, inutile ai fini del passaggio del turno, al St. James’ Park contro il Newcastle.
La sfida di San Siro ha offerto innumerevoli spunti di riflessioni. La straordinaria rete di Reijnders al 3′, l’esordio di Simic con annessa firma sul 2-0 ed il ritorno al gol di Okafor dopo l’infortunio. Tuttavia, nonostante la prestazione convincente di tutti coloro che hanno preso parte al match, l’argomento principale resta il numero spaventoso di infortunati.
I numeri sono agghiaccianti. Si tratta di 29 infortuni in 22 partite giocate. Stefano Pioli continua ad utilizzare il numero di match disputati come alibi per questa situazione. Ad essersi infortunati stavolta sono stati Pobega e Okafor. Il centrocampista aveva conquistato una maglia da titolare dopo molta panchina e lo svizzero rientrava da un infortunio.
È chiaro quindi che il problema non può essere solo il numero di partite giocate. Anzi, la faccenda presenta innumerevoli sfaccettature nonché molteplici domande. Com’è possibile che in un top club come il Milan un giocatore, Okafor nello specifico, appena rientrato da un infortunio, si faccia male di nuovo e solo dopo 16′ dal suo ingresso in campo.
Che ci sia più di qualcosa da dover migliorare nella preparazione atletica è indubbio. Qui non si tratta di dover criticare il lavoro di professionisti, ma più semplicemente di un’analisi oggettiva. Prima di Pobega e Okafor, pure Musah ha dovuto alzare bandiera bianca e rinunciare al match di campionato.
Simic e Bartesaghi: le risorse della Primavera
Nella nebulosa rossonera composta da prestazioni non lineari e continui problemi fisici, una nota lieta c’è. La società sta facendo un lavoro egregio nel settore giovanile ed i risultati si vedono. Pioli ha dovuto fare i conti con innumerevoli defezioni ed in suo soccorso sono arrivati giocatori forgiati nella Primavera da Ignazio Abate.
Tanto Bartesaghi quanto Simic hanno mostrato di essere pronti per la Serie A. Il serbo è entrato in campo con la convinzione e mentalità giusta, facendo vedere guizzi da campione. In questi casi si dice buona la prima e la speranza è quella che non sia un’apparizione sporadica. Solido in fase difensiva e cinico sotto porta, tant’è che al debutto con la maglia rossonera ha siglato il gol del doppio vantaggio.
Il calcio è anche sapersi emozionare. La commozione dei genitori di Simic al momento del gol del giocatore fa capire molto dei sacrifici fatte dalle famiglie per permettere ai figli di inseguire i propri desideri. Come detto dallo stesso, ha inseguito a lungo il sogno di poter esordire con la maglia del Milan e quando chiamato in causa ha risposto presente.
Lo stesso vale per Bartesaghi. Giovane, talentuoso e concentrato. Entrambi hanno messo in scena sprazzi di un ipotetico Milan del futuro. Se queste sono le premesse, teoricamente il meglio deve ancora venire. Il terzino rossonero si è fatto trovare pronto quando chiamato in causa, pertanto merita spazio e probabilmente qualche opportunità in più.
Il cruccio infortuni
Se da un lato gli infortuni hanno permesso l’esordio di giovani talentuosi, dall’altro mette di fronte ad un dilemma di non poco conto. Dell’intera rosa del Milan, sono solo 8 i giocatori a non aver avuto l’infortunio come sgradito compagno nel corso della stagione. Nello specifico sono Mirante, Nava, Tomori, Florenzi, Adli, Reijnders, Romero e Traoré.
In genere il conteggio lo si fa al contrario. Non al Milan. I rossoneri hanno almeno in media un infortunio a partita e nonostante rientrino dopo i tempi previsti o almeno inizialmente comunicati, il contesto non cambia. Non solo, nella maggior parte dei casi si tratta di problemi muscolari, la cui causa è da ricercare principalmente nella preparazione atltica.
Ogni successo, ogni gol e persino ogni buona prestazione è macchiata da questa incognita. Ciò influisce anche sullo stato d’animo dei giocatori. Gli stessi sembrano scendere in campo con un perenne timore di farsi male ed a farne le spese è lo spettacolo. L’auspicio è quello di vedere questa tendenza rientrare in parametri standard.