Gli skill games, ovvero i giochi nei quali l’abilità è l’elemento caratterizzante, sono uno sport? L’interrogativo è più attuale di quanto si possa credere.
Per esempio, nel 2018 il CONI ha cominciato a valutare la possibilità di inserire gli eSports all’interno delle Olimpiadi. Tre anni dopo, in piena pandemia (la tempistica non è casuale), le competizioni di videogame hanno compiuto un passo importante in direzione degli sport con le Olympic Virtual Series, kermesse voluta dal CIO come apripista delle Olimpiadi di Tokyo. Solo un mese fa gli eSports hanno avuto il proprio medagliere all’interno dei Commonwealth Games.
Ma il rapporto tra gioco e sport non si esaurisce con la questione dei videogame competitivi. Il panorama è più ampio e complesso di così. C’è il CIO che riconosce gli scacchi e il bridge come sport, per quanto non ancora olimpici. Ci sono i casi del biliardo e delle bocce che di solito si tende a definire “giochi” e non sport: tuttavia entrambi potrebbero far parte del programma olimpico del 2024, anche se solo a livello dimostrativo.
Tutto questo non aiuta a fare chiarezza. Proviamo allora a considerare la definizione di sport. Il Consiglio d’Europa l’ha così elaborata a Rodi nel 1992:
“Qualsiasi forma di attività fisica che, mediante una partecipazione organizzata o meno, abbia come obiettivo il miglioramento delle condizioni fisiche e psichiche, lo sviluppo delle relazioni sociali o il conseguimento di risultati nel corso di competizioni a tutti i livelli.”
Stando a questa definizione, si può supporre che la discriminante tra sport e gioco sia quella dell’impegno fisico. Negli sport tradizionali questo fattore è evidente, ma in realtà esiste anche nei giochi: si chiama sforzo mentale, concentrazione, pressione psicologica, stress. Semplicemente è meno immediato per un osservatore non esperto, anche se è fisiologicamente calcolabile nel post partita. L’impegno psico-fisico necessario in un torneo di scacchi o di videogame o di calcolo mentale non è poi così diverso da quello di chi tira con l’arco o al piattello (che sono sport olimpici).
Siamo ancora all’impasse per quanto riguarda la domanda iniziale e viene anche il dubbio che sia superflua. Forse non è così importante avere le competizioni ludiche ai Giochi Olimpici tradizionali, quanto piuttosto avere un’Olimpiade dedicata solo ai giochi.
E così si scopre che qualcuno ci ha già pensato.
I “de Coubertin ludici” si chiamano David Levy, Tony Buzan e Raymond Keene. Nel 1997 questi tre appassionati di giochi (principalmente di scacchi) hanno dato vita alla prima edizione delle Mind Sports Olympiads, ovvero le Olimpiadi degli Sport della Mente.
Sul sito di Studiogiochi, storica società italiana di creazione/consulenza/organizzazione per il settore del gioco, si legge:
“Il sogno di un’Olimpiade degli Sport della Mente si è concretizzato lunedì 18 agosto 1997 a Londra, alla Royal Festival Hall, in riva al Tamigi, davanti alle televisioni di mezzo mondo. 2.000 concorrenti hanno gareggiato per 7 giorni in 39 diverse specialità.“
Da quel giorno in poi, tutti gli anni a Londra va in scena una Mind Sports Olympiad, con le sole eccezioni del 2020 e 2021 quando le gare si sono svolte online a causa della pandemia.
Chiariamo subito una cosa. Non stiamo parlando dei World Mind Sports Games che hanno avuto solo due edizioni (2008-2012) e propongono 7 discipline tutte legate ad altrettanti federazioni.
La Mind Sports Olympiad è un evento molto più multi-ludico, aperto a tutti (basta pagare il ticket di partecipazione) e con premi in denaro quasi simbolici. Si partecipa soprattutto per il gusto di una competizione ludica sana e per il divertimento. E magari anche per vedere il proprio nome e quello del proprio Paese sui rispettivi medaglieri.
