Pochi giorni fa Aurelio De Laurentiis, presidente del Napoli, è tornato a parlare di hooligans, tifosi violenti e misure restrittive per contenere il fenomeno Ultras (a Napoli, ma le mire del patron partenopeo si estendono a tutta la Penisola). Nello specifico, De Laurentiis ha invocato il celeberrimo ‘modello Thatcher’ – dal nome del Primo Ministro inglese che tra gli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso ideò tutta una serie di leggi, misure e articoli giuridici per regolare – meglio, reprimere – il fenomeno hools (hooligans) nel Regno Unito.
Erano anni in cui di Ultras in Italia se ne parlava più come fenomeno di folklore destinato a breve vita anziché di vero e proprio movimento generazionale, capace di coinvolgere in breve tempo un’ampia fetta della popolazione (perlopiù popolare e piccolo-borghese) e di rivoluzionare per sempre l’asset socio-politico (e culturale, volendo) del nostro Paese.
Gli Ultras italiani in qualche modo raccolsero l’eredità lasciata loro dai ‘nonni’ d’Oltremanica, imbevuti del fenomeno da molto più tempo – e certo in forme differenti, più frammentate ma anche più coinvolgenti a livello numerico, almeno sulle prime.
Cosa significa modello Thatcher negli stadi
In cosa consisteva esattamente il modello Thatcher, invocato da De Laurentiis – novello Florentino Perez, e come quest’ultimo cacciatore di Ultras?
Come ha scritto il giornalista napoletano Andrea Forgione, dopo i fatti dell’Heysel (1985), «la prima decisione [del governo inglese] fu quella di ritirare tutte le squadre del proprio paese dalle competizioni internazionali per l’anno successivo, prima che l’UEFA le squalificasse per cinque anni. Quegli animali non dovevano mostrare il brutto volto d’Inghilterra all’estero, e in patria andavano chiusi in gabbia. Così la Signora decise di far erigere delle recinzioni di metallo negli stadi di casa, già vecchi e pericolosi, rendendoli ancora più pericolosi. Il fallimento della misura fu sancito il 15 aprile 1989, giorno della semifinale di FA Cup tra Liverpool ed Nottingham Forest in campo neutro, a Sheffield. I tifosi del Liverpool furono stipati in una gradinata stretta e recintata, restando schiacciati contro le grate. 96 persone persero la vita».
E in effetti sarà il giudice Peter Taylor, a cui era stata affidata una Commissione d’Inchiesta sui fatti di Hillsborough, a puntare il dito proprio sui recinti voluti dalla Thatcher come causa primaria e fondamentale del disastro. Qualcosa però andava fatto, perché il problema violenza era stato solo nascosto sotto il tappeto (e la morte di poveri innocenti).
Così si decise di introdurre gli steward e di eliminare i posti non-numerati (ristrutturando gli stadi, processo mai avviato qui da noi in Italia), con lo scopo di controllare più e meglio di prima i movimenti dei tifosi. Infine, con il Football Offences Act del 1991, sotto il governo di John Major, fu dato potere alla polizia di arrestare e far processare per direttissima i tifosi anche solo per violenza verbale, cioè per linguaggio osceno e cori razzisti.
Un vero modello inglese per l’Italia
Non è la prima volta che De Laurentiis tira fuori le norme repressive della Thatcher come modello giuridico ideale per controllare i tifosi ‘violenti’.
Nel 2017 ad esempio aveva detto: «Gli unici rapporti ravvicinati con i tifosi li abbiamo durante il ritiro estivo, sotto il controllo stretto della nostra vigilanza privata. Nello stadio possiamo fare poco, invece. Le leggi non ci danno una mano e per questo sono favorevole al modello inglese: con l’arresto in flagranza di reato». Ma il ‘modello inglese’ che ha fatto crescere in quanto a civiltà e coinvolgimento la Premiership fino ai livelli che oggi ne fanno un esempio virtuoso in tutto il mondo non è quello della Thatcher, come sottolineato da Forgione e Spagnolo oggi su Gazzetta.
Insomma, il modello invocato da De Laurentiis con sempre più insistenza va inquadrato in un contesto particolare, con occhio critico e specializzato sul tema: quello della Thatcher non fu un modello, ma un modo violento e scriteriato di agire sui tifosi – tutti.
Il vero modello inglese semmai è quello che sopraggiunse da Hillsborough in avanti, con la ricostruzione degli stadi, il coordinamento di polizia locale e polizia regionale, il pagamento di steward di professione e l’unilateralità di giudizio sul trattamento da riservare ai tifosi violenti.
In un momento nel quale a Napoli c’è una crepa insanabile tra risultati sportivi del club e tifoseria organizzata – i cui rapporti sono ai minimi storici con la società –, le dichiarazioni di De Laurentiis gettano solo ulteriore benzina sul fuoco.