Un altro Weah. Nel senso che: sarà pure il figlio del grande Re George, oggi presidente della Liberia e in passato grande attaccante del Milan, ma come tipologia di calciatore c’è tutta un’altra storia. Quella di Timothy, ecco, è un racconto di un ragazzo che si farà, che a tratti si è già fatto. Classe 2000, nasce attaccante e muta esterno. Si prende la gloria dei gol e la trasforma in voglia di fare assist. Insomma: si è dato da fare, nel tempo.
“Mi conoscevate solo per il cognome”, aveva scritto un altro figlio d’arte come Marcus Thuram, salutando il Borussia Moenchengladbach. Più o meno è andata così anche per Weah, passato dalle giovanili del PSG e da un anno di lezioni nel calcio scozzese, al Celtic. La consacrazione è arrivata invece al Lille: ha vinto il campionato (in squadra c’era anche Maignan, in panchina Galtier), ha deciso partite importanti. Si è ritagliato uno spazio chiaro, anche tatticamente. Mettendosi al servizio della squadra. Lo stesso spirito che ora la Juve si attende dal suo prossimo esterno. Perché ci siamo: per una cifra vicina ai 12 milioni di euro, lo statunitense raggiungerà Torino e la Juventus. Proverà anche in Italia a ritagliarsi uno spazio.
Le caratteristiche tecniche
Come spiegare Weah a chi non lo conosce: è tatticamente un soldato. Cioè: puoi spostarlo come pedina su tutto il versante offensivo, ma spingerlo anche largo sulla fascia, a macinare chilometri – meglio se in un 3-5-2 -, mentre destra o sinistra fa poca differenza.
Timothy prende e parte, palla al piede, provando a fare la differenza sulla velocità, sulla rapidità. La Juve lo prende anche per questo, per trasformarsi sulle fasce dopo anni passati a fare spazio agli stessi interpreti. Sarà una nuova primavera: Timothy si aggiunge a un reparto che poteva contare su Cuadrado e Alex Sandro, ormai agli sgoccioli di carriere; adesso ha nuova linfa, partendo da Iling e arrivando agli ultimi obiettivi di mercato. Come Parisi, oggi all’Empoli, ma promesso sposo bianconero.
Ecco: Weah, anche lui tifoso della Juve sin da bambino, ricoprirebbe il ruolo di jolly. Può giocare esterno a tre, largo a cinque (se, come pare, Allegri ripartirà proprio dal 3-5-2) . Può fare fondo, insomma, come si dice in gergo. Cioè può prendersi una fetta di spazio tra titolari e uomini determinanti a gara in corso. Come ama ripetere Allegri: “Con i 5 cambi, non conta tanto chi inizia la gara, ma chi la finisce”. Una situazione simile al basket, praticamente. Uno degli sport praticato anche da Weah, che però nel dna aveva troppe tracce calcistiche da ignorare.
I numeri
Non vi aspettate un bomber di razza: non lo è. Neanche gol a raffica: non ne fa. In poco più di 250 partite da professionista, Timothy ha collezionato 23 reti, e in diverse partite ha giocato anche attaccante esterno. In Ligue 1, in 94 gettoni, i gol sono stati 7 (proprio come gli assist). E con gli Usa mantiene un ritmo leggermente più alto: 4 gol in 29 partite.
Soltanto un anno fa, a SportWeek, parlava di ambizioni da centravanti: “Il mio obiettivo è diventare uno dei più grandi attaccanti al mondo, come Romelu Lukaku, Edinson Cavani: voglio segnare tanto, fare assist, sfruttando la mia velocità. Ultimamente ho segnato meno, ma lavoro per migliorarmi. Imparo ogni giorno, tappa per tappa“.
Ecco: alla Juve arriva però per altre doti, quelle che lo rendono in grado di giocare su tutto il fronte offensivo. “Anche se ho una preferenza per un ruolo da punta – aveva detto -, posso agire da trequartista, da esterno a sinistra, più che a destra, dove invece gioco più spesso in questo ultimo periodo. Ma il calcio moderno richiede polivalenza“. E lui polivalente lo è, per questo sarà utilissimo.
Il rapporto con papà George
Naturalmente, con un cognome così pesante non si può non pensare al rapporto con papà George, in passato grandioso attaccante del Milan. “Mi farebbe comodo la sua potenza fisica in particolare – aveva raccontato Timothy nella stessa intervista -. Spalle alla porta era davvero forte, anche tecnicamente. Se potessi, prenderei tutto, mi renderebbe tutto più facile“.
E in effetti, parliamo di un calciatore enorme, passato da Monaco, Psg, Milan e Chelsea. Il Pallone d’Oro del 1995, l’uomo da 11 gol in 26 partite per il quindicesimo titolo italiano dei rossoneri, per un totale di 147 partite e 58 gol così divisi : 114 partite e 46 gol in Serie A, 19 partite e 5 gol in Coppa Italia, 12 partite e 7 gol nelle coppe europee e due partite senza gol in Supercoppa di Lega.
“Se vengo mai in Italia? Complicato con il mio incarico – aveva ammesso qualche settimana fa a La Gazzetta dello Sport -. Da presidente della Liberia le riunioni sono tutte qui o a Bruxelles. Però l’Italia mi manca e mi piace ancora parlare in italiano con i miei figli. E spero tanto di vedere Timothy giocare in Italia prima o poi. Perché in Italia sono sempre piaciuto a tutti, i tifosi di tutti i club mi hanno rispettato. E questo mi è rimasto nel cuore“.
Beh, ora tocca organizzare un volo per Torino: Weah è pronto a vestirsi di bianconero. George, pur da avversario, apprezzerà di cuore.