Nel 1973 le World Series Of Poker finiscono per la prima volta in televisione. La CBS decide di dare copertura al Main Event, che è il più importante dei sette tornei organizzati nella quarta edizione delle WSOP, con un’ora di servizio speciale commentato da Jimmy “The Greek” Snyder. L’occasione è quella giusta per almeno un paio di motivi.
Innanzitutto è il primo ME che va in doppia cifra per quanto riguarda i partecipanti. Sono in 13, 5 in più rispetto al 1972 e 7 rispetto al 1971. Nel 1970, invece, il Main Event non era neppure stato un torneo, bensì una sessione di partite cash al termine delle quali Johnny Moss era stato eletto best player.
Nel field del ME 1973 c’è il campione in carica, Thomas Preston. E anche questo è un buon motivo per dare visibilità al torneo, perché “Amarillo Slim” è già diventato una sorta di ambasciatore del gioco. Non sarà però lui a catturare tutta l’attenzione della CBS per quella prima ora di poker in tv. Il vero protagonista del ME WSOP 1973 si chiama infatti Puggy Pearson.
Registrato all’anagrafe come Walter Clyde, Puggy Pearson nasce il 29 gennaio 1929 nel Kentucky, circa 9 mesi prima del cosiddetto “lunedì nero“. Inevitabilmente, la sua infanzia è difficile quanto quella di milioni di americani le cui vite vengono stravolte dalla Grande Depressione. Il padre si trova improvvisamente senza lavoro e deve arrangiarsi con occupazioni saltuarie. La famiglia è così povera da dover cercare una nuova sistemazione ogni volta che le viene chiesto di pagare l’affitto. E le possibilità di istruzione per il bambino sono ridotte al minimo.
Il giovane Walter Clyde è infatti costretto ad abbandonare la scuola al termine della quinta elementare, per aiutare economicamente la famiglia. Ma è proprio in quell’ultimo anno di scuola che gli viene affibbiato il soprannome che lo accompagnerà per tutta la vita. Nel tentativo di fare colpo su una compagna di classe, il futuro professionista di poker decide di camminare sulle mani. Cade, batte il naso che gli rimane schiacciato, un po’ come un “pug”, cioè un cane carlino: da allora per tutti sarà Puggy (naso schiacciato) Pearson.
Ed è con questo nickname che diventa prima un ottimo giocatore di biliardo e poi di carte. Per la seconda disciplina, decisivo è l’incontro con Doyle Brunson che lo aiuta ad inserirsi nel giro delle partite importanti.
Pearson si dimostra subito un giocatore dotato per il Texas Hold’em. Vince molto, soprattutto grazie a una grande capacità di leggere gli avversari e a uno stile di gioco molto aggressivo, addirittura in anticipo sui tempi. Con le vincite realizzate e con questo approccio tecnico, Puggy Pearson arriva alle World Series Of Poker.
La prima volta è datata 1971, quando Pearson vince l’evento di Limit Seven Card Stud da mille dollari di buy-in. Sempre quell’anno è lui a suggerire a Benny Binion di trasformare tutti gli eventi WSOP in tornei freezout, cioè mono-iscrizione. Nel 1972 arriva secondo nel Main Event alle spalle di Amarillo Slim Preston e davanti a Doyle Brunson.
Ma le WSOP 1973 sono il suo momento più glorioso. Lo aveva predetto un anno prima, quando aveva ammesso di aver giocato male ma aveva anche ammonito gli avversari dicendo: “Sono una spugna e imparo“.
E infatti Puggy Pearson conquista subito due titoli: il $4000 Limit Seven Card Stud e il $1000 No Limit Hold’em. Poi arriva il momento del Main Event di cui abbiamo parlato all’inizio.
Pearson supera il Day1 con il secondo miglior stack, dietro a Jack “Treetop” Straus. Nella seconda giornata centra una mano clamorosa.
L’azione è raccontata a partire dal flop che recita A♠6♠5♣. Brian “Sailor” Roberts, ormai short, decide di mettere tutte le chips in flush draw con 10♠3♠. Puggy non può fare altro che chiamare con la coppia di Assi in mano e il set floppato. Al turn arriva un K♠ che regala il colore a Roberts. Il river è un’altra carta di [s] ma quella sbagliata: il 5 che trasforma il set di Pearson in un fullhouse. Roberts non se ne accorge e allunga le mani per prendere il mucchio di chips ma il dealer gli fa notare che il pot appartiene al suo avversario.
Da lì in avanti Puggy Pearson si avvia verso l’heads-up conclusivo. Ad attenderlo c’è Johnny Moss che inizia la sfida con un vantaggio in chips di 3 a 1, ma un pezzo alla volta Pearson gli erode lo stack. La mano che sposta l’equilibrio è un gran call su un monster pot che trova Moss in bluff con 9♦3♦.
Verso le 4 del mattino la situazione è capovolta. Nell’ultima mano i due finiscono ai resti su questo flop: Q♠10♠2♣. Puggy Pearson è in vantaggio con A♠7♠, carta alta e flush draw, mentre Moss ha K♥J♠, cioè progetto di scala bilaterale e out K e J ma non di picche. Il 2-volte vincitore del ME non trova aiuti né dal turn né dal river e così Puggy Pearson si aggiudica il Main Event delle WSOP 1973 con Asso-high.
Una parte di quel payout ($130k) finisce in una Imperal Holiday Rambler, cioè una casa mobile, sulla quale dipinge questa scritta:
“Sfido chiunque, in qualsiasi luogo, con qualsiasi tipo di poker e per qualunque cifra. Ammesso che mi stia bene“.
Seguiranno altri 5 tavoli finali alle World Series Of Poker, 2 dei quali sono “d’argento”. La vittoria nel ME 1973 sarà però l’ultima della sua carriera che conta 19 risultati nei tornei di poker ufficiali fino al 1991, anno del suo ultimo ITM.
Puggy Pearson è morto il 12 aprile 2006, dopo essere stato inserito nel 1987 nella Hall of Fame del poker. Un riconoscimento dovuto a giocatore che èstato un grande campione della sua epoca, un innovatore e un promotore del Texas Holdem No Limit.
Quest’ultimo aspetto riguarda soprattutto il suo lato da showman. Ad esempio Puggy Pearson ha anticipato la “moda” di Phil Hellmuth di presentarsi al ME WSOP vestito in maschera. Lo ha fatto in diverse occasioni. Nell’ultima, quella del 2005, è anche salito sul palco per cantare la sua canzone. Non conosciamo la partitura, ma il testo fa così:
“I am a roving gambler, gambled all around Whenever I meet a deck of cards, I lay my money down. I’ve gambled all down in texas, I’ve gambled up in Maine And when I get me a bankroll, I’ll do it all over again“.
Immagine di testa: Walter Clyde “Puggy” Pearson (da “52 Greatest Moment – World Series Of Poker” di Mark Rogers)