La prima novità dello US Open 2023 arriva ben prima del primo quindici del primo match, e riguarda milioni di appassionati italiani di tennis. Per la prima volta dal 1989, l’ultimo Slam dell’anno solare verrà proposto in chiaro e visibile a tutti.
Oltre a ciò, si tratta di un’edizione in cui l’Italia del tennis potrebbe giocare un ruolo da protagonista anche in campo, soprattutto (ma non solo) con Jannik Sinner.
US Open 2023, tutte le info utili
Quando si gioca
Lunedì 28 agosto si parte con gli incontri del primo turno sia del singolare maschile che femminile. Le finali sono previste il 9 settembre per il singolare femminile e il 10 per il singolare maschile.
Dove si gioca
Come sempre, lo US Open si gioca al Flushing Meadows Park presso lo USTA Billie Jean King National Tennis Center, nel cuore di New York, ovvero nel distretto del Queens.
La superficie
La superficie utilizzata a Flushing Meadows è ormai da qualche anno il Laykold, cemento con strati di gomma, silice e resina.
US Open 2023, dove vederlo
Come anticipato in precedenza, per la prima volta in 34 anni lo US Open non sarà visibile solo agli abbonati di una pay tv, ma in chiaro e per tutti. Il canale che lo trasmetterà in esclusiva è SuperTennis TV, presente sul Digitale Terrestre al numero 64 e sul canale 212 di Sky Sport. Di proprietà di Sportcast, media company controllata dalla Federazione Italiana Tennis e Padel, SuperTennis TV si è assicurata in esclusiva i diritti di trasmissione dello US Open per 5 anni a partire da questo.
US Open 2023: i grandi favoriti
Per quello che si è visto a Wimbledon e ancora di più a Cincinnati, i giocatori più attesi di questa 143esima edizione non possono che essere loro due: Carlos Alcaraz e Novak Djokovic. Vent’anni uno, 36 l’altro, lo spagnolo e il serbo rappresentano le due principali certezze. Mentre Nole è l’unico superstite dei big 3, dopo il ritiro ufficiale di Federer e quello ufficioso di Nadal, Carlitos è riuscito a diventarne il principale rivale portando in sé qualcosa di entrambi i due campioni. Federer è sempre stato il suo modello, mentre con Rafa condivide le origini e la straordinaria combattività.
La finale di Wimbledon e quella di Cincinnati sono stati due film estremamente diversi eppure entrambi già epici, a dare una chiara idea che i due potrebbero replicare questo scontro – anche generazionale – tra titani almeno finché la biologia non deciderà di mettere fine alla leggendaria carriera di Novak Djokovic.
Entrambi sono sublimi difensori, entrambi costringono gli avversari a fare il punto, una, due, tre volte, sfinendoli mentalmente prima che fisicamente. Alcaraz ha anche una completezza tecnica che mette persino paura, pensando alla sua età. Tuttavia anche lo spagnolo non è un cyborg e conserva (vivaddio) i suoi difetti, in buona parte dovuti appunto alla giovinezza. Djokovic è invece ormai dichiaratamente interessato solo agli Slam e a inseguire incessantemente sempre lo stesso sogno: quello di centrare il Grande Slam.
Qui a Flushing Meadows, proprio due anni fa, Nole ci era andato vicinissimo, perdendo in finale da Daniil Medvedev dopo aver vinto Australian Open, Roland Garros e Wimbledon. Per quest’anno non gli sarà possibile e nel 2024 gli anni saranno 37, ma quando Djokovic sta bene è sempre il solito diavolo in campo. E poi c’è il record di 23 trionfi in tornei del Grande Slam da aggiornare. Un record che già gli appartiene, e che verosimilmente nessun essere umano sarà capace nemmeno di avvicinare per diversi lustri a venire. Ma lui, finché gli sarà possibile, vorrebbe arricchire la lista. E poi c’è anche un fattore extra-tennis e più simbolico, visto che Djokovic farà ritorno a Flushing Meadows due anni dopo la già citata finale persa con Medvedev. Un’assenza, tuttavia, dovuta non a problemi di salute ma al famoso divieto di ingresso negli USA che è durato fino a qualche mese fa, per le note vicende della vaccinazione anti-Covid che ha sempre avuto nel campione serbo uno strenuo e fiero oppositore.
Sinner e gli altri guastafeste
Il trionfo di Toronto, il primo in un Masters 1000 nella sua giovane carriera, vale a Jannik Sinner un posto tra i “secondi favoriti” di questo torneo, dopo i due già menzionati che hanno obiettivamente una marcia in più. Nella griglia di partenza, l’altoatesino sta dietro a Carlos e Nole insieme a Daniil Medvedev, che dopo il successo proprio allo US Open del 2021 non ha mai confermato di avere la costanza per mantenersi in testa al ranking, ma rimane uno con cui fare i conti sempre.
49-11 quest’anno, sul cemento statunitense Medvedev si è un po’ nascosto finora, anche se in primavera aveva quasi centrato il Sunshine Double (finale a Indian Wells, vittoria a Miami). Il Laykold è una superficie su cui Danilo si trova a meraviglia, dunque il suo US open sarebbe deludente se il russo si fermasse prima della semifinale.
