Nella speciale classifica dei “whiner” Phil Hellmuth è molto probabilmente il chipleader.
To whine in italiano significa “piagnucolare, lamentarsi”, un atteggiamento in cui eccelle il recordman di braccialetti WSOP vinti (16 ad oggi). Nonostante sia un grande giocatore di poker, in particolare se parliamo di tornei, Phil Hellmuth non riesce proprio ad evitare la sceneggiata quando le cose gli vanno male. Non a caso è soprannominato Poker Brat, dove “brat” equivale al nostro “moccioso, ragazzino viziato e fastidioso”.
Che si tratti di una bad beat subita o dell’analisi su una pessima (secondo lui) giocata dell’avversario, Hellmuth vuole sempre essere protagonista. Meglio ancora se c’è la possibilità di farlo davanti alle telecamere della tv.
Questa situazione si è verificata di recente all’High Stakes Duel III targato PokerGO, quando Hellmuth ha incrociato carte e chips con Jason Koon.
Vincitore nel 2021 del suo primo braccialetto WSOP, Koon è diventato uno specialista di eventi high roller a partire dal 2014. E’ soprattutto con questo tipo di eventi ad alto/altissimo buy-in che ha accumulato 47,4 milioni dollari, una cifra stratosferica che lo collaca oggi al 5° posto nella All Time Money List del poker.
Tra Koon e Hellmuth passa tutta la differenza del mondo in senso pokeristico, sia per risultati (più numerosi e prestigiosi quelli di Poker Brat, più ricchi quelli del suo avversario), sia di concezione del gioco. Koon è un esponente della new generation del poker, quella nata su Internet e che oggi si affida soprattutto ai dettami analitici della GTO (Game Theory Optimal). Hellmuth è invece un archivio di poker visto e giocato soprattutto in chiave di eventi live, fatto di lettura dell’avversario e di capacità exploitativa.
I due sono lontani anche per età: Koon ha 37 anni, 58 sono quelli di Hellmuth.
All’High Stakes Duel III Koon ha preso il posto di Tom Dwan, battuto nel secondo match da Hellmuth. Per completezza d’informazione, ricordiamo che l’High Stakes Duel è un format di sit&go heads-up dove chi perde può chiedere la rivincita ma solo pagando il doppio della posta. E il cashout arriva dopo tre vittorie consecutive, oppure due ma in modalità double or nothing (cioè con posta raddoppiata).
Hellmuth si è già aggiudicato i primi due capitoli della serie, per un profit di 700mila dollari. La sfida contro Koon ne valeva altri 800mila netti, ma questa volta Poker Brat è rimasto a secco. La vittoria di Jason Koon ha rimandato tutto al prossimo round, ammesso che qualcuno si faccia vanti. Potrebbe essere lo stesso Hellmuth che, oltre al boccone amaro per la mancata vincita, ha dovuto ingoiare anche il “rospo” di una giocata da… whining totale (sempre secondo lui)!
L’azione si svolge quando i bui sono 3k/6k/bb. Hellmuth limpa da Bottone/SB con K♥2♥ e 187.000 chips nello stack. Koon (stack 1.400.000) non ci sta e rilancia a 24k da BB con 6♦4♦. Hellmuth chiama e fa scendere le prime tre carte del board.
Il flop è anomalo: J♦J♣J♥. Koon punta 30k ma la c-bet non spaventa Poker Brat che chiama con K carta alta.
Al turn scende una Q♣. Questa volta lo specialista di high-roller decide di rallentare l’azione con un check. Hellmuth non ne approfitta e si adegua all’azione dell’avversario.
Il river porta però un 4♠ che regala un inaspettato full a Koon: il 37enne esce puntando 36k che Hellmuth chiama quasi instant. Allo showdown parte l’immancabile “tironata” di Poker Brat che si lamenta della sfortuna e dell’azione di Koon.
La trovate su YouTube, merita di essere rivista anche per fare qualche valutazione: tutta sfortuna o Hellmuth ci ha messo del suo? Questo lo lasciamo decidere a voi.
Immagine di testa: Phil Hellmuth (credits PokerNews)