All’indomani della cessione di Cristiano Ronaldo al Manchester United, Giuseppe Pastore sul Foglio giudicava di fioretto l’esperienza torinese del fuoriclasse superstar icona del football mondiale: «i tre anni di Cristiano Ronaldo alla Juventus sono stati un fallimento su tutta la linea».
Due estati dopo, ci ritroviamo a scrivere e ad elaborare un pensiero simile, cambiando però la sentenza in questione cardine: ha ancora senso prendere CR7?
Cosa porta CR7
Intendiamoci, il valore del giocatore rimane indiscutibile – e indiscutibilmente alto. Ma alto è pure lo stipendio che Cristiano percepisce: più di 26 milioni di sterline per un calciatore che compirà 38 anni il prossimo 5 febbraio. Per carità, evviva la vasca rigenerante e defaticante gentilmente regalatagli dalla NASA, evviva pure le cifre realizzative dell’ultimo anno in maglia Red Devils, nonché all’appuntamento mondiale di Qatar 2022 (ulteriore e forse più grande motivazione per lui, Patriota portoghese per elezione di popolo).
Abbiamo detto poco fa quanto CR7 guadagni allo United. Ma sarebbe più corretto utilizzare il verbo nella sua forma imperfetta: allo United, Ronaldo, quei soldi li guadagnava, perché dal 2 luglio scorso ha chiesto ufficialmente di essere ceduto. Uno come lui può tutto, d’altra parte.
Lo aveva già ampiamente dimostrato al Real Madrid – quando Florentino Perez aveva parlato di carta bianca sull’autonomia contrattuale del portoghese alla corte madrilena – e ancor più alla Juventus, da dove se ne era fuggito come un gatto nella notte, tra un annuncio maldestro (e grammaticalmente monco) sui social e un gol di un alluce in fuorigioco alla prima giornata contro l’Udinese.
È curioso: i gol, che connotano da sempre – o meglio, dall’approdo al Real Madrid – il fuoriclasse portoghese, costituiscono anche la firma d’addio sui biglietti delle amate (si fa per dire) squadre per le quali Ronaldo ha giocato.
Non è proprio così: Ronaldo è un’entità a sé, un monolite da venerare alla Mecca del futbol mundial. È egocentrico, egologico (perché come un magnete attira a sé tutta la carica positiva e negativa del club).
Risucchia la pressione e se ne gode oneri e onori. Se non segna, è colpa della squadra che gioca male – o peggio, che non gioca per lui –, se segna è tutto merito suo – l’uomo con più gol nella storia delle nazionali strikes again.
117 le reti segnate con la maglia del Portogallo, più di 800 quelle in totale in carriera. Svariati palloni d’oro, record di hattrick in Premier League, gol di testa, di destro, di sinistro (meno), di rigore (qualcosa in più), di punizione (arsh, molto meno). Ronaldo è un’icona del calcio mondiale: lo abbiamo ammirato in diversi look, tutti ugualmente iconici. Con l’apparecchio e i colpi di sole allo Sporting – e ai primi mesi allo United –, con il gel e la cresta a Manchester (parte 1), con il taglio da soldato al Real Madrid, corto e lineare, gerarchico (mantenuto fino ad oggi).
Ronaldo, vincente sempre. Ronaldo macchina, Ronaldo imprenditore e imprenditoria. Ronaldo società a sé.
Perché no: cosa tiene distanti da CR7
Eccolo il “contro” all’acquisto di CR7. Ronaldo è a sé, è il prototipo del calcio che sarà, un ammasso di stelle monadiche contro le ancestrali e antiquarie squadre.
Alla Juventus Ronaldo ha certamente – sulle prime – portato insieme a sé followers, rialzi in borsa, espansione del brand a livello internazionale, etc.
Ma – vuoi per la pandemia, vuoi per una scelta azzardata a monte – se poi le cose, come è accaduto, non vanno per il meglio a livello sportivo, hai voglia a puntare sul marchio e la commercializzazione. Ronaldo è un’economia a sé. E decide – perché può farlo – di lasciarti senza attaccante a 4 giorni dalla fine del mercato.
È il futuro nel presente, è l’assolutizzazione del concetto di superstar footballer. Lo scorso anno ha segnato 18 reti in 30 presenze in Premier, più 6 reti in 7 presenze di Champions (casa sua).
Numeri da alieno se pensiamo che Ronaldo ha 37 anni. Eppure, quegli anni, Ronaldo ce li ha davvero. Chi può permettersi il suo stipendio e le sue prestazioni – perché diciamolo una volta per tutte: se Ronaldo non ha una squadra al suo servizio, da solo le partite non te le risolve, non oggi almeno –, chi può sobbarcarsi un peso così opprimente?
Si parla di Chelsea, Bayern (che però sembra essersi chiamato fuori dalla corsa), addirittura in Italia di Roma (voci di corridoio, visto il triumvirato con Mou e Mendes) e Napoli (ci piacerebbe chiederlo direttamente a De Laurentiis).
Di Sporting Lisbona, di riporto – a conclusione, questa sì romantica, di una carriera che di romantico avrebbe solo l’inizio e la fine. L’alfa e l’omega, appunto, che in una squadra di calcio sono (tutt’al più) presidenza e tifosi, ma che in Cristiano Ronaldo trovano compimento a sé stante.
Autogenerazione, fino all’autodistruzione.