25 Maggio 2005. L’Ataturk di Istanbul è pronto a fare da cornice alla 50ª finale di Coppa dei Campioni.
In campo due top team mondiali come il Milan e il Liverpool. Insieme fanno 10 Champions, di cui 6 rossonere e 4 reds. I meneghini tornano a giocare una finale, due dopo aver battuto la Juventus ai calci di rigore all’Old Trafford di Manchester.
Il Liverpool invece, mette fine ad un digiuno che dura dalla notte dell’Heysel. La notte del grande massacro, dove persero la vita 39 tifosi a Bruxelles, prima di Juventus – Liverpool, finale 1985.
Il Milan ci arriva da super favorito e non potrebbe essere altrimenti. Con quella squadra zeppa di campioni è il minimo. Il Liverpool invece è la grande sorpresa che non ti aspetti. Partiti dal turno preliminare, i reds hanno reso possibile il sogno partita dopo partita.
Ancelotti contro Benitez: il ragazzo partito dalla campagna emiliana e che con il Milan ha vinto tutto da giocatore, cosi come da allenatore. Dall’altro un professore spagnolo, con l’aria dello scienziato, pronto a riscrivere la storia della sua squadra.
Che la differenza fosse ampia lo si era già capito ad agosto: i bookmakers bancavano il Milan campione d’Europa mediamente @6, mentre il Liverpool era quotato @55.
Già questo di suo basterebbe per spiegare la differenza. Non solo però: i rossoneri hanno 2 campioni per ruolo, mentre il Liverpool gira tutto attorno al capitano, Steven Gerrard. Ma come vedremo, molte cose si ribalteranno in quella notte turca di cose turche.
Il cammino del Liverpool
Prima di arrivare alla finale, vediamo che percorso mise a segno la truppa di Anfield Road. I reds nella sesta ed ultima giornata della fase a gironi, si giocano in casa il tutto per tutto contro l’Olympiakos.
I greci hanno vinto la gara di andata per 1-0 e precedono il Liverpool di 3 punti. Di conseguenza quest’ultimi hanno un solo risultato sulla strada che porta agli ottavi: vincere e con almeno due gol di scarto. Partenza a razzo degli ellenici, con il gol dell’ex Milan Rivaldo che sembra spegnere sul nascere le velleità inglesi.
Rafa Benitez, oltre che professionale, fa capire di avere le stelle dalla sua parte. Con metà della batteria degli attaccanti ai box per dei problemi fisici, lo spagnolo nella ripresa getta nella mischia due punte della formazione Under 23. La squadra riserve per capirsi. Si tratta di Sinama Pongolle e Neil Mellor. Vivranno il loro quarto d’ora di gloria quella notte, per poi tornare nell’anonimato. Firmano rispettivamente il pareggio e il momentaneo 2-1.
A quel punto serve una rete per completare la rimonta reds e ci pensa ovviamente Gerrard con un siluro dai 20 metri. Palla nell’angolo, Anfield in delirio, con il Liverpool che avanza in Champions League.
Negli ottavi i ragazzi di Benitez fanno fuori il Bayer Leverkusen (finalista solo 3 anni prima), la Juventus (finalista nel 2003) nei quarti e nel derby tutto inglese con il Chelsea in semifinale, il Liverpool vince 1-0 la gara di ritorno con un gol fantasma di Luis Garcia.
La finale è realtà ed Anfield piange di gioia ed intona il mitico “You’ll Never Walk Alone“. Mai come quella sera, la Kop e tutto lo stadio furono il 12° uomo in campo per battere il più quotato Chelsea.
Il cammino del Milan
I Rossoneri invece partono bene e chiudono subito il discorso qualificazione le girone. Negli ottavi eliminano il Manchester United di un giovanissimo Cristiano Ronaldo. Crespo segna ad Old Trafford e bissa la vittoria per 1-0 anche a San Siro.
Nei quarti di finale la truppa di Ancelotti si conferma a suo agio negli euroderby a quel tempo. Regola 2-0 l’Inter nei primi 90 minuti e mentre conduce 1-0 anche la gara di ritorno, la curva nerazzurra fa sospendere la gara.
Il Milan è avanti a tavolino, dove trova il terribile PSV di Guus Hiddink. Vittoria per 2-0 a San Siro, mentre in Olanda la macchina orange pareggia i conti. Sul 2-0 ad un passo dai supplementari una rete di Ambrosini, spazza l’incubo e il Milan centra il pass per la Turchia. la decima finale rossonera in Coppa Campioni è realtà.
