In estate l’arrivo di Henrikh Mkhitaryan all’Inter era stato visto come un innesto buono per allungare la panchina a disposizione di Simone Inzaghi con un giocatore d’esperienza che poteva garantire maggior qualità e differenti soluzioni tattiche rispetto a Matias Vecino e Arturo Vidal, i giocatori che rappresentavano i ricambi di centrocampo nella stagione precedente e che avevano lasciato i nerazzurri senza essere troppo rimpianti.
Nessuno si aspettava che l’armeno potesse essere più di un rincalzo per il trio di centrocampo formato da Calhanoglu, Brozovic e Barella, una sorta di meccanismo perfetto al centro della squadra di Simone Inzaghi.
L’idea era che fosse l’alternativa ad Hakan Calhanoglu nel ruolo di mezzala sinistra, mentre il giovane Asllani doveva essere la riserva di Brozovic nel ruolo di regista. Nel momento in cui il croato è stato assente, Calhanoglu si è riscoperto a sorpresa ottimo interprete del ruolo di perno centrale della squadra, liberando così la zolla di centrosinistra ad un Mkhitaryan che, a dispetto dei suoi 34 anni, ha messo in campo qualità e intensità con continuità, trasformando in maniera silenziosa il centrocampo nerazzurro.
Come Mkhitaryan è diventato fondamentale nel centrocampo dell’Inter
La vittoria dell’Inter contro l’Udinese ha visto l’armeno andare in gol, mettendo a segno la fondamentale rete del vantaggio nel secondo tempo ma non solo.
La heatmap del match di Mkhitaryan mette in luce l’alto numero di palloni toccati non solo nella sua zona di competenza (dove il “calore” si alza moltissimo) anche nella zona arretrata del campo, con un paio di punti “rossi” nelle zone in cui si posiziona per agevolare l’uscita di palla dei compagni ma anche con numerosi ripiegamenti difensivi che appaiono sorprendenti per un giocatore ben oltre la trentina che in carriera ha sempre giocato da trequartista offensivo.
L’Inter con Mkhitaryan appare effettivamente molto diversa da quella con Brozovic mediano e Calhanoglu mezzala: il regista croato tende a giocare qualche metro più indietro rispetto al turco, offrendo un preziosissimo lavoro di schermo davanti alla difesa ma meno supporto in fase offensiva. Calhanoglu invece, nonostante anch’egli da quando è arrivato all’Inter abbia ampliato moltissimo il suo raggio d’azione sul campo rispetto ai tempi di Leverkusen e al Milan, tende sempre a giocare palla in zone più avanzate e non disdegna mai di portarsi fin oltre la trequarti avversaria per cercare la conclusione personale.
Ad inizio stagione l’asse Calha-Brozo appariva un po’ troppo schematico e prevedibile, poco dinamico e spesso disinnescato dal pressing avversario.
Ecco quindi che la versatilità e l’applicazione tattica di Mkhitaryan risultano fondamentali quando gioca con Calhanoglu, dal momento che l’armeno è sempre pronto a coprire le spalle al turco quando avanza, ma allo stesso tempo può dialogare con lui per ricevere palla verso il limite sinistro dell’area avversaria.
Mkhitaryan contro l’Udinese: gol e presenza a tutto campo
Nel match contro l’Udinese abbiamo visto Mkhitaryan giocare insieme sia a Brozovic che a Calhanoglu, risultando il migliore in campo: è stato fondamentale nel tamponare le iniziative friulane, chiudendo in maniera impeccabile un pericoloso contropiede avversario e riuscendo ad essere anche molto pericoloso in attacco (sua una bella conclusione che ha costretto Silvestri a una parata non semplice). Sul gol di Lovric è purtroppo completamente preso in controtempo mentre era in posizione avanzata a causa dell’errore commesso sull’asse Brozovic- Lukaku (con il primo che sbaglia ad avanzare troppo, scoprendo il campo sulla palla persa dal secondo).
Dopo l’ingresso di Calhanoglu, continua a giocare a tutto campo ed è il grande protagonista del momento migliore dell’Inter: recupera palla su Rodrigo Becao e la offre a Dzeko, che si fa parare la conclusione da Silvestri.
Sul capovolgimento di fronte, dopo il clamoroso errore di Success, si stacca dal controllo di Lovric ricevendo palla da Calhanoglu al limite dell’area e riuscendo a colpire il pallone di prima, aprendo il piatto tanto da piazzare la palla sul palo opposto, dove Silvestri non può arrivarci. In un solo istante vede l’unico spiraglio possibile per segnare e compie un gesto tecnico per nulla semplice per riuscire ad indirizzare la palla proprio lì con un tiro di prima.
Presenza a tutto campo, intelligenza tattica, qualità tecnica e pericolosità in zona offensiva: contro l’Udinese Mkhitaryan ha messo in mostra tutto il repertorio delle qualità che l’hanno reso uno dei giocatori più incisivi della squadra nerazzurra. Non è “rumoroso” in campo come possono essere Barella, Skriniar o altri leader della squadra, ma nonostante le poche parole il suo sguardo sempre penetrante e attento sembra comunicare ai compagni molto più di tanti gesti e spiegazioni, dal momento che è sempre pronto a ricevere e supportare tutti i giocatori che orbitano attorno alla sua zona.