Si avvicina la fine dell’anno ed è tempo di tirare le somme anche per il settore italiano degli eSports. Com’è stato il 2022 per gli “azzurri” dei videogame competitivi?
L’e-calcio, l’eSport che da ormai diversi anni vede l’Italia tra le nazioni di punta, ha portato tre risultati importanti. Per quanto riguarda FIFA22, Francesco “Obrun2002” Tagliafierro ha raggiunto la semifinale della World Cup, il campionato mondiale in singolo. Il player della scuderia Exeed Esports si è poi ripetuto in nazionale, conquistando il bronzo delle FIFAe Nations Series.
Il calcio virtuale targato Konami, cioè eFootball22, ha invece messo in mostra le skills di Carmine “Naples17x” Liuzzi. Il 24enne napoletano in forza al team QLASH si è prima laureato campione del mondo “non-pro” vincendo l’eFootball™ Championship Open 2022 e ha poi sfiorato il podio agli Europei disputati in Montenegro.
C’è poi Riccardo “Reynor” Romiti. Il fortissimo giocatore di StarCraft II quest’anno non è riuscito a vincere l’evento mondiale più importante, lo IEM di Katowice, ma ha comunque centrato un secondo posto che vale tantissimo. Nel corso della stagione, ha poi aggiunto altri due argenti pesanti al suo già ricco medagliere: quelli dei DreamHack Masters (qual. Europe) di Valencia e Atlanta.
Le soddisfazione più grosse sono tuttavia arrivate da un eSport forse un po’ sottovalutato nel nostro Paese: quello dei “picchiaduro” o fighting games, nello specifico di Tekken 7.
I protagonisti sono due esporters e un team. A giugno, Carlo “Mitrust-Storm” Vinci è diventato campione continentale con il titolo di Bandai Namco, quando si è lasciato tutti alle spalle negli European Esports Championships di Baku. Due settimane fa è invece arrivato un preziosissimo argento dai mondiali IESF di Bali, al collo di Daniel “Danielmado” Madonia.
Entrambi fanno parte del team HG Esports che da tempo ha investito molto su questo settore competitivo, con la collaborazione dello sponsor Reti. E i risultati alla fine si vedono.
Li ringraziamo tutti, in particolare il team manager Mariano “THEBOSS” Lequile, per la possibilità che ci hanno dato di intervistare il vice-campione del mondo 2022 di Tekken 7.
Ciao Daniel, grazie per la tua disponibilità. Iniziamo dalla tua storia personale con i videogame: come e quando li hai scoperti, e perché hai scelto proprio i “picchiaduro”?
Ho iniziato a giocare ai videogiochi fin da piccolo provando ogni genere e passando poi per gli scacchi e i giochi di carte collezionabili quali Magic: The Gathering e Yu-Gi-Oh!. Soprattutto questi ultimi mi hanno permesso di sviluppare l’intuito e la capacità di ottimizzare le mosse e i ragionamenti. In realtà non ho scelto i picchiaduro ma ho scelto Tekken perché ricorda molto gli scacchi: una sfida ragionata e molto emozionante allo stesso tempo. Mi piacciono molto i giochi dove serve la testa, infatti i miei amici mi chiamano “il re dei giochi” come il protagonista di Yu-Gi-Oh!.
Che fai nella vita oltre a prendere a combattere virtualmente i tuoi avversari?
Nella vita sono un dealer di poker, di blackjack e roulette.
Raccontaci il tuo percorso da esporter fino ad oggi. Il passaggio al competitivo è stato semplice e naturale o ha richiesto un adattamento complesso?
Il passaggio al competitivo è stata la naturale e fisiologica conseguenza del mio appassionarmi al gioco e studiarne le meccaniche. Tekken si presta perfettamente al competitivo, è un eSport naturale. D’altra parte, è nato proprio così: già 25 anni fa si giocava in sala giochi con un avversario davanti. Inoltre, è stato uno dei primi giochi ad avere una struttura torneistica.
E’ stato difficile? Molto, per come sono fatto io e per il mio modo di approcciare gli impegni: quando inizio qualcosa, cerco di puntare sempre al top. Ho quindi viaggiato per andare a sfidare i migliori giocatori. E’ stato un investimento di tempo e denaro non indifferente e per questo ringrazio il mio team Hg eSports – di cui Reti è il main sponsor – al quale sarò sempre grato.
Sei approdato al team HG Esports nel 2017. Come ci sei arrivato? Com’è il rapporto con la società e con i compagni di team, in particolare con Carlo Vinci che quest’anno è diventato campione europeo?
Ci sono arrivato dopo una serie di risultati che mi hanno consentito di essere il best rookie dell’anno. Il team HG, tramite il team manager Mariano Lequile aka The Boss, ha voluto credere in me quando nell’ambiente la maggior parte delle organizzazioni preferivano giocatori più storici e blasonati.
Con Carlo il rapporto è ottimo perché è fatto di sana amicizia e di “sfrenata” competizione. Con il pad in mano, seduti davanti allo schermo siamo grandi rivali, ma appena finisce il match o uno di noi sta giocando contro un avversario, diventiamo il migliore tifoso e fan uno dell’altro. Con tutto il team il rapporto è ottimo. L’intera società HG, a partire dal presidente Marco Zingarelli passando per il Team Manager Mariano Lequile e senza dimenticare il mental coach che mi segue Mauro Lucchetta, punta forte sullo spirito di squadra e il cameratismo che si crea. Devo ammettere che al mondiale mi è mancato un po’ non avere il supporto dei miei compagni e del team manager.
