I picchiaduro o fighting game sono probabilmente tra i videogame con più anni di militanza nell’ambito degli eSports.
Street Fighter, ad esempio, è nato per essere competitivo quando ancora lo si giocava “arcade” 1vs1 nelle vecchie sale giochi di fine anni Ottanta. Ce lo ha ricordato in una recente intervista Daniel “Danielmado” Madonia, argento ai mondiali IESF 2022 nel torneo di Tekken 7.
Con il passare del tempo e l’avvento di Internet, i titolo “picchiaduro” si sono moltiplicati. Così come si è ampliata la loro scena esportiva che oggi annovera tra i principali – oltre ai già citati Street Fighter e Tekken – Mortal Kombat e Super Smash Bros, seguiti da Virtua Fighter, Dragon Ball FigheterZ e Injustice 2.
Ma nell’aria c’è anche un nuovo titolo dalle grande potenzialità: Project L.
In realtà del picchiaduro targato Riot Games se ne parla ormai da diversi anni. Precisamente dalle Evolution Championship Series (EVO) 2019, occasione in cui il progetto è stato annunciato da Tom Cannon, creatore insieme al fratello Tony della famosa kermesse per fighting games. Dal 2016, il duo Tom-Tony Cannon è entrato a far parte di Riot Games dopo che il publisher americano ha acquisito la Radiant Entertainment.
Project L è quindi per ora un progetto, ma non ci sono dubbi che presto diventerà realtà. Lo garantisce il marchio di un’azienda che finora non ha mai lasciato a bocca asciutta nessuna community legata ai propri prodotti.
Nel dicembre 2021, Tom Cannon – oggi Executive Producer per il settore fighting games di Riot – e il suo team hanno rivelato attraverso i social media la stato dei lavori, evidenziando come il titolo sia pensato per diventare un eSport al 100%. Ne abbiamo parlato in un precedente articolo che potete leggere qui.
Verso le fine di quest’anno sono arrivate altre notizie, piuttosto stuzzicanti.
Innanzitutto il background di Project L rimane ancorato a quello di League of Legends. Lo conferma il fatto che tra i fighters utilizzabili nel gioco ci saranno parecchi campioni del famoso MOBA, quali ad esempio Ekko, Ahri e Darius, ognuno con le proprie abilità già utilizzabili in LoL. Ognuno di questi può essere abbinato ad un altro lottatore, visto che Project L si può giocare come team-game 2vs2. Insomma, tante opzioni a disposizione per creare tante combo innovative.
“Vogliamo creare un gioco in cui ci si possa divertire subito, anche per ripagare gli appassionati per il tempo speso a padroneggiarlo. L’obiettivo è offrire campioni veloci e potenti, ‘tosti’ al punto giusto e in grado di rendere ancora di più con la giusta combinazione di team“. Così Shaun Rivera, Game Director e Gameplay Design Lead di Project L.
Gli ha fatto seguito proprio Tom Cannon che ha aggiunto: “Nel 2019 abbiamo indicato la via maestra per il nostro gioco. Ma Project L è ancora in fase di ricerca e sviluppo, che è il momento in cui esploriamo le opzioni per raggiungere l’obiettivo: l’intrattenimento. Oggi i nostri test stanno dando i loro frutti e siamo arrivati a un punto del quale siamo tutti piuttosto orgogliosi!“
Dalle parole del Seniot Director è chiaro che per il lancio ufficiale di Project L manca ancora un po’ di tempo. Quanto? Difficile da dire, ma un’ipotesi plausibile riguarda un nuovo aggiornamento che potrebbe arrivare nel primo trimestre del 2023.
Giusto per aumentare ancora un po’ l’hype, già davvero grande, per il primo fighting game prodotto da un’azienda che dal 2009, anno di pubblicazione di League of Legends, è diventata uno dei colossi dell’industria videoludica mondiale, senza mai “floppare” un prodotto. Valorant ne è l’ultimo esempio in ordine di tempo.
Immagine di testa credits Riot Games