Chi ama i cosiddetti giochi da tavolo (o boardgame) sa che la migliore combinazione è quella che unisce l’intrattenimento a una giusta dose di competitività.
Il primo dipende soprattutto dall’ambientazione che deve interessante o innovativa; da materiali di buona fattura, piacevoli al tatto e alla vista; da meccaniche di gioco che creino interazione tra i giocatori, che siano cioè “social”.
L’elemento competitivo è invece quello che dà pepe alla partita. La competizione è nell’elemento strategico offerto dal boardgame. Non deve essere estremo, ma un gioco privo di abilità diventa un’esperienza sterile a lungo andare.
Non è un caso che, soprattutto a partite dagli anni ’90 del secolo scorso, i giochi da tavolo abbiano puntato su questo binomio. Il primo risultato di grande successo è stato quello ottenuto da Coloni di Catan – boardgame pubblicato nel 1995 – che ha fatto da apripista a una nuova generazione di giochi in scatola.
Tra questi non possiamo fare a meno di menzionare Puerto Rico.
L’inventore di Puerto Rico (2002) è Andreas Seyfarth, già noto per Manhattan (1994). Il titolo è uscito subito in lingua tedesca grazie a Ravensburger (ora Alea Ravensburger) e in inglese con l’edizione di Rio Grande Games.
Da noi è arrivato qualche anno dopo attraverso la distribuzione Stratelibri. Le successive edizioni in italiano sono state quelle di Giochi Uniti (2014) e di Alea Ravensburger (2022).
Puerto Rico ha ricevuto subito un enorme consenso da parte del pubblico, accompagnato da ottime vendite e buoni riconoscimenti ufficiali. Nel 2002 ha vinto il Deutscher Spiele Preis, premio tedesco riservato ai boardgame “commerciali” ma dotati di alto tasso strategico. Sempre lo stesso anno è rientrato nella selezione finale a 3 per titolo di Gioco dell’Anno (Spiel des Jahres): non ha vinto ma ha comunque dimostrato di essere un prodotto di grande livello.
Il suo successo è dimostrato anche dalle numerose riedizioni ed espansioni che sono state realizzate nel corso del tempo. Ispirato a Puerto Rico è anche il gioco di carte San Juan.
Oggi Puerto Rico è considerato un vero e proprio classico dei giochi da tavolo. Ma come ci si gioca?
AMBIENTAZIONE E MATERIALI
L’azione del gioco si svolge ovviamente sull’omonima isola caraibica – che è un territorio non incorporato degli Stati Uniti d’America – più o meno tra la metà del 15° secolo e la fine del 16°.
E’ il periodo in cui viene colonizzata quell’area, dei pirati e delle lotte tra le grandi potenze europee per il controllo dei ricchi traffici di metalli, materiali e schiavi.
Non sorprende quindi che i giocatori si debbano immergere in modo fatto di piantagioni, spedizioni via mare, edifici da costruire e dobloni, tutto rappresentato da un set ben realizzato di pezzi in cartoncino e legno. E lo fanno alternandosi nei ruoli di capitano, commerciante, cercatore d’oro, colonizzatore, costruttore, sindaco e artigiano.
Puerto Rico è infatti un gioco a “fasi non rigide“.
MECCANICHE
Ad ogni turno, i giocatori si alternano in senso orario nella posizione di governatore, cioè di colui che agisce per primo. Questa è l’unica fase ripetitiva del gioco.
Ogni governatore deve attivare uno dei 7 personaggi sopra indicati ed eseguirne l’azione specifica, ma la scelta è libera e quindi ad ogni round può esserci un’attivazione diversa. Terminata la mossa, l’azione si sposta dal governatore al giocatore alla sua sinistra. Questo sceglie a sua volta una delle tessere-personaggio rimaste e agisce di conseguenza. Lo schema continua fino a che tutti i partecipanti hanno compiuto la loro mossa. Trattandosi di un boardgame per 3-5 giocatori (nell’edizione del 2014 è stata aggiunta la versione per 2), ci sarà sempre qualche tessera inutilizzata. Ogni tessera non usata alla fine del round riceve un doblone. La tessera Governatore, invece, passa al giocatore seduto a sinistra del possessore precedente.
Lo scopo del gioco è realizzare punti. Questi si ottengono con la spedizione di merci, con le “rendite” di determinati edifici e con i dobloni accumulati (5 dobloni = 1 punto). Vince chi alla fine della partita ha più punti.
La partita termina alla fine del giro in cui si è verificata una di queste tre condizioni: 1) Non ci sono coloni sufficienti per ricaricare la nave alla fine della fase del Sindaco. 2) Un giocatore ha riempito tutti i 12 spazi sulla propria isola. 3) Sono finiti i segnalini dei Punti Vittoria.
Naturalmente, per avere un quadro più chiaro del gioco e apprezzarne le potenzialità, è necessario conoscere le caratteristiche di ogni personaggio che potete trovare qui.
E’ infatti questo l’elemento più strategico del gioco e quello che crea la varietà di partite.
STRATEGIE
Giocando a Puerto Rico si scopre che non esiste una strategia unica. Non si tratta quindi quindi un boardgame “risolto” e questo lo rende adatto a qualsiasi situazione di gioco e compagnia.
Certo, produrre le merci è importante ma fino a quando è corretto investire sulle piantagioni? E su quali? Quantità vs qualità/valore?
Oppure si può scegliere di spostare l’attenzione sugli edifici, ma qui si apre il capitolo delle “combo” migliori. E poi c’è la scelta del personaggio che in certe fasi serve a favorire il proprio gioco, in altre per bloccare quello dell’avversario più pericoloso.
Insomma, in Puerto Rico c’è una ricchezza tale di situazioni per cui l’unica strategia vera è l’adattabilità alle circostanze di ogni singola partita. Tenere d’occhio il “proprio orticello” è importante, ma perdere di vista quello altrui può diventare fatale.
E’ questo l’elemento principale per cui consigliamo Puerto Rico a tutto coloro che ancora non lo conoscono.
Lo si trova facilmente nei negozi fisici e in rete. L’edizione più recente si aggira tra i 42 e i 44 euro e include anche la versione ufficiale per due giocatori.
Immagine di testa by Amazon.it/Ravensburger