La finale del Mondiale è l’evento calcistico più atteso e più importante di sempre.
La storia di questo sport è scritta soprattutto da questi atti finali e le leggende nascono in quei 90 minuti che decidono il titolo iridato.
Con il passare delle edizioni della Coppa del Mondo e una sorta di evoluzione continua del gioco del calcio però, le finali hanno perso il loro carattere spettacolare, lasciando spazio più ai dogmi tattici che alle emozioni. In pratica, da Italia ’90 in poi, sono più le finalissime “brutte” sotto il profilo del gioco che quelle belle.
Spettacolo ridotto ai minimi storici, emozioni con il contagocce, occasioni rarissime e molta paura a dominare la scena. In fondo, la posta in palio è assai pesante e il terrore di perdere la coppa più ambita ha la meglio su tanti altri aspetti.
In attesa di conoscere, chi tra Argentina e Francia conquisterà il terzo titolo mondiale (entrambe sono a quota due), ripercorriamo le finali più brutte di sempre con la nostra top 5.
Vediamo nel dettaglio.
Italia 90: tanti calci e poco calcio
Germania Ovest – Argentina è l’ultimo atto di Italia ’90, la Coppa del Mondo giocata nel Bel Paese e con il sogno degli azzurri di Vicini che si infrange in semifinale contro Maradona e compagni.
All’Olimpico il pubblico italiano si schiera di conseguenza a favore della selezione tedesca, all’ultima gara da “separata” prima della riunificazione.
La Germania pur da favorita teme Maradona e l’obiettivo di Beckenbauer è quello di bloccare ogni giocata del numero 10, con Buchwald in marcatura a uomo sul Pibe.
Dall’altra parte Bilardo deve rinunciare a quattro giocatori e ridisegnando la squadra, ha un solo credo: chiudere ogni varco alla manovra tedesca e sperare in qualche invenzione di Maradona.
Quattro anni prima a Città del Messico le due nazionali danno vita ad una finale pazzesca chiusa con il 3-2 a favore dei Sudamericani. Nel 1990 a Roma la gara non decollerà mai e Gianni Brera non usa mezzi termini per descriverla: “Mai assistito a uno strazio paragonabile a quello di Germania-Argentina“.
Calcio poco, ma tanti calci a dominare la scena. Con l’Argentina che a forza di picchiare resta in 9 contro 11 e nel finale, arriva il discusso rigore di Sensini su Voller: Brehme insacca dagli 11 metri e la Germania Ovest conquista il suo terzo titolo iridato e con annessa rivincita sui sudamericani che protesteranno a lungo per il penalty assegnato.
Una manifestazione come Italia ’90 avrebbe meritato una finale sicuramente più spettacolare.
Usa 94: il caldo distrugge tutto
Usa 94 rappresenta da una parte un rimpianto immenso per gli azzurri di Sacchi e dall’altra la scelta folle della FIFA di giocare una coppa del mondo in estate in un Paese come gli Stati Uniti, in orari ai limiti dell’umano per esigenze televisive.
Il caldo con temperature assurde, i tassi altissimi di umidità e la cappa di caluria che avvolge ogni stadio determina un Mondiale molto brutto. Di quella manifestazione si ricordano gare giocate all’ora di pranzo con quasi 40 gradi all’ombra.
Di conseguenza il caldo determina partite povere sotto il profilo dello spettacolo e delle emozioni, ma soprattutto presenterà il conto a Italia e Brasile, nella finalissima di Pasadena. Calcio di inizio alle 12.30 americane, con lo stadio Rose Bowl che fa registrare 36 gradi all’ombra e umidità al 70%. Una follia autentica.
Ovviamente la finale è un colpo a cuore per chi ama le forte emozioni. Per la prima volta nella storia del Mondiale, i novanta minuti si chiudono senza reti e sempre per la prima volta, dopo lo 0-0 confermato ai supplementari, servono i calci di rigore per stabilire il neo campioni del mondo.
Italia e Brasile con tre titoli a testa inseguono il poker di trionfi, con gli azzurri che falliranno tre penalty (l’ultimo con Baggio) e i verdeoro che sbagliano una sola conclusione. Taffarel protagonista nella vittoria che la Selecao dedicherà ad Ayrton Senna morto l’1 maggio 1994 a Imola.
Non solo, ma in quella finale, entrambe le nazionali arrivano con tanti infortunati e acciaccati, con due infortuni nel corso del match: Jorginho nel Brasile e rilevato da Cafù alla prima delle tre finali giocate in carriera, con Mussi che alza bandiera bianca nelle file italiane e rilevato da Apolloni.
Sarà che l’amaro in bocca ha un sapore ancora forte 28 anni dopo per noi italiani, ma ci si chiede perché giocare una finale e un mondiale in quelle condizioni climatiche.
