La sconfitta per 3-1 contro l’Inghilterra ha forse paradossalmente lasciato impressioni migliori riguardo l’Italia di Spalletti rispetto alla larga vittoria ottenuta contro Malta.
Gli Azzurri si sono resi protagonisti di un primo tempo di buonissimo livello, riuscendo a portarsi in vantaggio e sfiorando anche il raddoppio.
Nel secondo tempo la squadra di Spalletti è calata vistosamente e ha perso la partita principalmente a causa di errori e prodezze individuali. C’è quindi da lavorare per il commissario tecnico, ma c’è anche la conferma di avere comunque una buona base su cui farlo.
L’Italia fisicamente paga dazio agli avversari
Le parole di Gianluca Scamacca a fine partita sottolineano un aspetto che è stata fondamentalmente la chiave del match: “Abbiamo giocato alla pari, poi quel centimetro in più che concedi lo paghi.”
Al di là del gioco e dell’intensità, la maggiore forza fisica degli avversari ha fatto la differenza, concedendogli soprattutto alla distanza di arrivare prima sui palloni, di controllarli meglio e di avere maggiore lucidità nelle giocate.
Il fatto che sia proprio un giocatore come Scamacca, che nel curriculum vanta stagioni passate in Olanda e in Inghilterra, a sottolineare come all’estero il calcio sia più fisico è una riprova delle difficoltà che la nostra nazionale può affrontare in queste partite di qualificazione.
Nelle fasi finali dei tornei, Europei, Mondiali ma anche la stessa Final Four di Nations League, l’Italia gioca in un momento della stagione in cui la differenza di condizione fisica si è assottigliata per tutti, e avendo più tempo per allenarsi e provare riesce a far emergere il proprio valore dal punto di vista tattico. Nelle partite di qualificazione i valori tecnico-tattici si assottigliano, visto il poco tempo che i giocatori passano insieme.
L’Inghilterra, che alle grandi doti tecniche dei suoi interpreti unisce un livello fisico eccellente, è forse il peggior avversario da affrontare nel mezzo della stagione per l’Italia: bastano dei lampi individuali di un fuoriclasse come Bellingham che sfruttino la corsa di Rashford o Kane per fare saltare l’organizzazione degli azzurri.
Non è una novità, ed è anche il motivo per cui spesso le maggiori delusioni azzurre sono arrivate al cospetto di avversari che, nonostante i mezzi tecnici limitati, mettono in campo più corsa ed intensità nel corso dei 90 minuti.
La squadra deve crescere sotto il profilo della convinzione
Spalletti aveva detto chiaramente che la partita contro l’Inghilterra avrebbe detto che squadra fosse l’Italia. La risposta è che è una squadra con potenzialità, che riesce a mettere in campo un buon calcio (proseguendo e migliorando sulla strada intrapresa da Mancini) ma che per sopperire al deficit fisico deve crescere soprattutto sotto il profilo mentale.
In difesa si è pagata l’inesperienza di Giorgio Scalvini (giustificabile per un ragazzo di 19 anni dai mezzi fisici e tecnici indiscutibili, ma che è ancora in un processo di crescita) ma più in generale una sorta di scoramento che ha preso i giocatori con il passare del tempo.
Questo è un aspetto su cui deve sicuramente lavorare Spalletti, ricostruire la convinzione di un gruppo che è rimasto sicuramente scosso dalla mancata partecipazione agli ultimi Mondiali e che fa molta fatica a mantenere la compattezza e la lucidità quando le partite si complicano in maniera inattesa.
Alla fin fine si tratta una sconfitta tutto sommato preventivabile nell’ottica di un percorso di costruizione di una nazionale sotto un nuovo commissario tecnico e che cambia ben poco le possibilità di qualificazione dell’Italia: gli Azzurri devono comunque ottenere 4 punti tra Macedonia del Nord e Ucraina per avere la certezza di passare.
Con tutto il rispetto per macedoni e ucraini, in questo momento l’unico avversario da sconfiggere per l’Italia è la paura di non farcela.