Tra i tanti tornei (88 in tutto, compresi quelli online) che compongono il programma delle World Series Of Poker 2022 ce n’è uno decisamente anomalo. Un torneo che un po’ fa sorridere e un po’ fa storcere il naso.
Si tratta dell’evento #24, il Flip & Go No Limit Hold’em da 1.000 dollari di buy-in. Perché un torneo di NLH a iscrizione medio-bassa dovrebbe essere così particolare?
In effetti la parte strana non riguarda né la modalità di gioco (NLH 9-handed) né la struttura, bensì la parte del “flip & go” che costituisce una sorta di preturno.
Funziona in questo modo. I giocatori pagano i $1.000 di buy-in, ma non ricevono alcuna chips. Hanno però il diritto di sedersi a un tavolo con 8 o 9 posti e ricevere tre carte coperte. Il gioco ha così inizio.
Terminata la distribuzione, la/il dealer gira le carte del flop. A quel punto ogni giocatore sceglie quale delle tre hole cards vuole scartare, senza farla vedere. Quando tutti i giocatori hanno muckato una carta, si passa allo showdown. La mano prosegue in modo standard, con turn, river e la vittoria a chi ha il punto finale più alto.
In sostanza, è un all-in collettivo senza chips in mezzo. In palio c’è invece la qualifica diretta alla fase due, quella del torneo vero e proprio, partendo con un mini-cash già in tasca ($2.000).
Per coloro che non si aggiudicano la mano c’è la possibilità di tentare di nuovo la sorte. La “tombola” prosegue per un determinato numero di ore, durante le quali i giocatori possono iscriversi a un numero illimitato di Flip & Go. Una volta chiuse le registrazioni, il field del torneo è completo.
Questa è la seconda volta che il Flip & Go viene proposto alle WSOP. Il torneo ha debuttato nel 2021 e in quella occasione le entries alla fase preliminare sono state 1.240.
Dai 145 giocatori promossi alla seconda fase è emerso Alexander Dejuante il quale si è messo in tasca una prima moneta di 180.665 dollari. Al tavolo finale “DJ” – così è soprannominato il regular americano – si è lasciato alle spalle nomi grossi, come quelli di David Peters (4°) e Jake Schwartz (3°).
Quest’anno le iscrizioni sono salite a 1.329, con 157 qualificati al termine del Flip & Go. Alla fine si è imposto Christopher Chatman, un giocatore quasi amatoriale che prima di questo evento aveva incassato poco più di 100mila dollari. Con i 187.770 vinti ieri, l’americano ha fatto quasi triple up!
Presente al final table anche Mike “The Mouth” Matusow: il 4 volte vincitore di un braccialetto WSOP non è andato oltre il 9° posto, per 17mila dollari di payout.
Che dire di questo torneo? Il format Flip & Go ovviamente aumenta l’elemento casuale, visto che per qualificarsi è necessario superare un colpo praticamente al buio. E con altri 7 o 8 avversari al tavolo, di solito serve un punto da medio ad alto per vincere la mano. Diciamo che le chance cominciano a farsi interessanti da doppia coppia in su.
Questo però obbliga ad un minimo di ragionamento. Ad esempio: se al flop ho centrato la coppia più bassa con una delle mie carte, ma le altre due mi offrono un progetto di scala bilaterale o di colore, forse mi conviene abbandonare la coppia perché probabilmente verrà superata al turn o al river.
Senza dimenticare che il gioco regala un po’ di adrenalina in più a chi ama il brivido dell’imprevisto e ha il budget per pagare ingressi multipli. L’anno scorso Daniel Negreanu si è iscritto 9 volte alla fase del Flip & Go prima di accedere al torneo di NLH 9-handed. A David Williams, il runner-up del ME WSOP 2004, sono serviti 19 buy-in per vincere l’agognato colpo!
Naturalmente questo è anche un modo per far crescere il prizepool, limitando però il field che andrà a contenderselo. Un field che, stando a quanto visto in queste prime due edizioni, è composto in buona percentuale da giocare amatoriali o semi-pro.
Il $1.000 Flip & Go NLH delle WSOP è quindi un torneo profittevole oppure no? Non ci sbilanciamo, lasciamo decidere a voi se il gioco vale la… “gamblata”!
Immagine di testa: una fase “affollata” durante il Flip & Go delle WSOP 2021 (credits PokerNews)