Negli ultimi 10 anni gli eSports sono diventati un fenomeno davvero globale.
La svolta è coincisa prima di tutto con l’estensione della copertura Internet a quasi tutte le aree del pianeta, con conseguente aumento della distribuzione di prodotti digitali. Il settore dei videogiochi oggi vale quasi 200 miliardi di dollari, più del cinema e della musica, e conta circa 3 miliardi di clienti.
L’eSport, cioè l’ambito dei videogame competitivi, ha ovviamente numeri più bassi che diventano invece impressionanti quando si considera il numero limitato di titoli. Gli eSports che hanno un seguito reale sono poche decine, alle quali corrispondono tuttavia 180 milioni di dollari messi in palio nel 2022 attraverso i tornei, più di 21mila professionisti e 500 milioni di appassionati (dati esportsearnings.com e Newzoo).
La maggior parte di questi si è avvicinata al competitivo grazie a tre videogame pubblicati una dozzina di anni fa: League of Legends (fine 2009), Counter Strike: Global Offensive (2012) e Dota 2 (2013). Nel 2017 si è aggiunto Fortnite, altro titolo che ha prodotto una grossa hype nei confronti del competitivo.
Oggi gli eSports sono un fattore culturale che accomuna milioni di giovani da un capo all’altro del pianeta. E tuttavia, trattandosi di tornei, l’elemento della nazione per la quale si compete riveste ancora un ruolo importante.
Ci siamo allora chiesti quali siano le nazioni più forti nel campo degli eSports. Abbiamo provato a stilare una top 5 che mette in relazione vincite economiche e numero di giocatori, secondo i dati forniti da eSports Earnings.
CINA
223 milioni di dollari vinti e 6.550 giocatori competitivi “registrati” fanno della Cina il primo Paese nel campo degli eSports. E non poteva essere altrimenti visto che in Cina quasi una persona su due – cioè 500 milioni di persone – ama i videogame.
La cosa che rende ancora più significativi questi dati è che solo nel 2019 il governo di Pechino ha riconosciuto gli eSports in modo ufficiale, dopo averli osteggiati per anni. In città quali Hangzhou, Shanghai, Wuhan e Guangzhou oggi sorgono vere e proprie cattedrali dedicate agli eSports.
Il titolo di punta è Dota 2, seguito da Arena of Valor (che però è un titolo giocato principalmente in Cina con il nome di Honor of Kings), PUBG per mobile e League of Legends. La Cina si è laureata tre volte campione del mondo (2018, 2019 e 2021) proprio nel MOBA di Riot Games.
Tra i giocatori più famosi, è impossibile non citare “Ame” e “Somnnus”, entrambi esporters di Dota 2 appartenenti all’organizzazione franco-cinese PSG.LGD.
COREA DEL SUD
Vera e propria culla degli eSports, la Corea del Sud primeggia nel campo di StarCraft 2, di League of Legends ed è tra le nazioni più forti anche per quanto riguarda PUBG. Il dominio sudcoareno è evidente soprattutto in StarCraft 2: un gioco ormai di nicchia per quanto riguarda l’ambito torneistico, dove però i giocatori di Seul sono riusciti ad incassare finora 22 milioni di dollari.
Anche il rapporto generale vincite/field di giocatori conferma l’enorme potenzialità del Paese: poco meno di 125 milioni di dollari con “solo” 4.880 esporters.
I nickname dei top players sudcoreani sono leggendari: in particolare quelli di “Faker“, tre volte campione del mondo di LoL, di “Maru” e di “Rogue”, campionissimi di StarCraft 2. Sul fronte di PUBG c’è “Pio” che insieme a “Loki” ed “Esther” forma il terzetto al comando della classifica mondiale per incassi.
Se non ci limitiamo al rapporto tra vincite in denaro e numero di giocatori, la Corea del Sud potrebbe essere considerata il Paese n.1 negli eSports. Se non altro per tradizione e per l’impatto mediatico che Seul ha dato per prima alle competizioni di videogame.
DANIMARCA
La terza piazza è probabilmente una sorpresa. In termini “economici” e per numero di giocatori, la Danimarca non dovrebbe essere sul podio. Ma se rapportiamo questi due fattori, allora il piccolo Stato nordico merita di precedere Paesi nettamente più grandi ed attrezzati. 48 milioni di dollari vinti da 1850 players costituiscono un risultato straordinario.