Sinner è invece a quota 41 vinte e 12 perse nel 2023, è quarto nella ATP Race e praticamente con un piede e mezzo alle Finals, e come detto è fresco di primo Masters 1000 in carriera. Sul campo il suo tennis è ancora in evoluzione, con ampi margini di miglioramento in buona parte atletici ma non solo: nella vittoria di Toronto non ha avuto bisogno di dar fondo a tutte le variazioni tattiche su cui sta lavorando, ma allo US Open non ne potrà fare a meno se vorrà davvero arrivare in fondo. Il servizio sembra nettamente migliorato, però: qualora Jannik dovesse confermarsi in palla con questo fondamentale, la strada sarà più in discesa anche se il tabellone stavolta è molto duro: Zverev agli ottavi, Alcaraz ai quarti, Medvedev in semifinale sono i possibili scontri…
Le incognite
Tolte le due grandi certezze e i due controfavoriti, c’è davvero una grande incertezza. Holger Rune è divenuto numero 4 al mondo ma non vince una partita dagli ottavi a Wimbledon. Il giovane danese sembra in un momento di scarsa fiducia, ma questi momenti – normali alla sua età – possono venire spazzati via con altrettanta facilità. Sascha Zverev è tornato su standard molto simili a quelli pre-infortunio, per certi versi anche meglio ma questo il tedesco dovrà dimostrarlo a New York. Stefanos Tsitsipas sembra entrato in una sorta di sindrome da subalternità, dopo la finale dell’Australian Open non ha trovato continuità (28 vinte e 14 perse non sono uno score adeguato al suo lignaggio). Da questa crisi Tsitsi ha provato a uscire anche cambiando coach, dando il benservito a papà Apostolos e chiamando al suo fianco Mark Philipoussis. Vedremo se ciò darà qualche frutto allo US Open.
Poi c’è la solita pletora di potenziali top, ma che per una ragione o per un’altra falliscono gli appuntamenti importanti come gli Slam: Taylor Fritz, Andrey Rublev, Frances Tiafoe e Casper Ruud. Curioso il caso del norvegese, finalista qui lo scorso anno ma che non vince due match in fila su questa superficie dalle ATP Finals, ovvero da fine 2022.
Gli italiani e i loro avversari
Detto del tabellone piuttosto duro pescato da Jannik Sinner, scopriamo adesso con chi dovranno vedersela gli altri tennisti italiani. Non fortunatissimo, ancora una volta, Matteo Berrettini: il romano non è testa di serie ed è teoricamente una delle mine vaganti del torneo, ma ha pescato Ugo Humbert che a sua volta è in ripresa dopo un periodo buio. In caso di vittoria, Matteo avrebbe Schwartzman o Rinderknech al 2° turno e Rublev al terzo. Ma sarà fondamentale vedere con che atteggiamento e in quali condizioni fisiche scenderà in campo l’ex numero 1 azzurro.
Lorenzo Musetti ha la testa di serie numero 18 e ha percorso teoricamente agevolissimo fino al terzo turno, dove dovrebbe incrociare Fritz. I derby italiani continuano invece a perseguitare Lorenzo Sonego, che dopo il qualificato Moreno De Alboran dovrebbe incrociare le racchette con Jannik Sinner. Matteo Arnaldi trova un cliente non semplice in Jason Kubler, dopo il quale ci sarebbe eventualmente il vincente tra Fils e Griekspoor. Non fortunato, il giovane azzurro.
Sfortunati infine anche Marco Cecchinato e Stefano Travaglia. Il siciliano trova subito la grande sorpresa di Wimbledon, Roman Safiullin. Il marchigiano, proveniente dalle qualificazioni, incontrerà invece un avversario proibitivo come Tommy Paul. Curiosamente, qualora dovessero riuscire nell’impresa Cecchinato e Travaglia si incontrerebbero al 2° turno.
US Open: uno sguardo al singolare femminile
Come sempre, il singolare femminile è torneo ancora più inestricabile rispetto al maschile. Iga Swiatek e Aryna Sabalenka paiono avere una marcia in più ma nessuna delle due ha il sacro fuoco della continuità a livello Slam, o almeno la polacca non sempre ha sul cemento le certezze che mostra sulla terra. Gauff, Rybakina e Pegula sono le tre principali alternative al duo delle più attese, ma ognuna ha qualche incognita: il pericolo immaturità per Gauff, pure eccellente in questo scorcio di stagione sul cemento, la salute di Rybakina recentemente ritiratasi a Cincinnati, e la capacità di Pegula di confermarsi ad alti livelli. A 29 anni, l’americana non è mai andata oltre i quarti di finale a livello Slam. Muchova è una bella suggestione, così come Jabeur e Vondrousova.
Le italiane in tabellone
Nel tabellone femminile, invece, le italiane presenti saranno 5: Elisabetta Cocciaretto, Jasmine Paolini, Camila Giorgi e Martina Trevisan e Lucia Bronzetti. Cocciaretto, per la prima volta testa di serie (n.29), ha subito una cliente non semplicissima in Kaja Juvan ed è sulla traiettoria di Iga Swiatek, che incontrerebbe al terzo turno. Non bene anche il sorteggio di Paolini, che trova subito Jelena Ostapenko, potentissima anche se non certo imbattibile. Trevisan trova Putintseva e poi eventualmente la vincitrice di Wimbledon Vondrousova. Urna cattivissima per Camila Giorgi e Lucia Bronzetti. Camila trova subito Jessica Pegula, tra le più attese del torneo e testa di serie numero 3. La riminese Bronzetti pesca invece Krejcikova, testa di serie numero 12.