Siamo sempre più abituati a vedere giocatori africani tra i protagonisti dei migliori campionati europei, tra cui diversi del Senegal, basti pensare all’attaccante Manè o al difensore Koulibaly. Giocatori arrivati al grande calcio forse proprio per via di quel primo exploit che la nazionale dei Leoni di Teranga riuscì a compiere nel mondiale del 2002, quando al suo esordio assoluto nella competizione arrivò fino ai quarti di finale.
Il calcio in Senegal
Colonia francese, il Senegal conquistò la sua indipendenza solo nel 1960 e fece il suo esordio sui campi da calcio solo nell’ultimo giorno dell’anno seguente.
Solo negli anni novanta però, la squadra è finalmente riuscita a qualificarsi stabilmente per la Coppa d’Africa, raggiungendo un quarto posto come suo miglior risultato fino a quel momento.
Il tutto mentre il Camerun compie la sua personale impresa ai Mondiali del ’90 (quarti di finale) e in generale tutto il movimento calcistico africano sembra poter crescere esponenzialmente. Restano dubbi sul tasso tecnico, ma dal punto di vista fisico non hanno rivali e sempre più giovani sono affascinati dalla possibilità di fare il grande salto verso i campi in Europa.
La qualificazione ai mondiali del 2002
Le squadre africane dovevano affrontare un lungo percorso di qualificazione per approdare a quel mondiale 2002 in scena tra Korea e Giappone. Per il Senegal un girone davvero molto difficile con squadre già affermate come il Marocco, l’Egitto e l’Algeria, che danno in effetti il via a una sfida fino all’ultima giornata.
Proprio nell’ultimo scontro, di fronte il Senegal e il Marocco, sei punti più avanti in classifica ma con una differenza reti peggiore e solo una gara da giocare contro due. Ai magrebini basta eventualmente il pareggio, ma invece è El Hadji Diouf a regalare il gol vittoria ai padroni di casa davanti a un pubblico festante che consacra la prima storica qualificazione ai Mondiali per la loro nazionale (qualificazione ottenuta poi con la vittoria per 5-0 contro la cenerentola Namibia).
Il primo campionato del mondo
La nazionale del Senegal si presenta così al sorteggio dei gironi, come vittima designata o quasi. Soprattutto quando l’urna mette la squadra africana insieme a tre brutte gatte da pelare come la Francia (campione in carica), l’Uruguay e la Danimarca.
Metsu è un CT non certo altisonante, ma aveva forse capito più di ogni altro lo spirito dei Leoni di Teranga, lasciandoli di fatto liberi di divertirsi e godersi al massimo quell’occasione.
Francia vs Senegal è la gara che apre questo mondiale, giocata allo stadio di Seul, in una sfida che sa molto di derby: praticamente tutti i giocatori senegalesi militano in una squadra transalpina delle categorie minori, così come alcuni in maglie Blues sono invece di origine senegalese (vedi Vieira) senza contare la storia politica tra le due nazioni, decisamente più lunga di quella calcistica, al suo esordio negli almanacchi.
Un esordio che però sarà segnato con la matita rossa come sorpresa delle sorprese. La Francia non è certo quella vista quattro anni prima, ma gli africani sono comunque perfetti nel mettere la partita sul piano fisico, dove sono dominanti. Quando poi al trentesimo, Bouba Diop insacca la rete per il vantaggio Senegal, tutti i nodi vengono al pettine e, con un briciolo di fortuna, riescono a portare a casa una vittoria incredibile alla vigilia.
Dopo la prima giornata il Senegal guida il gruppo a pari punti con la Danimarca, che nel frattempo ha battuto l’Uruguay confermando il ribaltamento dei valori della carta. Anche dopo la seconda giornata la classifica non cambia, visto che proprio le prime due pareggiano i conti per 1-1 (gol di Diao) mentre dall’altra parte finisce con un mesto zero a zero che rimanda tutti i giochi all’ultima decisiva giornata.
La storia qualificazione al tabellone ad eliminazione
Siamo al 11 Giugno 2002 quando a Suwon Senegal e Uruguay si giocano il passaggio del turno. Il Senegal parte a raffica e entro il 45° il risultato è un pazzesco 3-0 per gli africani che insaccano con Fadiga e poi doppietta del solito Bouba Diop. Considerato che dall’altra parte la Danimarca è già in vantaggio contro la Francia, i giochi sembrano fatto.
