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Games Workshop è il più grande produttore a livello mondiale di miniature in plastica e metallo per wargame tridimensionali. L’ormai trentennale successo dell’azienda con sede a Nottingham è legato principalmente a due sistemi di gioco, alle relative ambientazioni e alle linee di miniature che lo animano.

In termini di fatturato e di diffusione nel mondo il primo è Warhammer 40.000. Si tratta di un wargame sci-fi che dal 1987 trasporta nelle profondità della galassia il mondo di ispirazione tolkeniana creato in precedenza con Warhammer Fantasy Battle.

Aprile 1978: giorno di inaugurazione del primo negozio GW (photo credits Ian Livingstone).

WHFB è uscito per la prima volta nel 1983. Da allora il colosso britannico ne ha pubblicato 8 edizioni (compresa la prima), fino al 2015 quando il gioco è stato sostituito da Warhammer Age of Sigmar, con grande sorpresa – e in parte delusione – degli appassionati. AoS è infatti un gioco che, pur collegandosi al predecessore in termini di narrazione, ne cambia le basi sia a livello di background che di meccaniche di gioco. Il “vecchio mondo” di Warhammer viene distrutto e il sistema delle “basette” è sostituito da quello delle unità in schermaglia.

La fine di Warhammer Fantasy è cosa nota per chi segue il settore dei wargame di miniature. Così come sono abbastanza chiare alcune delle ragioni che hanno spinto GW a questa scelta “epocale” e che abbiamo provato a riassumere in un precedente articolo.

Un po’ meno chiaro è quello che quattro anni più tardi GW ha pubblicato sul proprio blog warhammer-community.com. Nel 2019 Andy Hoare, game designer, autore di libri su Warhammer e ora Specialist Brands Product Manager di Games Workshop, ha annunciato un progetto che intende riproporre agli appassionati proprio quel vecchio mondo superato da AoS.

Il progetto si chiama infatti Warhammer The Old World ed intende essere un nuovo wargame ispirato a WHFB sia per background che per meccaniche.

Dall’annuncio di quelle intenzioni sono passati quattro anni senza arrivare a fatti concreti, se si escludono una serie di artworks e qualche vago accenno al sistema di gioco. Un po’ poco e questo solleva molte perplessità.

CHE COSA SAPPIAMO SU THE OLD WORLD?

Le informazioni più copiose riguardano l’ambientazione, in particolare la datazione degli eventi. Andy Hoare ha chiarito che il Vecchio Mondo di cui si parla è quello che precede di due secoli la fine dei tempi (End of Times è la serie di 5 libri che introduce al background di Age of Sigmar).

E’ il periodo in cui l’Impero degli uomini vive una fase di anarchia, seguita alla morte dell’Imperatore Manfred von Zelt. I vari Conti Elettori non trovano l’accordo per il successore e danno vita a una guerra civile. La faida tra umani durerà fino all’arrivo di Magnus il Pio che riunirà di nuovo l’Impero e condurrà la grande alleanza di uomini, elfi e nani alla vittoria contro il Caos.

The Old World è quindi ambientato alcuni decenni prima dell’assedio di Praag – la capitale del regno di Kislev attaccata e quasi distrutta dalle forze del Caos – e ha come protagonisti i principali domini degli uomini: Westerland, Osterland, Reikland e Talabec. Perché questa scelta, che bypassa le origini di Warhammer e sostanzialmente si concentra sugli umani piuttosto che su elfi, nani e altre razze?

La risposta arriva ancora una volta da Andy Hoare. “Go too far back in time – to the War of the Beard or the time of Sigmar for example – and the setting would have become unfamiliar“. I tempi più remoti possono essere meno interessanti per i giocatori. Probabilmente sarebbe d’accordo anche Tolkien, ma il sottinteso è che GW vuole richiamare l’attenzione sul background che ha caratterizzato l’edizione di maggior successo di WHFB, la sesta uscita nel 2000.

Accanto agli umani che fanno parte dell’Impero ci sono sicuramente quelli di Bretonnia. Nel blog il reame che si ispira chiaramente alla Francia medievale è molto presente, con tanto di disegni sulle uniformi e sull’araldica. Insomma, quando il gioco uscirà, i cavalieri Bretonniani con i loro armigeri saranno protagonisti.

Ma ci sono riferimenti anche al già citato regno di Kislev, baluardo nordico contro le invasioni dei predoni della Norsca o delle orde del Caos. Sono inoltre citati orchi, elfi silvani e Uominibestia, ma non è chiaro se questi saranno protagonisti del gioco o semplici comparse. Nell’ultimo post finora pubblicato c’è ampio spazio anche per i Re dei Sepolcri, anche se gli autori hanno precisato che questi “non sono esattamente abitanti del Vecchio mondo, ma le loro invasioni hanno un ruolo chiave nella narrazione“. (“They’re not technically denizens of the Old World, but their invasions play a key part in the narrative at this time during the history of the setting“)

La chicca finale per quanto riguarda l’ambientazione e la geografia di The Old World è il riferimento al Grand Cathay: il regno collocato all’estremità orientale del continente, mai pienamente sviluppato nelle 8 edizioni di WHFB ma in linea con i videogame di GW. Il Cathay è infatti presente in Total War: Warhammer III.