Brasile 2014: Messi predica nel deserto e la Germania esulta
Con la nostra macchina del tempo facciamo un salto di 20 anni. Coppa del Mondo del 2014 giocata in Brasile e passata alla storia per la clamorosa sconfitta in semifinale dei padroni di casa travolti dalla Germania per 7-1 nella disperazione generale del pubblico verdeoro.
I tedeschi arrivano in finale in modalità rullo compressore e si trovano davanti l’Argentina: terza finale fra queste due nazionali e con una vittoria a testa. 24 anni dopo Italia ’90 è il momento della “Bella”.
I sudamericani sono arrivati a giocarsi il titolo contro ogni pronostico. Squadra non ritenuta all’altezza secondo tanti esperti, ma ci pensa Leo Messi a suonare la carica. Il numero 10 dell’Albiceleste si carica i compagni sulle spalle e aiutato da Higuain porta la selezione del CT Alejandro Sabella ad un passo dalla coppa.
Per gli argentini vincere in Brasile sarebbe la ciliegina sulla torta e di conseguenza per i brasiliani veder i nemici storici alzare la Coppa al Maracanà sarebbe la beffa, dopo il danno della semifinale contro la Germania.
Anche nel 2014 il risultato non si sblocca nei 90 minuti, con Messi che canta e porta la croce e la paura che blocca le gambe dei suoi compagni. La Germania invece sembra aver speso tanto a livello mentale e fisico nella storica semifinale contro la Selecao.
Di conseguenza assistiamo ad un match agonico che prende una maggiore verve nei supplementari, complice la stanchezza che allunga le due squadre.
E nel secondo tempo dell’Extra Time la Germania materializza il suo quarto trionfo, con la rete di Götze al 112 minuto. Il punto di rottura, con i tedeschi che tornano sul gradino più alto del podio a distanza di 24 anni e l’Argentina che allunga il digiuno iridato a 28 anni.
Giappone e Corea 2002: Ronaldo illumina una finale sottotono
Il Mondiale del 2022 rappresenta la prima fase finale giocata in due nazioni differenti: la candidatura congiunta di Corea del Sud e Giappone.
Per noi italiani sarà sempre il mondiale della beffa e dell’arbitraggio a dir poco scandaloso di Byron Moreno a danno degli azzurri contro la Corea del Sud. Una coppa del mondo molto discussa sotto il profilo dei direttori di gara.
Alla fine della corsa però, la finale vede il Brasile opposto alla Germania. I verdeoro giocano il terzo atto conclusivo di fila, dopo il 1994 e il 1998.
Per i tedeschi è la prima finale, dal trionfo del 1990, raggiunta contro ogni pronostico. La selezione del CT Rudi Völler solo due anni prima aveva chiuso un ciclo lungo oltre un decennio, con l’eliminazione precoce a Euro 2000.
Quella che doveva essere una lunga e lenta ricostruzione si trasforma in un assalto alla finale della Coppa del Mondo 2002. Dall’altra parte però i brasiliani possono contare su Ronaldinho, Rivaldo e soprattutto un Ronaldo in grande forma dopo i tanti infortuni.
La gara delude le attese sotto il profilo dello spettacolo, ma non nel pronostico finale. Ronaldo firma una pesante doppietta che vale il quinto campionato del mondo per il Brasile, in mezzo a tanta noia e poche occasioni degne di nota.
Sudafrica 2010: la prima storica delle Furie Rosse
E’ l’edizione delle prime volte. Si tratta del primo mondiale giocato in terra africana e arriverà anche il primo successo di una squadra europea, al di fuori dei confini del Vecchio Continente.
Non solo, ma la finale Spagna – Olanda segna il debutto delle furie rosse in un atto conclusivo, a fronte di due finalissime perse dagli olandesi tra il 1974 e il 1978. Aggiungiamoci che questa sfida mette a confronto due nazionali che non hanno mai vinto la Coppa del Mondo.
In realtà, la finale è lo specchio di una kermesse che regala complessivamente poco spettacolo con iberici e tulipani che si annullano a vicenda nei tempi regolamentari. Servono i supplementari e quando i calci di rigore appaiono all’orizzonte, ecco la svolta.
Don Andres Iniesta fulmina l’Olanda a cinque minuti dalla fine del secondo tempo dell’extra time e permette alla sua nazionale di mettere in bacheca il primo mondiale, due anni dopo il secondo trionfo nel Campionato Europeo.
A proposito di prime volte: quella Spagna abbatte il tabù della sconfitta nella prima gara della fase a gironi. Xavi e compagni battuti 1-0 dalla Svizzera e poi un cambio di pelle totale fino a conquistare la Coppa del Mondo.
Una delle nazionali più forti di sempre, con i trionfi continentali del 2008 e del 2012, con l’acuto in Sudafrica a completare il filotto. Eppure in quella finale, ci si ricorda più della noia e della paura, rispetto allo spettacolo.