Due sono i titoli di punta per gli esporters danesi. Il primo è Counter Strike: Global Offensive che, grazie alla lunga striscia di vittorie del Team Astralis guidato da “dupreeh“, è diventato un’arena per tanti appassionati. Poi c’è Dota 2, dove svetta il numero uno al mondo in assoluto per vincite: Johan “N0tail” Sundstein che ha incassato finora più di 7 milioni di dollari. La sua carriera al momento sembra essere in pausa, se non terminata del tutto, ma i rimpiazzi non mancano. Infine i players danesi se la cavano molto bene anche nel campo di LoL. Ne citiamo due: “Caps” e “Wunder”.
Tutto questo non è passato inosservato anche a livello politico: dal 2019 la Danimarca possiede leggi a sostegno degli eSports.
SVEZIA
Altro Paese del Nord Europa e altra sorpresa. Ma fino a un certo punto, perché con meno di 3mila giocatori registrati la Svezia ha realizzato quasi 47 milioni di dollari. Il rapporto la colloca di diritto al quarto posto nella nostra classifica.
E poi non c’è solo quello, ma anche il ruolo della Svezia come “centrale” esportiva. La città di Jönköping è infatti la sede di una delle kermesse esportive più importanti al mondo: il DreamHack. Anche Gotoberg e Stoccolma sono tappe obbligate per molte competizioni. Senza tralasciare che la Svezia coltiva il settore degli eSports sin dagli anni ’90.
Al pari della Danimarca, i titoli più gettonati dagli esporters svedesi sono Dota 2 e Counter Strike: Global Offensive. Nel primo titolo, i players più vincenti sono “s4” e “ZAi”. “Olofmeister”, “f0rest” e “KRiMZ” sono invece alcuni dei migliori esporters al mondo di CS:GO.
USA
La nostra scelta per il quinto posto potrebbe risultare discutibile. In effetti, gli USA sono secondi dopo la Cina tra i Paesi che hanno vinto di più negli eSports: ben 218 milioni di dollari. Al tempo stesso gli Stati Uniti contano più di 28mila esporters registrati su eSports Earnings, il che fa scendere il valore economico medio scende sotto quota 10.000 dollari: meno di Russia (quasi 22k) e Brasile (10,5k).
Il paragone con questi Paesi però non regge. Gli USA hanno infatti vincite a 7 cifre in ben 25 titoli diversi, mentre la Russia ne ha 11 sul proprio score e il Brasile 10. In questo senso gli Stati Uniti sono una superpotenza anche negli eSports. Ma con qualche deficit.
Il principale è quello di appartenere a un continente in cui la competizione è modesta (con l’eccezione forse del Canada) rispetto a quella europea e del Far East. Questo in parte spiega perché i team USA faticano ad imporsi quando gli eventi raggiungono le finali mondiali.
Il meglio lo danno con Fortnite, dove spicca il nome di Kyle “Bugha” Giersdorf, autore nel 2019 di un vero e proprio exploit da 3 milioni di dollari con la vittoria nella World Cup individuale. La notizia del suo risultato è rimbalzata in tutto il mondo e ha fatto da volano per la diffusione degli eSports in tanti Paesi, compresa l’Italia. Anche Dota 2 è molto seguito negli USA, grazie agli ottimi risultati ottenuti da “UNIVERSE”, “ppd” e “Fear”.
Dopo gli Stati Uniti, non si può fare a meno di indicare la Federazione Russa come un’altra roccaforte degli eSports. Soprattutto quando si tratta di Dota 2, grazie al Team Spirit vincitore del TI nel 2021. Inserire la Russia nella nostra top 5 è tuttavia difficile, per due motivi. Innanzitutto perché in Russia si giocano anche titoli che sono poco diffusi negli altri Paesi (World of Tanks ad esempio). Inoltre, da quando è iniziata la guerra in Ucraina, i team russi sono stati esclusi da molte competizioni internazionali.
Il Brasile è invece il Paese che è cresciuto di più negli ultimi anni, soprattutto nel competitivo di CS:GO e per merito dei team mibr and FURIA. Per noi entrambe queste nazioni sono appena fuori dalle migliori 5, ma potrebbero presto farne parte.
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