Ci siamo.
Il 5 agosto decolla il campionato più bello, più spettacolare e più ricco al mondo: ecco la Premier League.
In terra inglese riparte il cammino verso il titolo, con la sosta per il Mondiale in Qatar che potrebbe cambiare le carte in tavola. Davanti a tutti il Manchester City di Guardiola.
I “Citizen” cercano il tris consecutivo di Premier League e ancora una volta i loro antagonisti principali, saranno i ragazzi di Klopp: quel Liverpool che in meno di una settimana a fine maggio, prima si è visto beffare in campionato e poi si è arreso in finale di Champions League al Real Madrid.
Queste due corrazzate hanno qualcosa in più, ma dietro è bagarre per stravolgere lo spartito: dal Chelsea di Tuchel che cambia pelle, al nuovo Arsenal di Arteta, fino al Manchester United che si presenta ai nastri di partenza dopo l’ennesima rivoluzione: ma attenzione soprattutto al Tottenham di Antonio Conte.
La mentalità del tecnico italiano, unità alla qualità indiscussa di una squadra che cerca il grande salto: possono essere il binomio perfetto verso quel titolo già vinto da Conte sulla panchina del Chelsea.
E poi c’è la bagarre per la qualificazione alle coppe europee, oltre alla lotta per restare in Premier League.
Non ci resta che stilare una griglia di partenza in stile Formula 1, per lo start della Premier League.
Vediamo cosa ci attende oltre manica.
Prima fila: City e Liverpool avanti a tutti
I campioni in carica sono i favoriti.
Non potrebbe essere altrimenti, con la squadra di Guardiola che insegue il terzo titolo di fila e spera di lasciare un segno indelebile nella storia del calcio inglese.
Pole Position quindi per i “Citizen” che nel mercato estivo sono andati a prendersi due pezzi da novanta come Haaland e Alvarez: due giocatori che possono cambiare la storia, soprattutto in Champions League.
In prima fila, assieme ai Campioni d’Inghilterra, scatta dalla seconda casella il Liverpool. La macchina di Jurgen Klopp ha cambiato qualcosa nell’estate che stiamo vivendo: addio a Mané e dentro l’ex bomber del Benfica Darwin Núñez che lo scorso anno fece tremare Anfield in Champions League.
Un cambio se vogliamo epocale, per un attacco che è sempre stato brevilineo e che adesso si affida al fisico dell’uruguagio, anche alla luce dell’addio di Origi.
In seconda fila, scalpita il Tottenham di Antonio Conte. Gli Spurs hanno chiuso in crescendo la scorsa stagione e con il quarto posto che vale l’accesso alla fase a gironi di Champions League.
Già giocare di martedì o mercoledì, è un benefit non da poco per i londinesi che negli ultimi anni hanno pagato gli impegni del giovedì, nelle gare delle weekend.
E poi c’è la mentalità di Antonio Conte. Uno che sulle grandi distanze sbaglia raramente, rispetto ai match da dentro o fuori delle notti di coppe. Dunque attenzione ad un Tottenham che con Kane e Son prova a suonare la carica come terzo incomodo.
Dalla quarta casella, della griglia di partenza, spazio al Chelsea. I Blues hanno vissuto un 2022 molto difficile: tra ben congelati, rendimento altalenante in campo e due finali perse sempre contro il Liverpool, tra League Cup ed FA Cup. L’estate ha portato un nuovo presidente e capitali freschi.
Con Tuchel che sembra intenzionato a cambiare la fisionomia di una squadra che ha necessariamente bisogno di voltare pagina. Koulibaly in difesa, rappresenta il tassello sui cui blindare le speranze dei londinesi.
In terza fila è duello tra Arsenal e Manchester United.
Un tempo, Gunners e Diavoli Rossi rivaleggiavano per il primo posto, con battaglie epiche. A distanza di 15 anni tutto è cambiato: i londinesi pagano un cambio di rotta nella mentalità del club e i diavoli rossi nell’era post Ferguson sembrano i lontani parenti di quello squadrone che sapeva vincere ovunque.
La truppa di Arteta parte dalla quinta casella nella griglia, con un Gabriel Jesus in più in attacco e una squadra che sembra aver metabolizzato le idee calcistiche del proprio allenatore. Resta l’amaro in bocca nel Nord di Londra per quella qualificazione in Champions League sfuggita all’ultimo secondo, ma il gruppo dei Gunners potrebbe essere la mina vagante della Premier League.
Ennesimo re-start per il Manchester United. Rangnick nelle veste di DS e in panchina l’uomo che ha portato ad un passo dalla finale di Champions League, l’Ajax dei ragazzini terribili: Erik ten Hag.
Un compito che ha le sembianze di un Everest da scalare, per il tecnico olandese: tra una tifoseria arrabbiata, una squadra che deve cambiare pelle e i mal di pancia di un Cristiano Ronaldo non del tutto convinto di restare dalle parti di Old Trafford.
West Ham e Newcastle attese in Europa
In terra inglese ricordiamo che soltanto la quinta classificata accede alle coppe, mentre i due posti per la fase a gironi dell’Europa League arrivano dalle due coppe nazionali: League Cup ed FA Cup.