Che abilità servono per essere un buon giocatore di Tekken?
Per Tekken servono adattamento, mindgame, memoria, riflessi, studio e costanza nell’allenamento. Ma soprattutto bisogna essere positivi. Mai demoralizzarsi e nemmeno fossilizzarsi sulle proprie idee: è importante mettersi sempre in discussione.
Osservando la top 10 per vincite dei giocatori di Tekken, si scopre che l’età media dei giocatori è più alta rispetto ad altri eSports. Il n.1 al mondo, “Knee”, ha 37 anni ed è ancora attivo e vincente. “JDCR” ne ha 33, “Arslan Ash” ne ha 27. Come lo spieghi?
Perché alla lunga contano l’esperienza, l’analisi delle situazioni e la capacità di limitare al minimo gli errori. Questo è frutto di anni di pratica e studio. Certo, col tempo peggiorano i riflessi ma migliorano altre abilità più importanti in Tekken come la gestione del rischio, la lettura dell’avversario e la manualità.
Veniamo alla tua ottima performance ai mondiali IESF. Innanzitutto, come giudichi l’evento in generale: organizzazione, location, livello delle competizioni e dei partecipanti?
L’evento è da considerare come le olimpiadi degli eSports. Detto questo ci sono alcune cose importanti da migliorare, frutto dell’inesperienza di chi organizza. Ribadisco che andare da solo in un Paese straniero quando fai parte di un team, lo trovo trovo un aspetto da migliorare. Avere il proprio allenatore e il supporto di altri player è indispensabile per un esporter.
In merito alle gestione del torneo cambierei qualcosa nel formato. Ad esempio inserirei il Loser Bracket fin dall’inizio piuttosto che dalla top 16. Per la Gran Final preferirei il reset del punteggio, piuttosto che far partire in vantaggio per 1-0 il giocatore che ci è arrivato dal Winner bracket.
Il tuo percorso è stato una grande prova di capacità tecniche ma anche di molta determinazione. Ci racconti le tue sensazioni durante il torneo e le sfide che ti hanno riportato ad affrontare Siddique?
Il mio percorso è stato molto più complicato di quello che si è potuto vedere da fuori. In realtà ero già qualificato alla top 8 grazie alla vittoria di Mitrust-Storm nell’Europeo, secondo quanto previsto dal regolamento. Sono quindi sceso in campo più tardi degli altri e ho iniziato che ero ancora freddo. Non mi ero ancora abituato al set up (PS5) e via, subito trovo il fortissimo Pakistan! Dopo la sconfitta, sono ripartito dal Loser Bracket e direi che è andata molto bene! Mi son preparato studiando gli avversari, facendo un palestra e tuffandomi in piscina da un trampolino di circa 4 metri per avere un po’ di adrenalina poco prima del match!
A proposito del player pakistano che ha realizzato un clamoroso percorso netto fino all’oro: è davvero così forte? Cosa gli ruberesti a livello di qualità?
Arslan “Ash” Siddique è più che forte, in questo gioco è un mostro. Lo ammiro molto, da 3 anni domina la scena mondiale insieme al sudcoreano “Knee”. Per questo ho vissuto sia in Pakistan che in Corea del Sud, per allenarmi proprio con loro, e devo dire che con Arslan è nata una bella amicizia. Quando gioco, lui fa sempre il tifo per me! Anche questo è un fattore positivo di Tekken e degli eSports in generale: prima rivali davanti allo schermo, poi amici davanti ad una pizza o a un riso e curry. A livello di qualità gli ruberei la lettura degli avversari e la capacità di essere pronto e attivato dal primo secondo di gioco.
Quali sono i tuoi programmi per il competitivo di Tekken nella stagione 2023?
Ho molte sensazioni e ambizioni positive per il 2023, sono sicuro che sarà il mio migliore anno e sto lavorando insieme al mio team per renderlo possibile. I programmi sono gli stessi di sempre: duro allenamento, non scoraggiarsi nelle sconfitte e non esaltarsi nelle vittorie. Inoltre mi piacerebbe trasmettere alle nuove leve quello che ho imparato del gioco in questi anni.
Ai picchiaduro manca un po’ di visibilità? Cambieresti qualcosa all’interno dello scenario delle competizioni?
Ai picchiaduro manca visibilità perché sono troppi difficili per chi è nuovo, le barriere all’ingresso sono molto alte. E’ uno degli aspetti su cui il nostro team sta lavorando per il 2023, cioè a mitigare le difficoltà per le nuove leve. Mi piacerebbe avere più supporto da parte della federazione. Ho fatto molti viaggi in Corea, Giappone, Pakistan e in tanti Paesi europei per imparare dai migliori ma ho scoperto che le federazioni sembrano non volere aiutare i player a migliorare. Purtroppo tutto rimane sulle spalle del team o dei players. Con un piccolo supporto da parte loro, credo che potremmo essere già pronti e al top quando ci saranno le Olimpiadi.
Sono convinto che sia solo una questione di tempo.
Immagine di testa: Daniel “Danielmado” Madonia (a dx) nella sfida contro il player e rapper francese “Cauchemarre” (credits HG Esports)