Immagine credits Warhammer Community/Games Workshop

Le notizie sono invece più sporadiche e nebulose quando si tratta di regole. Di sicuro ci sono soltanto le caratteristiche principali del gioco, ovvero unità in formazione (“rank-and-file”), basette quadrate e scala delle miniature identica a quella del vecchio Warhammer (il 30mm).

Su quest’ultimo aspetto, c’è una dichiarazione di Hoare che va tenuta presente per capire il senso dell’intero progetto. “Vogliamo che le persone possano usare il loro vecchi eserciti se lo desiderano, o iniziarne altri o integrarli con nuove miniature“. (“The scale will remain the same as it ever was. We want people to be able to use their old armies if they wish, or to start new ones, or to add new miniatures to old armies – whatever they want“)

Per il resto, il massimo che per ora si trova nel blog è una dichiarazione di intenti e soprattutto d’amore nei confronti di WHFB. Si legge: “The Old World utilizzerà tutte le migliori meccaniche di gioco utilizzate dalla 3a all’8a edizione (di WHFB)… con l’aggiunta di nuove regole e sfide da superare“. (“The Old World will gather up all our favourite mechanics from the 3rd edition to the 8th edition. Our goal was to create a game that captures the best elements of all the editions of Warhammer Fantasy Battle, but at the same time providing new and exciting rules,  and fresh challenges to overcome“).

 

GLI OBIETTIVI DI THE OLD WORLD

Cominciamo da una domanda: che cosa rappresenta il progetto The Old World nel business di GW?

La risposta è contenuta nel primissimo post dedicato a questo progetto apparso sul blog. Hoare specifica: “The Old World is to Warhammer Age of Sigmar, as the Horus Heresy is to Warhammer 40.000“. Old World sta a Age of Sigmar come Horus Heresy sta a Warhammer 40.000.

Horus Heresy è un gioco di miniature sci-fi che riprende le meccaniche e il background di WH40k. L’azione si svolge però 10mila anni prima, quando gli umani combattono una guerra civile generata dal tradimento di Horus nei confronti dell’Imperatore. Solo umani, quelli “lealisti” e quelli che hanno abbracciato il Caos. Non ci sono quindi eserciti “Xeno” – il termine usato nel gioco per indicare i non-umani quali Eldar, Necron, Orki e Tau. Il gioco consente di usare senza problemi miniature old-style, provenienti da vecchie edizioni di WH40.

La continuità tra i due progetti è palese e confermata dalla stessa GW che con questi giochi cerca di accontentare soprattutto gli appassionati di lunga data. Dice Hoare sul blog: “E come in Horus Heresy, vedere quegli eroi mitici in azione ha un fascino innegabile, così come ricreare i gloriosi eserciti di un’epoca precedente: una proposta entusiasmante sia per gli hobbisti che per i giocatori“.

L’azienda punta quindi sul fattore nostalgia e sull’elemento del collezionismo che, relativamente a The Old World, è stato intaccato da Age of Sigmar. Per quanto valida sotto molti altri aspetti, l’operazione End of Times/AoS ha fatto perdere a GW molti clienti legati al vecchio Warhammer i quali hanno scelti altri wargame e ad altre aziende produttrici di miniature. Nessuna di queste da sola può competere con GW, ma l’insieme rappresenta una fetta di mercato ancora interessante, alla quale l’azienda di Nottingham non vuole rinunciare.

Lo conferma il fatto che le miniature dell’Impero sono tra le poche a non essere stata modificate nel passaggio a Age of Sigmar. Bretonnia, invece, manca completamente.

Esercito di Bretonnia, WHFB 6a edizione (credits Games Workshop)

THE OLD WORLD: SE NON ORA, QUANDO?

Qui si entra nel regno delle ipotesi. GW, sempre attraverso Hoare, nel 2019 ha parlato di un progetto molto lungo, ma 4 anni per sapere così poco suscitano un po’ di perplessità.

Uscire con un prodotto non adeguatamente testato sarebbe un autogol, questo è certo. Ma se le regole sono una “summa” delle precedenti edizioni e per ora non ci sono nuovi range di miniature in vista, l’uscita di The Old World non dovrebbe essere così problematica.

In mezzo c’è stata la pandemia e di questo, forse, si deve tenere conto. Eppure il lockdown è stato un propellente per il settore dei giochi e allora perché non accelerare i tempi?

E’ difficile dare una spiegazione. A nostro avviso, Games Workshop sta ancora testando la reale appetibilità di The Old World per il mercato e lo fa propio pubblicando sporadiche informazioni attraverso il blog.

La prudenza non è mai troppa, nemmeno per un colosso. Anche perché esiste un precedente. Nel 2020 GW ha lanciato Cursed City, un gioco da tavolo del genere Warhammer Quest ma con evidenti richiami ad uno specialist game molto amato: Mordheim. In quel caso l’effetto nostalgia non è stato ben calibrato e il gioco ha avuto un successo mediocre.