L’ Australian Open 2023 ci proponeva, tra notte fonda e mattinata italiana, i due penultimi atti del singolare maschile: prima Khachanov-Tsitsipas, poi Djokovic-Paul. L’esito è stato in entrambi i casi quello che più o meno tutti prevedevano e auspicavano, con qualche variazione sul tema. Ecco il racconto dei due match.
Australian Open, day 12: le semifinali maschili
Una sessione pomeridiana piuttosto torrida per la prima semifinale fra Karen Khachanov e Stefanos Tsitsipas, una seconda più fresca nella serata australiana con il solito Novak Djokovic alle prese con il sorprendente Tommy Paul.
Khachanov-Tsitsipas: Tsitsi è ancora troppo, per Khachanov
Si diceva del grande torneo giocato finora da Stefanos Tsitsipas, ma anche degli evidenti progressi di Karen Khachanov. La semifinale tra i due ha confermato entrambe le impressioni, anche se ovviamente alla fine ci doveva essere un vincitore e non poteva che essere questo Tsitsi.
La ragione di tutto ciò è molto semplice, persino banale: Khachanov è divenuto un po’ più continuo ed è migliorato in tutto quello che sapeva già fare. Semplicemente, Tsitsipas è ancora troppo distante dal suo livello. Il greco ha un arsenale di colpi e di variazioni tattiche che il russo non possiede e forse non possiederà mai.
Il copione preferito di Khachanov è quello di un tennis a ritmi alti da fondo campo, possibilmente con la palla che arrivi alla giusta altezza per sprigionare potenza e rotazioni con i suoi poderosi colpi di rimbalzo. A tratti ci è anche riuscito, ma poi Tsitsipas piazza qualche smorzata millimetrica, qualche recupero prodigioso, qualche cross strettissimo di dritto, e il match prende una direzione chiara. Una bravura specifica del greco, non da oggi ma oggi particolarmente efficace contro un avversario come quello odierno, è stata quella di variare moltissimo profondità e peso dei colpi. Così facendo, non ha quasi mai dato modo a Khachanov di entrare in ritmo, facendolo molto spesso giocare fuori dalla propria comfort zone.
Dal canto suo, Khachanov ha avuto il grosso merito di crederci sempre, annullando due match point al tie-break del terzo set e infine portando il match al quarto. Lì, però, è emersa un’altra delle qualità che fanno di Stefanos Tsitsipas un giocatore d’elite: salire di livello quando il match lo richiede. Risultato: break al 2° gioco e 6-3 finale, il greco si giocherà il titolo dell’Australian Open.
Djokovic-Paul, olito Nole da Australian Open, Tommy impotente
Visti gli andamenti degli ultimi due match giocati, in cui aveva letteralmente mangiato in testa a ossi duri come Alex De Minaur e Andrey Rublev, l’idea che Novak Djokovic avrebbe potuto stradominare anche in semifinale contro Tommy Paul era molto più che una sensazione.
Il finale è stato il medesimo, ma con una variazione rispetto ai due match citati, in cui aveva lasciato agli avversari rispettivamente 5 e 7 giochi. Stavolta Nole vola 5-1, serve per il set ed ha anche un set point, ma lì parte un passaggio a vuoto che nessuno avrebbe messo in conto. Non sembra nemmeno che abbia problemi fisici, cosa che non può non venire in mente quando Novak Djokovic perde due volte consecutivamente la battuta, con annessi doppi falli in serie. Una situazione parecchio inusuale, per il leggendario campione serbo: uno che in genere, una volta che azzanna la partita, non la molla più.
Alla fine si tratterà solo di un micro-incidente di percorso, poiché sul 5-5 Nole riprende – anche abbastanza rapidamente – i suoi standard, letteralmente insostenibili per il pur ottimo Paul.
Tommy fa quello che deve, serve forte (con punte da 217km/h) ma non è in grado di sostenere la leggendaria capacità difensiva del serbo, che non perde quasi mai campo e approfitta di ogni minimo cedimento per guadagnarne a sua volta, trasformando situazioni difensive in offensive.
Finisce 7-5 6-1 6-2, con gli ultimi due set che sono una sorta di attesa (nemmeno troppo lunga) di un verdetto già ampiamente scritto. Ancora una volta sono due i dati che fanno impressione: un servizio che raramente è stato così efficace (anche oggi 12 ace, 59 in totale nel torneo) e la solita – stellare – forza nei game di risposta. Per dare qualche numero, Novak Djokovic ha una media carriera del 42,2% di punti vinti nei game di risposta. All’Australian Open, torneo che ha vinto 9 volte e che domenica potrebbero diventare 10, la media carriera sale al 43,6%. Oggi ha vinto il 51% dei punti quando serviva Tommy Paul, il che significa che in questo Australian Open 2023, dopo 6 partite, Djokovic ha vinto il 46,2% dei punti quando servivano gli avversari. Quarantasei virgola due.
Cosa ci attende questa notte all’Australian Open
Sarebbe meglio dire domattina, poiché la finale del singolare femminile tra Elena Rybakina e Aryna Sabalenka è in programma alle 9:30 italiane del 28 gennaio, le 19:30 orario di Melbourne. Sicuramente si tratta della finale tra le giocatrici che più hanno convinto, la prima in carriera a livello slam per Sabalenka, la seconda (dopo il vittorioso Wimbledon 2022) per Rybakina. Una finale che si presenta come un rebus intricato, poiché è vero che Rybakina non ha mai vinto in 3 precedenti contro la bielorussa, ma è anche vero che l’ultimo di questi 3 match si è tenuto nel luglio 2021, ovvero ben prima che la kazaka (ex russa) facesse il primo grosso salto di qualità.