Questo però non vuol dire che sia una manifestazione di livello amatoriale. Al contrario, i partecipanti provengono da ogni parte del mondo e sono tutti molto competitivi. Quasi sempre si tratta di campioni nazionali con esperienza anche a livello internazionale, a volte sono addirittura dei campioni del mondo. Lo stesso vale per lo staff torneistico che dal 2012 è guidato da David Levy, Tony Corfe e Etan Ilfeld.
Ma a cosa si può giocare durante una Mind Sports Olympiad? La selezione dei tornei si è molto arricchita nel corso degli anni e ognuno è libero di partecipare ai tornei che preferisce.
In termini generali parliamo di giochi da tavoliere/scacchiera, di boardgame, giochi di carte, di parole, calcolo, memoria, test vari che implicano creatività e mettono a dura prova il QI.
Per i più multi-ludici ci sono classifiche che sommano i punteggi ottenuti nelle diverse competizioni, un po’ come il Decathlon e il Pentathlon delle Olimpiadi tradizionali che qui diventano Decamentathlon e Pentamind.
Alla Mind Sports Olympiad di quest’anno sono andati in scena ben 86 eventi. L’elenco è quindi lungo, ma trovate tutti i titoli nella schermata del programma che riportiamo qui sotto:
Più lunga ancora è la lista dei premiati, visto che ogni singolo torneo distribuisce le classiche tre medaglie, esattamente come nelle Olimpiadi tradizionali. Ci limitiamo quindi ad uno sguardo generale sui medaglieri.
In quello per nazioni (più di 25!) svetta nettamente la Gran Bretagna che ha accumulato un bottino incredibile: 87 medaglie, delle quali 29 sono ori, 28 gli argenti e 30 i bronzi. Va tuttavia sottolineato che i britannici partono sempre con il vantaggio del numero, favoriti come sono dal fatto di avere le Olimpiadi in casa.
Questo rende ancora più preziosa la perfomance italiana. Gli “azzurri” tornano a casa con 40 medaglie complessive: 13 ori, 7 argenti e 13 bronzi. La compagine del Belpaese è da sempre una delle più agguerrite e il risultato finale avrebbe potuto essere ancora più ampio se non ci fossero state una serie di defezioni importanti (ad esempio quella del campione del mondo di Memoria, il romano Andrea Muzii). Ma non ci lamentiamo, anzi, perché alla fine l’Italia ha chiuso al secondo posto davanti all‘Estonia.
Questa è la top 10 del medagliere per nazioni:
A livello individuale, il Pentamind è stato vinto dall’estone Andrees Kusk, un grande esperto di Olimpiadi ludiche. E’ lui il più “medagliato” di tutti con 6 ori, 4 argenti e due bronzi. Segue l’inglese Ankush Khandelwal che ha totalizzato 10 medaglie (4 ori, 1 argento, 5 bronzi) e messo sul proprio curriculum ludico il titolo di Multiplayer.
Il migliore degli italiani è stato Dario De Toffoli che torna nella sua Venezia con un bel carico: 5 medaglie d’oro, una d’argento e 2 di bronzo. Con questo risultato De Toffoli è arrivato 6° nel medagliere individuale e si è aggiudicato il Pentamid Senior, in un podio tutto italiano che comprende lo specialista di poker Riccardo Gueci (2°) e Piero Zama (3°), noto esperto del settore ludico. Ottimo anche Maurizio De Leo, gran protagonista nelle competizioni su tavoliere (scacchi, dama, abalone, oware-mancala e altri).
Come già detto, il nostro è uno sguardo incompleto su una manifestazione che avrebbe bisogno di molto più spazio. Cercheremo di approfondire la conoscenza di questa kermesse ludica prossimamente, con qualche intervista sia a giocatori che organizzatori.
Nel frattempo, per chi desidera avere un quadro più completo dei risultati e dei protagonisti, il rimando è al sito della Mind Sport Olympiad o a quello di Studiogiochi, già indicato in precedenza.
Se invece tutto questo ha solleticato la vostra passione per i giochi, abbiamo un altro consiglio: non perdete l’edizione del prossimo anno!
Immagine di testa credits Mind Sports Olympiad