Nelle ultime stagioni, il calcio internazionale – e in particolare quello italiano – ha capito che un buon modo per risparmiare sul budget senza perderne in qualità è quello dei parametri zero. In Italia ne è stata vittima il Milan, con gli addii in serie di Kessie, Donnarumma e Romagnoli (quest’ultimo senza troppi patemi d’animo, da parte della dirigenza rossonera), e una delle squadre che ha invece meglio operato da questo punto di vista è stata la Roma (Dybala, ma anche N’dicka in quest’ultima finestra di mercato). L’altra squadra della capitale ha spesso sfruttato quest’arma in passato, nell’ottica societaria e finanziaria di un presidente che spende solo se guadagna.
Di Canio, cuore biancoceleste
Il primo importante colpo che la Lazio di Lotito ha pescato dalla strategia dei parametri zero è quello di Paolo Di Canio, simbolo della tifoseria biancoceleste, nella stagione 2004/05. Di Canio rimarrà poco alla Lazio, appena due stagioni. Ma saranno comunque indimenticabili. Fu preso dal Charlton, nel colpo di coda della sua carriera in Terra d’Albione.
Djordjevic, che flop
Non sempre però le cose sono andate così bene per la Lazio negli acquisti a zero del calciomercato. Su tutti, pensiamo a Saha (2012/13) e Djordjevic (14/15), arrivati alla Lazio con speranze trionfali, e andati via in una damnatio memoriae che sotto l’egida di Igli Tare – che ha smesso quest’anno i panni del ds biancoceleste dopo 14 lunghissime stagioni – ha visto alcune cose buone e molte altre meno buone. Soprattutto in uscita, dove la Lazio è riuscita a perdere a zero Stefan De Vrij (nel 2018, valeva 40 milioni), ma anche Mauro Zarate e Luiz Felipe lo scorso anno (al Betis).
Miro Klose, che bomber!
Certo, rimangono delle intuizioni importanti per la storia della Lazio, anche a zero. Su tutte quella di Miroslav Klose, che sbarca nella capitale nell’estate del 2011. Miro aveva lasciato il Bayern senza troppe scorie, e aveva tante offerte sul tavolo. La città (e la moglie, che premette per l’approdo del marito a Roma) e il club (quell’estate particolarmente ambizioso: si ricordi anche l’acquisto di Djibril Cissé e Lorik Cana, anche quest’ultimo a zero) fecero la differenza nella scelta del ragazzo. Klose alla Lazio ha fatto la storia: il derby del 2011 vinto al 93’, quello del 2013 in finale di Coppa Italia che ha chiuso per sempre la stracittadina. Per il tedesco, amatissimo ancora oggi dalla piazza – un amore ricambiato, come dimostrano recenti interviste –, in 5 anni alla Lazio 171 presenze, 63 gol e 35 assist. Alla faccia del giocatore finito. Una storia molto simile, per le dinamiche le attese e la qualità dell’apporto dato negli anni, è senza dubbio quella di Pedro Rodriguez, che ha recentemente rinnovato un contratto firmato tre stagioni fa venendo dall’altra sponda del Tevere.
Romagnoli, Vecino e gli altri
Altri acquisti meno ‘poderosi’ a zero nella cronistoria del calciomercato biancoceleste sotto l’egida Lotito-Tare saranno Eddy Onazi nel 2010, Patric sempre a zero nel 2015/16 – diventato giocatore vero solo da due stagioni, tuttavia – e in epoca assai più recente, nell’ultima finestra di mercato, Alessio Romagnoli dal Milan e Matias Vecino dall’Inter. In attesa di capire se la Lazio quest’estate riuscirà nel celebre e mai ottenuto salto di qualità, l’occasione dei parametri zero continua ad essere particolarmente attenzionata da Lotito. D’Ambrosio è stato accostato alla corte di Sarri, così come Bonucci. L’allenatore toscano avrebbe detto di no al secondo, ma è in riflessione sul primo. I tifosi sperano che possa dare anche solo la metà di quanto ha dato Pedro e prima di lui Klose. Lì sì che sarebbe una Lazio da Champions, anche con innesti a parametro zero.