La ripresa però è un incubo per il Senegal, con i bianco celesti che cominciano a giocare mentre gli africani sembrano ormai in ciabatte, tanto da arrivare al clamoroso pareggio a due minuti dalla fine grazie al rigore di Recoba. Il finale è da assedio, ma il risultato non cambia e anche senza il primo posto (che andrà ai danesi), tutta la nazione esplode di gioia per un secondo posto che vale lo storico passaggio del turno.
Appuntamento con la Svezia, appuntamento con la storia
Agli ottavi di finale, una sfida non certo prevedibile in partenza. Oltre al Senegal, anche la Svezia non era certo accreditata del primo posto in un girone dove erano presenti anche Argentina (eliminata) e Inghilterra.
Una sfida dal carattere fortemente fisico ed atletico, dove gli africani fanno le cose che semplici che gli riescono meglio, difendendo con una linea a quattro per poi provare a verticalizzare con le due punte, mentre gli svedesi cercano soprattutto il gioco aereo.
Proprio da una di queste giocate, arriva il vantaggio scandinavo, con un gol di testa di Larsson dopo appena dieci minuti di gioco. Il Senegal non si scompone e continua con il suo dinamismo, trovando il meritato pareggio dopo la mezz’ora con un gol di Camara.
Non è una sfida particolarmente tecnica e le due compagini non sembrano attuare tatticismi di sorta. Il fatto di non vedere ulteriori gol fino al novantesimo è più frutto del caso che altro. Ed è sempre il destino a riservare un finale tutt’altro che scontato.
In questa edizione mondiale infatti, vige la regola del “Golden Gol”: la prima squadra che segna nei supplementari, chiude la partita. A far esplodere la gioia di un Continente intero, è ancora una volta Henri Camara, che al 107° spara un tiraccio che carambola fino a finire alle spalle di Hedman.
2-1 per il Senegal, che approda ai quarti di finale al suo esordio al Campionato del mondo. Un record.
Chi di Golden ferisce, di Golden perisce
Ci trasferiamo ad Osaka, in Giappone, per un quarto di finale totalmente atipico: da una parte il miracoloso Senegal, che ora comincia quasi a credere nei suoi mezzi, dall’altra la Turchia, che parimenti nessuno si aspettava a questo punto del torneo, brava però a eliminare i padroni di casa nipponici.
Una squadra che può contare su alcuni elementi in grande condizione (vedi Basturk, Sas o Rustu) ma con il Senegal che grazie proprio a quanto mostrato fin qua, diventa addirittura la favorita per l’incontro.
E in effetti le migliore occasioni della partita sono per gli africani, in particolare con un tiro di Fadiga respinto sulla linea (da un suo compagno di squadra peraltro), che pur mantenendo il pallino del gioco e dell’azione, non sembrano però dinamici come loro solito.
Nella fase più importante del torneo, forse la giocosità senza paure con cui avevano affrontato tutti fino a quel momento, si è improvvisamente trasformata in grande responsabilità e qualche timore.
A spegnere definitivamente il sogno africano, ci pensa Mansiz, che al quarto minuto del primo supplementare insacca, chiudendo con un altro Golden Gol la partita e il discorso qualificazione per le semifinali.
Il dopo mondiale
Comunque Eroi. I Leoni non sono riusciti ad approdare in semifinale, ma hanno comunque scritto la storia e sono stati acclamati in patria come veri e propri eroi sportivi.
Da un punto di vista calcistico, quella vetrina mondiale ha poi fatto spiccare il volo a qualche protagonista: Sylvain Diaye in Ligue1 tra Lilla e Marsiglia, Bouba Diop in Francia con il Lens per poi approdare in Premier League con il Fulham, Camara approda a Monaco per poi chiudere tra Nizza e Montepplier.
Ma più di ogni altra cosa, quell’impresa è valsa la voglia di un mare di piccoli tifosi senegalesi che si sono riversati sui campi da calcio per coltivare un sogno: diventare un campione.
Un sogno che non a caso ha portato poi in questi ultimi anni il Senegal a sfornare talenti di ogni genere, a partecipare a tutti e due gli ultimi Mondiali (a differenza nostra) e soprattutto ad aggiudicarsi la sua prima Coppa d’Africa nel 2021 (dopo il secondo posto di due anni prima).
La potenza di un’impresa che plasma il futuro.