La finale
E veniamo alla notte turca di cose turche. Milan favorito, Liverpool a caccia dell’impresa.
Pronti via e Paolo Maldini segna una delle reti più veloci di sempre. Rossoneri avanti e gagliardi. Il Liverpool è come un pugile chiuso nell’angolo che subisce e subisce ancora. I legni salvano Dudek, poi ci pensa il guardalinee annullando una rete di Sheva, in chiara posizione regolare. Ma i meneghini sembrano praticare un altro sport e regalano al mondo intero uno dei primi tempi più spettacolari di sempre.
Kaka danza e serve il pallone del 2-0 a Crespo. “Valdanito” non perdona e una manciata di minuti dopo firma anche il 3-0 su un’altra invenzione del Brasiliano. Maurizio Compagnoni, telecronista SKY urla: “C’è una sola squadra in campo“.
Si va al riposo con il Milan avanti 3-0. Sembra chiusa, sembra la notte perfetta e sembra un gioco al massacro per i reds che quella finale la sognavano diversa, dopo 20 anni di attesa.
Il colpo di scena
Ma c’è un Ma grande come una casa. L’episodio chiave di quella partita è indicato da tutti nei 6 minuti più folli del calcio: dal 54′ al 60′, con le tre reti del Liverpool. In realtà in pochi si ricordano di un’azione che davvero poteva mettere fine ad ogni storia.
Quarto minuto della ripresa, Kaka è imprendibile. Ancora una volta si beve mezza difesa del Liverpool, sta per saltare Hyypia il centrale scandinavo del Liverpool. Lo hai quasi già saltato, ma l’altissimo biondo ha dalla sua un vantaggio: 196 centimetri di altezza e soprattutto porta il 48 di piede. Con la punta del piede aggancia Kaka e lo stende a pochi metri dal limite. L’arbitro potrebbe benissimo mostrare il rosso al finlandese, ma non vuole infierire forse. Punizione di Pirlo, palla che accarezza l’incrocio dei pali e si perde fuori di un nulla.
Ecco, ora pensate se Kaka fosse riuscito a saltarlo. Solo davanti a Dudek in area di rigore il ragazzo di Brasilia non avrebbe mai sbagliato il colpo di grazia. La vera differenza sta tutta li probabilmente. Il 4-0 avrebbe messo la parola fine ad ogni discorso.
Invece il Liverpool si salva, riapre il match con la carica suonata da Gerrard, accorcia le distanze con Smicer e infine pareggia i conti con Baros, che di nome fa pure Milan. La beffa nella beffa.
I sei minuti di follia, poi il Milan torna a fare il Milan e il Liverpool torna in trincea. Fra una preghiera e un salvataggio, la truppa di Benitez porta il match ai supplementari. Sheva vede Dudek trasformasi in dispensatore di miracoli e probabilmente vede San Pietro sopra la traversa in stile Fantozzi.
Nel film era il segnale che stava per finire l’agonia del ragioniere in campo. Per il Milan inizia invece l’incubo. Quell’incubo che si materializza ai rigori, con il Liverpool campione nel modo più incredibile.
Dopo Istanbul c’è sempre Atene
Il Milan esce con le ossa rotte e distrutto nel morale da quella notte turca di cose turche. Perso lo scudetto nel duello con la Juventus, vede i reds soffiarli una coppa quasi vinta. Maldini al ritorno in patria sfiora la rissa nella zona bagagli con gli ultras.
Due mesi dopo alla ripresa della stagione Maldini compie con Ancelotti un capolavoro di psicologia che meriterebbe di essere studiato nelle università di tutto il Mondo.
In parecchi della Vecchia Guardia vorrebbero mollare il Milan. Si sentono in colpa per quanto successo nella notte turca di cose turche. Maldini convince tutti a restare (tranne Sheva che saluterà l’anno dopo) e promette loro che torneranno a riprendersi quella coppa.
Nel 2006 si fermano in semifinale contro il Barcellona e contro una terna che inspiegabilmente annulla la rete di Sheva per prolungare il match ai supplementari.
Ma ci riescono l’anno successivo. Nella stagione seguente al trionfo mondiale dell’Italia e del terremoto di Calciopoli. Il destino è certe volte strano: in finale ad Atene c’è ancora il Liverpool ad attendere il Milan. Inzaghi, fuori causa per uno stiramento due anni prima, mette a segno la sua più importante doppietta in carriera.
Il Milan vince 2-1 e 730 giorni dopo coglie la sua rivincita. Ma questa è un’altra storia.