A fianco di alcuni risultati sportivi decisamente soddisfacenti (su tutti la vittoria nei derby di Supercoppa e di campionato), i tifosi dell’Inter guardano con una certa preoccupazione alla situazione finanziaria della società, attorno alla quale girano da tempo insistenti voci di cessione.
Le cose sono radicalmente cambiate da quando il gruppo Suning ha acquisito la maggioranza del club nel 2016, spendendo milioni su milioni per gente come Joao Mario o Gabriel Barbosa. La mutata politica cinese riguardo agli investimenti sul calcio ha portato ad un deciso ridimensionamento dell’investimento e causando anche una serie di mancati introiti previsti proprio sulla base di partnership economiche con sponsor asiatici.
Sono oramai due anni che si parla di una possibile cessione della squadra, e nel frattempo l’Inter ha dovuto tornare sui suoi passi rispetto al progetto tecnico, situazione esemplificata all’epoca dalle cessioni di Romelu Lukaku e Achraf Hakimi, oltre che dalla separazione dal tecnico Antonio Conte, all’indomani della vittoria dello scudetto, un ridimensionamento all’indomani di un successo inedito nel panorama italiano.
Perché la situazione di Zhang fa pensare alla cessione dell’Inter
L’attuale presidente dell’Inter Zhang Kangyang, meglio noto come Steven Zhang, è il figlio di Zhang Jindong, fondatore e presidente di Suning.com. Fino al 2019 Zhang era indicato come il 9° proprietario più ricco nel mondo del calcio, con un patrimonio di 6,8 miliardi di dollari.
Da allora le cose sono decisamente cambiate, come testimoniano i recenti guai giudiziari di Steven: la China Construction Bank Asia (filiale di una delle quattro grandi banche statali in Cina) sostiene che Steven Zhang si stia rifiutando di rimborsare più di 300 milioni di dollari che deve alla banca. Per questo debito Zhang sta subendo procedimenti giudiziari in Italia e negli Stati Uniti, oltre che ad Hong Kong dove è stato accusato anche di oltraggio alla corte in un tribunale di Hong Kong.
Nel 2020 gli Zhang hanno chiesto un prestito alla CCBA nel 2020 per ripagare alcuni debiti contratti nel 2019, quando ha acquisito il 65% di un’azienda cinese che gestisce migliaia di minimarket in Cina per 108,9 milioni di dollari.
Zhang avrebbe garantito personalmente i debiti, ma nel 2021 non è stato in grado di ripagarli a causa della difficile situazione di Suning.com, inadempiente su prestiti bancari per un totale di 1,7 miliardi di dollari, secondo il suo bilancio al 12 maggio 2021. Dal momento che Steven Zhang ha sostenuto di non essere a conoscenza delle operazioni di rifinanziamento e che le sue firme sugli accordi fossero false, in seguito alla decisione favorevole a CCBA del tribunale di Hong Kong, quesi hanno domandato che venisse condannato per oltraggio al tribunale per false dichiarazioni.
Nonostante questi problemi, la famiglia Zhang ha ribadito più volte di voler mantenere il controllo dell’Inter, nonostante ci siano state conferme che gli advisor Goldman Sachs e Raine Group si siano messi all’opera sul dossier di vendita del club nerazzurro.
Nel 2024 Suning dovrà però ripagare il prestito da 292 milioni al fondo statunitense Oaktree (contratto dopo l’emergenza COVID), con il rischio altrimenti di perdere la società a zero, che (come successo al Milan quando Yonghong Li non ha potuto saldare il debito con il fondo Elliott)passerebbe nelle mani del fondo USA: non solo il 68,55% dell’Inter in mano alla famiglia Zhang, ma anche il restante 31,05% in mano al fondo di Hong Kong LionRock (legato anch’esso a Suning): Oaktree avrebbe, così, il 99,6% delle azioni del club nerazzurro e sarebbe proprietaria del club.
Anche con una cessione attorno a 1,2 miliardi (valutazione che sarebbe quella fissata dalla famiglia Zhang) sarebbe difficile pensare ad una possibile plusvalenza per gli Zhang, dato quanto hanno già investito nella squadra (più di 600 milioni), l’indebitamento netto del club (circa 300 milioni) e il prestito da ripagare a Oaktree (anche questo, con gli interessi, attorno ai 300 milioni).
Chi potrebbe rilevare l’Inter: la situazione con il fondo PIF
Al momento però non sembrano esserci all’orizzonte compratori interessati: si è parlato a lungo dell’interesse da parte del fondo PIF, ovvero Public Investment Fund, il fondo sovrano dell’Arabia Saudita.
Nel 2021 però, attraverso un consorzio con PCP Capital Partners e RB Sports & Media, il fondo PIF ha acquisito l’80% del Newcastle per una cifra attorno ai 350 milioni. Appare impossibile che, dopo aver investito sul campionato più ricco e prestigioso del mondo, possa andare a spendere quasi il quadruplo per l’Inter che, per quanto possa contare su un blasone e una storia (e di conseguenza un bacino di mercato) decisamente maggiori rispetto al Newcastle, gioca in un campionato immensamente meno attrattivo rispetto alla Premier League.
Possibilità più concrete potrebbero arrivare dai vari fondi statunitensi, più propensi magari ad entrare come soci della famiglia Zhang, almeno inizialmente.
Ma le ultime notizie riportano che anche da questo ambito gli investimenti sportivi sono in netto calo (tralasciando le “follie” di Todd Bohely e Clearlake Capital per il Chelsea): il Liverpool è stato messo in vendita da Fenway Sports Group (FSG) e nello stesso panorama americano sono sul mercato alcune storiche franchigie dei vari sport nazionali, ovvero i Washington Commanders (NFL), Los Angeles Angels (MLB), Washington Nationals, Phoenix Suns (NBA) e Ottawa Senators (NHL). La congiuntura econmica statunitense sembrebbe quindi spingere gli investitori lontani dal mondo dello sport, al momento.
Cosa significa la mancata cessione dal punto di vista sportivo
Dal punto di vista sportivo le questioni economiche e le voci di cessione non stanno impattando troppo sui risultati dell’Inter, ma alla lunga è chiaro che la situazione mostrerà la corda. Nonostante i buoni risultati ottenuti, la continua emorragia di giocatori come Hakimi e Skriniar e l’impossibilità di chiudere acquisti praticamente già delineati come successo nel caso di Tonali o Bremer rende difficile per la squadra fare un salto di qualità che permetterebbe di consolidare la sua caratura internazionale.
A causa dell’esposizione debitoria, inoltre, il club ha accumulato circa 40 milioni di interessi passivi da pagare in ogni stagione, soldi che, sul calciomercato, si traducono in uno o due rinforzi di alto livello a cui bisogna giocoforza rinunciare.
L’operato dell’amministratore delegato Beppe Marotta negli ultimi tempi è stato esemplare, ed è sempre riuscito a costruire una squadra competitiva pur riducendo i costi e aufinanziando il mercato. Ma senza una proprietà in grado di convogliare capitali e con il patrimonio eroso sempre più dalla situazione debitoria, mantenere lo standard sportivo consono all’Inter potrebbe essere sempre più difficile.