Accade quasi sempre però che le vincenti delle suddette kermesse britanniche siano squadre già qualificate alla Champions e a quel punto la sesta e la settima piazza (Conference League) in campionato mettono in palio i due pass europei.
Di conseguenza diventa una lotta senza quartiere per non mancare l’appuntamento con le zone nobili della classifica e ci sono squadre che pur non avendo voce in capitolo (almeno sulla carta) per la lotta del titolo, ambiscono a qualificarsi alle coppe continentali.
Così dalla quarta fila scattano West Ham e Newcastle. Gli Hammers hanno stupito tutti per la seconda stagione di fila e dopo la semifinale di Europa League, si sono assicurati l’accesso al playoff di Conference League. La cura Moyes sta dando i suoi frutti e i tifosi degli “Irons” sognano ad occhi aperti.
C’è poi grande curiosità per assistere alla prima stagione intera della nuova proprietà del Newcastle: i capitali sauditi hanno risollevato il club nel mercato invernale dello scorso campionato. Rimonta effettuata e salvezza ottenuta con grande anticipo. La campagna estiva di investimenti spinge ora i “Magpies” verso la qualificazione alle prossime coppe.
Quinta fila per altre due formazioni che lo scorso anno sono rimaste indigeste un po’ a tutti. Stiamo parlando del Wolverhampton di Bruno Lage e del Brighton di Graham Potter.
I “Lupi” sono una truppa che concede poco a livello difensivo e hanno pagato un calo nel finale, la passata stagione, nella volata per il settimo posto. I “Gabbiani” invece hanno espresso un gioco frizzante e molto accattivante, con diverse vittorie di spessore contro Arsenal, Tottenham e Manchester United.
Attenzione poi alla sesta fila: Leicester e Aston Villa sono chiamati ad un campionato sulla parte sinistra della classifica. Le “Foxes” di Brendan Rodgers vengono da una stagione in chiaro-scuro, dove solo l’esaltante cammino europeo in Conference salva il bilancio.
Dall’altra i “Villans” di Steve Gerrard iniziano il campionato fin dalla prima giornata con l’ex capitano del Liverpool in panchina, dopo il suo ingresso a stagione in corso nell’anno passato.
Chi farà un campionato tranquillo
La Premier League ha al proprio interno un manipolo di squadre che salvo grandi sorprese non hanno la rosa per competere per la qualificazioni alle coppe europee, ma al tempo stesso sono formazioni che possono ambire ad una salvezza tranquilla.
E per salvezza tranquilla si intende un cammino non troppo difficoltoso verso quota 40 punti, ovvero quel limbo quasi matematico che certifica la permanenza in categoria senza troppi affanni.
Dalla settima fila ecco Everton e Crystal Palace. I “Toffees” lo scorso anno hanno visto da vicino il baratro della retrocessione, ma in qualche modo la cura Lampard ha dato i suoi effetti nella volata finale.
Le “Aquile” di Patrick Vieira sono state un po’ incostanti nel loro cammino e nella seconda stagione dell’ex capitano dei gunners al timone sperano di trovare continuità.
Discorso abbastanza simile per Southampton e Leeds.
I “Saints” proseguono con Ralph Hasenhüttl in panchina e sono chiamati al salto di qualità, con i “Whites” di Jesse Marsch ancora scombussolati dalla passata stagione: da una retrocessione quasi certa, alla salvezza degli ultimi 90 minuti.
Premier League: bagarre salvezza
In Premier League sono tre i posti da evitare per la retrocessione: ultima, penultima e terzultima piazza. Chi occupa a fine stagione una di queste tre caselle scende nel Championship.
Di conseguenza bisogna sbagliare il meno possibile.
La nona fila si apre con il Brentford: le api londinesi sono tornate dopo quasi 80 anni nella massima divisione inglese lo scorso anno e al netto di alcuni cali durante la stagione, gli uomini di Thomas Frank sono approdati ad una salvezza tranquilla.
Merito anche delle prestazioni di Christian Eriksen arrivato nel mercato invernale. Il danese però nella sessione estiva è passato al Manchester United e dunque l’assenza dell’ex Inter potrebbe pesare nella stagione del club della capitale. Nella stessa fila troviamo il Fulham.
I “Cottagers” hanno letteralmente dominato il Championship, ma devono evitare la terza retrocessione di fila a distanza di 12 mesi dalla promozione: un ascensore impazzito quello dei londinesi che nelle ultime stagioni hanno fatto avanti e indietro, tra Premier League e la serie cadetta.
La decima e ultima fila è tutta per le altre due neo promosse.
Il Nottingham Forest contro ogni pronostico ha centrato la promozione attraverso i playoff, con i mitici “rossi garibaldini” che tornano in Premier League dopo 23 anni di assenza. Una vita per un club che a cavallo degli anni ’70 e ’80 ha vinto il titolo inglese e due Coppe dei Campioni di fila con Brian Clough in panchina.
Dalla ventesima casella scatta il Bournemouth. Le Cherries di Scott Parker hanno chiuso al secondo posto nel Championship, a distanza di un anno dalla retrocessione. Ma sulla carta appaiono come la truppa più debole, fra le 20 formazioni che compongono la Premier League. Serve il miracolo per restare in categoria.