Spesso, tra gli appassionati di motori (e di motociclismo in particolare), capita di discutere su chi sia (o chi sia stato) il più grande pilota su due ruote di sempre. Comprensibilmente, vi è il partito pro-Valentino Rossi, quello pro-Marc Marquez, c’è qualche nostalgico che nomina Doohan o Angel Nieto.
Sgomberiamo il campo da ogni dubbio: al di là del tifo e delle preferenze personali, possiamo senz’altro dire chi sia stato il pilota di motociclismo più vincente di ogni tempo, ovvero Giacomo Agostini.
Il predestinato bresciano
Nato a Brescia, classe 1942, la storia di Giacomo Agostini non poteva che cominciare, in un certo senso, a cavallo di una moto. Con i genitori residenti sulle sponde del lago d’Iseo, la zona –a cavallo tra gli anni quaranta e cinquanta- risultava colma prevalentemente di boschi e strade sterrate, l’ideale per prendere confidenza col suo Aquilotto, ciclomotore del babbo.
Il padre, dopo l’incredibile insistenza di Giacomo negli anni, acconsentì, al compimento dei suoi 18 anni, ad acquistare una Morini 175 settebello, una vera moto da corsa, con la quale avrebbe potuto far gareggiare il figlio, che da tempo stava palesando inclinazioni dedite alla competizione.
L’anno successivo, pertanto, Agostini fece il suo esordio in una gara ufficiale, la Trento-Bondone del 1961, in cui giunse secondo. Di lì in avanti, continuò l’assidua frequentazione di gare motociclistiche da privato, alle quali corrisposero svariati primi posti e, più generalmente, ottime impressioni.
Il passo successivo fu veramente automatico: le straordinarie prestazioni di questo ragazzino vennero notate dal reparto corse della scuderia Morini, che lo mise per prima sotto contratto: era il 1962.
L’inizio della carriera professionistica
La Moto Morini era una scuderia di Bologna, prestigiosa ma di ridotte dimensioni. Puntare su un ragazzo giovane rappresentava un rischio: avesse ottenuto cattivi risultati, sarebbe stata una pessima pubblicità per l’azienda.
Tuttavia, il giovane Giacomo Agostini cannibalizzò tutte le competizioni motociclistiche giovanili del 1962 e del 1963, vincendo praticamente ogni competizione: trionfò nel Campionato Italiano Montagna e nel Campionato velocità juniores italiano.
Il passaggio in Mv Agusta e i primi successi mondiali
Alla fine del 1963, Agostini venne convocato negli uffici della Meccanica Verghera Agusta (conosciuta dai più come Mv Agusta), a Varese, che aveva in serbo una grossa sorpresa per il campioncino bresciano: un contratto e una sella per la classe 350 a partire dalla stagione successiva. Non solo: Agostini avrebbe dovuto correre anche nella classe 500, correndo quindi in due categorie distinte (cosa che, all’epoca, evidentemente era consentita).
Era ormai pronto per l’esordio nel motomondiale.
Ago, quindi, lasciò Morini per approdare in Agusta, con la quale (dopo un periodo di test in cui stupì per le sue prestazioni) esordì nel mondiale del 1964. Nonostante ottime gare e una velocità estremamente elevata, quello era il periodo di Mike Hailwood, compagno di squadra alla Mv Agusta che primeggiava e che avrebbe vinto il campionato del mondo. Nel 1966, finalmente, arrivò il primo alloro: era nella classe 500, con Agostini che terminò proprio davanti ad Hailwood. Curiosamente, nello stesso anno, Hailwood vinse nella classe 350, lasciando al secondo posto nientemeno che.. Giacomo Agostini.
La consacrazione
Da quel momento in avanti, Agostini cominciò letteralmente un’egemonia: anno dopo anno, sia la classe 350 che la classe 500 vennero brutalizzate dal campione della Val Camonica. Agostini giunse ininterrottamente primo in 350 dal 1968 al 1974 e in classe 500 dal 1966 al 1972; sempre in 500, conquistò poi il mondiale anche nel 1975 (peraltro in sella alla Yamaha, con la quale aveva anche vinto il titolo 350 nel 1974).
La popolarità di Agostini, in Italia e nel mondo, era straordinaria: gli ultimi due anni nel motomondiale (quelli del 1976 e del 1977), parchi di successi, non bastarono a scalfire il mito che nel frattempo si era creato. Anzi: fu lui stesso ad alimentare la leggenda, con una scelta professionale clamorosa.
Il passaggio alle quattro ruote
Grazie ad una rete di conoscenze sviluppate negli anni d’oro della sua attività motociclistica, più volte Agostini aveva incontrato i vertici del mondo automobilistico (intrecciando rapporti con Enzo Ferrari, che per anni “corteggiò” il bresciano tentando senza successo di farlo sedere in una rossa); nel 1978, poi, lasciato il mondo delle due ruote decise di passare alle automobili, trovando un ingaggio in Formula 2 presso la Chevron Bmw. Nelle due stagioni successive, poi, arrivò l’atteso debutto in Formula Uno Aurora, a bordo della Williams FW06.
Non riuscendo particolarmente a primeggiare, Agostini lasciò i motori nel 1980: pur non avendo primeggiato sulle auto, aveva comunque scolpito trionfi inossidabili nelle due ruote.
Gli incredibili numeri di Agostini
Giacomo Agostini ha colto il numero record di 122 vittorie complessive nel motociclismo, con 54 trionfi nella 350 e 68 primi posti in 500.
Ad oggi, risulta nettamente il pilota più vincente della storia del motomondiale: il margine su Valentino Rossi, in termini di vittorie di Gran Premi, è di +7 per Agostini, dal momento che il “dottore” è fermo a 115 gare vinte; Marc Marquez, invece, è ancora lontano, trovandosi a quota 82 trionfi.
Con 15 titoli iridati conquistati, risulta il pilota più titolato di sempre, davanti ad Angel Nieto (13), Rossi, Ubbiali ed Hailwood (9) e Marquez (8).