Una volta superata la pratica – o anche solo la tentazione – dei più disparati scongiuri, i tifosi napoletani che leggeranno questo articolo potranno scoprire qualcosa di interessante. Cercheremo infatti di paragonare la corsa del Napoli di Spalletti, che non è ancora matematicamente campione d’inverno 2022/23 ma è una fortissima candidata a diventarlo, rispetto a tutte le altre volte in cui ha chiuso davanti a tutti il girone di andata.
Napoli campione d’Inverno: quante volte è successo e come è andata a finire
Nella storia della Serie A, chi chiude in testa il girone di andata ha buone chance di conquistare anche lo scudetto vero e proprio, ma non si tratta certo di una garanzia. A occhio e croce, due volte su tre la squadra campione d’inverno diventa anche campione d’Italia: per la precisione è accaduto 58 volte su 90 (65,5%). L’era dei tre punti ha reso un po’ più “platonico” il titolo di campione d’inverno, essendo la percentuale scesa al 64% (18 volte in 28 campionati dal 1994/95).
Nella sua lunga storia, il Napoli è riuscita a chiudere in testa al giro di boa 5 volte, e in 2 occasioni ciò ha significato scudetto. Vediamo nel dettaglio cosa accadde.
1986, la prima dell’era Maradona
Classifica a fine girone di andata: Napoli 22, Inter 20, Milan e Juventus 19
Quando si parla dei grandi campioni, raramente si cita il peso specifico che hanno avuto in una determinata squadra. Il fatto che il Napoli sia riuscito a diventare campione d’inverno (ma soprattutto d’Italia) solo nel 1986 non è casuale, visto che il “Diez” più famoso della storia era vicino al suo apice. Nei primi due anni di Maradona il Napoli era terminato 8° e 3°, in un crescendo che andava di pari passo con la piena maturazione calcistica del fuoriclasse argentino.
Il Napoli 1986-87, quello con le attillatissime casacche “enneerre” e lo sponsor Buitoni in bella vista, giocò la gara della svolta il 9 novembre 1986, al Comunale di Torino contro la Juventus. I bianconeri erano una grandissima squadra a fine ciclo, con Michel Platini che sembrava la controfigura del meraviglioso campione ammirato per 4 anni. In panchina sedeva Rino Marchesi, guarda caso il primo allenatore di Maradona in Italia. A Torino fu un massacro, perché dopo la rete di Laudrup a inizio secondo tempo gli azzurri rimontarono e quasi dilagarono: Ferrario, Giordano e poi Volpecina, 1-3. Fu la gara della consapevolezza per il Napoli e per tutti i tifosi napoletani, la gara che fece capire che poteva essere l’anno buono.
Infatti, quando a marzo le due rivali si incontrano nuovamente, al San Paolo c’è l’investitura definitiva. Segna prima Renica su punizione a due, servito da Maradona. A inizio secondo tempo Platini regala una delle poche magie di quella stagione, con un assist al bacio per la preziosa testa di Serena. Ma il pareggio dura pochissimo e Francesco Romano fissa il risultato sul 2-1. Vince ancora il Napoli, che approfitta del passo falso della Roma per isolarsi in testa. Sarà scudetto, il primo della storia per la squadra e la città.
Classifica finale: Napoli 42, Inter 39, Juventus 38
1987, la grande illusione
Classifica a fine girone di andata: Napoli 25, Milan 22, Roma e Sampdoria 20
Sempre maglie “NR”, sempre Buitoni come sponsor, ma con uno scudetto a campeggiare orgoglioso all’altezza del cuore. Il Napoli di Maradona sembrava in grado di aprire un ciclo, ma era destinato a scontrarsi con un altro ciclo incipiente: quello del Milan di Sacchi. La Juve, rivale di sempre, è infatti tristemente indietro in classifica e con Marino Magrin negli scomodissimi panni di “wannabee” di un Platini ritiratosi al termine di una stagione con 2 soli gol all’attivo.
Infatti, se la vittoria che mette le ali agli azzurri sulla strada del titolo d’Inverno è sempre quella con la Juve (2-1 con rigore decisivo di Maradona nel finale), la partita che segna la stagione arriverà contro il Milan. Il primo maggio 1988 il Napoli capolista ospita i rossoneri, indietro di un punto, nella terzultima giornata del campionato. Vincendo, gli azzurri saranno di fatto campioni d’Italia per la seconda volta consecutiva. Ma dall’altra parte c’è una squadra incredibile, destinata a riscrivere la storia del calcio italiano ed europeo tra la fine degli anni ’80 e la prima parte dei ’90. Milan avanti con Virdis, Napoli che pareggia con la solita magica punizione di Maradona. Ma nel secondo tempo ancora Virdis e Van Basten danno i preziosissimi 2 punti al Milan. Careca suonerà la carica per un tentativo di rimonta rivelatosi inutile. È sorpasso, e sarà il Milan a fregiarsi del titolo.
Classifica finale: Milan 45, Napoli 42, Roma 38
L’ultima di Diego, il 1989
Classifica a fine girone di andata: Napoli 25, Inter 23, Roma, Samp e Milan 22
La meravigliosa e travagliata storia d’amore di Diego Armando Maradona con il Napoli vive la sua ultima grande stagione nel 1989/90. Una stagione che regala il meglio e il peggio del Pibe de Oro, già molto assorbito dal turbinio della sua attivissima vita mondana, coccolato e protetto da tutto l’ambiente, al punto da perdonargli anche l’arrivo in forte ritardo dalle vacanze estive. A Maradona si poteva però perdonare di tutto, e infatti quell’anno trascina il Napoli al secondo scudetto con il più alto numero di gol mai segnati in una stagione nel calcio europeo, 16 in 28 presenze. Uno di questi nel roboante 3-0 con cui il Napoli umilia il Milan di Sacchi all’andata, la squadra contro la quale andrà ancora una volta a battagliare per lo scudetto, stavolta a parti invertite e con molte più polemiche.
