In principio fu un torneo fra Bar dei rioni di Viareggio. Oltre 70 anni dopo, la più importate kermesse calcistica giovanile accoglie squadre da tutto il globo, per una manifestazione che più di altre abbraccia culture e paesi diversi.
Il Torneo di Viareggio è un qualcosa che è entrato nel mito del gioco del calcio: qui i futuri grandi campioni hanno mosso i primi passi verso il calcio dei professionisti e qui parecchie stelle hanno brillato, prima di veder spegnere la luce anzi tempo.
Viareggio Cup, Torneo di Viareggio o Coppa Carnevale. Invertendo i fattori il risultato non cambia. Nella città per eccellenza del Carnevale, la storia del più antico e importante trofeo giovanile nasce all’alba del miracolo economico italiano.
Siamo nel 1946 e l’Italia porta addosso i segni, le ferite di una guerra tremenda. Ma c’è la voglia di ripartire, di mettere alle spalle l’ora più buia. C’è l’obbligo di tornare a vivere e come spesso accade, lo sport è il filo conduttore.
Dai Bar alla formula internazionale
Fra un carro e una maschera, fra una stella filante e un ballo di gruppo Viareggio prova a rialzarsi alla pari della Nazione. C’è voglia di ripartire e il calcio aggrega come poche cose a questo mondo.
Nasce così nel 1947 il Centro Giovani Calciatori, una società che prova a riportare il calcio giocato in riva al mare. E da qui nasce l’idea della primissima edizione del Torneo di Viareggio. E’ una prima storica e tutta fatta in casa, visto che prendono parte i Bar e i Rioni della città, al costo di 100 lire a squadra. La prima finale si gioca al mitico Stadio Dei Pini che da quel giorno diventa il teatro di ogni epilogo nella manifestazione. Da una parte il Bar Lencioni e dall’altra il Bar Fattore: vincono i primi 3-0.
La notizia di questo torneo raggiunge i quattro angoli del paese: e se nel calcio dei grandi domina il Torino, a livello giovanile si sa poco o niente di quello che i vari settori giovanili hanno in serbo.
Intanto anche a Bellinzona, in Svizzera, giunge la notizia di della Coppa Carnevale e gli elvetici chiedono di partecipare all’edizione del 1948. Non c’è molta tecnologia all’epoca e si vive soprattutto sul passa parola. A Viareggio capiscono che è un’occasione da non perdere: da una parte la crescita del calcio locale e dall’altra mettere in vetrina i più importanti talenti del calcio nostrano. Con l’aggiunta di squadre straniere.
Dall’edizione del 1948 in poi sarà una crescita senza sosta per la kermesse viareggina. Le più importanti squadre italiane, affiancate dalle squadre di provincia e da club stranieri. Milan e Inter nelle prime stagioni vinceranno spesso il trofeo, ma pure lo stesso Bellinzona porterà a casa il titolo: sarà il primo dei 10 trofei vinti da squadre non italiane nella storia del Torneo di Viareggio. Nei primi anni ’60 si punta ad Est complici gli ottimi rapporti fra la toscana “rossa” e l’apparato sovietico.
Negli anni ’70 spazio alle prime formazione sudamericane, mentre gli anni ’80 vedranno il debutto di compagini africane e asiatiche. A cavallo del nuovo millennio, il Torneo di Viareggio completerà il suo tour mondiale, grazie al debutto della prima formazione proveniente dall’Oceania. Anche gli USA non resistono al richiamo del calcio giovanile e così dalla terra a stelle e strisce arrivano le prime squadre a mettersi in mostra. Dai rioni della città alla conquista del mondo, il passo non è certo breve.
Quanti futuri campioni al Viareggio
Il Torneo di Viareggio nel corso del tempo ha acquisito sempre più valore, grazie alla presenza in campo di tanti campioni in erba pronti poi a scrivere pagine importanti del calcio mondiale. Da Rivera a Mazzola, da Antognoni a Scirea, passando per Del Piero, Vieri, Inzaghi e altri ancora.
Insomma il Torneo di Viareggio è una sorta di Master specializzato, dove tutte le grandi promesse passano per lasciare il segno. Non solo, ma la kermesse è stata anche l’ultimo ballo per quei giocatori su cui tanti riponevano molte speranze e che tali non si sono avverate.
Tanti gli incroci fra giocatori che si affronteranno in palcoscenici ben più importanti, come ad esempio i fratelli Baresi. Giuseppe da una parte con l’Inter e Franco con il Milan, anticipando quel derby in famiglia che terrà banco per molte stagioni anche in Serie A. Come non citare poi una rete di un semi-sconosciuto Del Piero in un Juventus – Fiorentina, decisa appunto sul 3-2 nei supplementari da Pinturicchio. O le prime chiusure difensive di un certo Gaetano Scirea con la maglia dell’Atalanta.
Ma sono da registrare anche i primi vagiti calcistici di campioni stranieri come Cavani o Batistuta, che proprio al Viareggio ebbe un primo assaggio di quella terra toscana che sarà il luogo della sua consacrazione mondiale.
La stessa cosa la potremmo dire per gli allenatori. Prima come giocatori, poi come tecnici dal Torneo di Viareggio ci sono passati tutti. Vicini Sacchi, Capello, Lippi, Mancini, Conte. Insomma un banco di prova in doppia veste per loro. Per questo motivo nessuno torneo giovanile al mondo potrà mai avere l’impatto, la risonanza mediatica, il blasone e l’appeal della Mitica Coppa Carnevale.
L’ espansione e una sorta di declino
Se le prime edizioni del Torneo di Viareggio si sono giocate nella città del Carnevale e nei comuni limitrofi come Forte De Marmi, Camaiore, Massa, Carrara e Lucca, fra gli anni ’70 e ’80 le gare sono state suddivise in gran parte della Toscana. Per due motivi: il numero sempre più crescente di squadre ai nastri di partenza e dunque l’obbligo di dirottare i match in più luoghi. Il secondo, per la voglia di espansione nell’intera regione di questa kermesse, che avrebbe poi avuto riflessi per la ribalta nazionale ed internazionale.
Dalla Maremma al senese, dall’aretino alla Val d’Elsa, dalla piana fiorentina al Mugello, passando per tanti luoghi e tanti borghi che si incastonavano alla perfezione nella cornice della Coppa Carnevale. Negli ultimi anni però c’è stata una sorta di declino del Trofeo di Viareggio e la speranza è quella che possa esserci un cambio di rotta, per riportare sui binari che competono un torneo che appena 3 anni fa ha festeggiato i 70 anni di vita. I motivi dove vanno ricercati?
In primis, un numero eccessivo di squadre straniere e con un tasso tecnico alquanto discutibile. In secondo luogo, staccare il trofeo dal periodo di carnevale. Un connubio inscindibile e che porta ad allontanarsi da quegli obiettivi che fin dalla prima edizione hanno caratterizzato la Coppa Carnevale. Un recupero poi dei top team italiani, come Roma e Lazio, assenti ormai da troppi anni dalla competizione. E infine, l’errore madornale di ampliare il raggio del Trofeo di Viareggio anche al di fuori della Toscana. Qui è nato, qui è cresciuto e qui deve restare.
Ovviamente l’edizione 2020 è stata annullata a causa dell’emergenza mondiale per il Coronavirus. L’arrivederci è al 2021, nella speranza che anche un semplice, ma importante torneo giovanile, possa garantire il ritorno ad una parvenza di normalità. Come fu nel 1947 per allontanare gli incubi di una guerra, il calcio potrebbe essere il filo conduttore fra un anno per mettersi alla spalle anche questa terribile vicenda.