Nel girone di ritorno sarà testa a testa entusiasmante, che però viene deciso da un episodio che ha alimentato infinite discussioni. L’8 aprile 1990, alla terzultima giornata, la capolista Milan (43 punti) è di scena a Bologna, mentre il Napoli (42) è ospite dell’Atalanta. In entrambi i casi finisce 0-0, ma una monetina lanciata dagli spalti colpisce il centrocampista brasiliano del Napoli Alemão. Segue una scena che è un mix fra thriller, telenovele sudamericane e sceneggiata napoletana. Il Napoli ottiene i 2 punti a tavolino, buoni per appaiare il Milan in testa. Poi, nel rush finale, arriverà il secondo scudetto.
Classifica finale: Napoli 51, Milan 49, Inter 44
2016: l’era del comandante Sarri e del Pipita-record
Classifica a fine girone di andata: Napoli 41, Inter e Juventus 39
Nell’estate del 2015, Aurelio De Laurentiis ingaggia un allenatore molto esperto, con un curriculum ridotto in Serie A ma che aveva fatto cose egregie a Empoli. Si chiama Maurizio Sarri, e diventerà senza alcun dubbio l’uomo più capace di far sognare i napoletani dopo Maradona. Il Napoli di Sarri diventa da subito una macchina da guerra, il 4-3-3 di colui che viene ribattezzato “il Comandante” domina gli avversari grazie a un gioco esteticamente splendido e a un puntero come in Italia non se ne vedevano da anni: Gonzalo Higuain. El Pipita era già a Napoli da 2 anni, con Benitez era andato benino ma è con Sarri che la sua carriera svolta. A fine campionato saranno 36 gol in 35 partite, record assoluto per la Serie A.
La squadra diventa campione d’inverno per le sue innegabili qualità, ma anche per il pessimo avvio di campionato della Juventus, uno dei peggiori della sua storia. I bianconeri di Allegri, nettamente la migliore squadra per budget e organico, era partita con appena 5 punti nelle prime 6 partite. Poi sarebbe stato ancora una volta scudetto, grazie a una rimonta irresistibile.
Classifica finale: Juventus 91, Napoli 82, Roma 80
2017: il meglio del sarrismo
Classifica a fine girone di andata: Napoli 48, Juventus 47, Inter 41
L’ultima volta del Napoli campione d’inverno è anche quella con più rimpianti. Si tratta del famoso scudetto “perso in albergo” da una parte, e delle infinite polemiche per il mancato rosso a Pjanic in Juve-Inter dall’altra. Soprattutto, però, è la stagione che più di ogni altra ci ha mostrato di cosa è capace Maurizio Sarri. Con Higuain soffiato dall’acerrima rivale a suon di milioni, il tecnico toscano reinventa il suo 4-3-3 estremizzando possesso palla e ritmo, con fraseggi e triangolazioni strettissime, improvvisi cambi di gioco e un ruolo ancora più importante negli inserimenti delle mezzali. Soprattutto, con l’addio a Higuain Sarri ha trasformato Dries Mertens nel bomber che non era mai stato in carriera.
A fine girone di andata la Juve si era riavvicinata al Napoli proprio grazie al grande ex Higuain, che con il gol partita nello 0-1 al San Paolo cementò definitivamente l’odio di tutta una città e una tifoseria nei confronti di un bomber venerato che però aveva tradito la sua amata. Il gol di Higuain non servì per impedire al Napoli di laurearsi campione d’inverno, quello di Koulibaly al ritorno aveva illuso tutto un popolo di poter mettere le mani sullo scudetto. Non fu così, per le ragioni già menzionate sopra.
Classifica finale: Juventus 95, Napoli 91, Roma 77
Cosa può accadere quest’anno
Quando siamo arrivati quasi alla fine di questa lunga pausa dovuta al mondiale, il Napoli ripartirà dalla testa della classifica. Per la squadra di Spalletti sono 41 punti, 8 punti in più rispetto al Milan e 10 sulla Juve. Calcolatrice alla mano, i partenopei non sono ancora campioni d’inverno, poiché da qui a fine girone di andata ballano ancora 12 punti. E, seppure stiamo parlando di un campionato strano, con il lungo e inedito break invernale, appare improbabile che una squadra che non ha mai perso in 15 partite (13 vittorie e 2 pareggi) si metta improvvisamente a incassare KO.
Ragionevolmente, potremmo stare ammirando il miglior Napoli di sempre nel girone di andata. Se infatti si paragona questa stagione alle altre in cui gli azzurri sono diventati campioni d’inverno, la stagione che sembra più vicina per distacco sulla seconda è quella del 1987/88. In quel caso il Napoli era primo con 11 vittorie, 3 pareggi e una sconfitta, che ricalcolando con i 3 punti farebbe un totale di 36. Il Milan chiuse l’andata al secondo posto con 9 vittorie, 4 pareggi e 2 sconfitte, che oggi significherebbero 31 punti. Un distacco di 5 punti sulla seconda è ampiamente alla portata del Napoli odierno, ma è persino banale ricordare che ai tifosi napoletani interesserà solo la classifica al 4 giugno 2023…