Quella di Riot Games è senza dubbio una storia di successi realizzati nel mondo dei videogame.
A cominciare da League of Legends: il più grande, il più giocato, il primo a diventare un eSport di livello mondiale tra i titoli del publisher americano. Da almeno una decina d’anni, LoL è nell’élite dei videogiochi competitivi insieme a Dota 2, Counter Strike: Global Offensive e Fortnite, tenendo presente che quest’ultimo offre un numero molto inferiore di tornei.
Ma anche gli altri titoli prodotti da Riot Games se la cavano piuttosto bene. Valorant, il first person shooter pubblicato nell’aprile del 2020, sta riscuotendo un grande successo sia a livello di giocatori (la media mensile del 2021 ha superato quota 12 milioni, fonte Active Player) che di eventi competitivi. Secondo il database esportsearning.com, Riot ha già messo in campo 670 tornei internazionali di Valorant, ai quali hanno preso parte 3.698 esporters, per un totale di circa 10,5 milioni di dollari distribuiti in premi.
I Valorant Champions 2021 e il VCT 2021 Stage 2 Masters di Reykjavík hanno avuto field paragonabili a quelli di CS:GO e superiori a quelli di Overwatch.
Poi ci sono i due titoli “di nicchia”, ma non per questo di minor successo se considerati all’interno dei rispettivi generi. Teamfight Tactics, già nell’anno della sua pubblicazione (2019), ha trovato spazio tra AutoChess e Dota Underlords ed è oggi uno degli autobattler più seguiti grazie a 10 milioni di giocatori. E sta marciando bene anche Legends of Runeterra, il videogioco di carte collezionabili ambientato nell’universo di LoL e uscito quasi in contemporanea con Valorant. I mondiali di entrambi questi giochi mettono in palio $200.000 di montepremi ciascuno.
In sostanza, tralasciando il settore sportivo, Riot Games ha colpito con successo in quasi tutti i settori dell’eSport. Per l’en plein manca ancora un tassello e l’azienda lo sa.
Nel 2019, anniversario dei 10 anni di LoL, il publisher ha annunciato l’intenzione di sviluppare un videogame anche per il genere picchiaduro: Project L.
Non si tratta solo di parole, ma di propositi molto concreti. Lo conferma il fatto che ben tre anni prima, nel 2016, Riot Games ha inglobato Radiant Entertainment, sviluppatore specializzato in fighting games (ad es. Rising Thunder), e con esso i suoi fondatori Tom e Tony Cannon. I due fratelli sono esperti di videogame picchiaduro e figurano tra i promotori delle Evolution Championship Series (EVO), la più famosa kermesse esportiva di questo genere.
Eppure da giorno dell’annuncio Project L è sparito dai radar. Almeno fino al dicembre dello scorso anno, quando Tom e Tony Cannon sono usciti allo scoperto con un video in cui hanno parlato del videogioco.
Chi si aspettava la data di uscita è rimasto deluso. D’altra parte, la politica di Riot è sempre stata “uscirà quando sarà pronto e non un giorno prima”. Ciononostante il duo Cannon qualche chicca l’ha regalata.
Il gioco di Riot Games sarà un assist-based fighter, cioè un picchiaduro 1 vs 1 ma con la possibilità di far entrare in gioco anche un altro personaggio. E’ il sistema utilizzato in Marvel vs. Capcom.
Dal punto di vista tecnologico, i due fratelli hanno garantito massima dedizione al netcode per ridurre il problema del lag, molto sentito dai giocatori di fighting game. D’altra parte i Cannon sono gli inventori del GGPO, un middleware pensato proprio per questo scopo.
Ma l’annotazione più interessante in assoluto ci è sembrata quella sul gameplay. Project L sarà un gioco facile da imparare ma nel quale l’abilità farà sempre la differenza. Come a dire: il gioco premia chi è più forte.
Perché è così importante questo punto? Perché è esattamente quello che la community competitiva vuole. Ed è proprio con gli eSports che Riot Games si è guadagnata il posto che oggi ha sul mercato.
E’ quindi altamente probabile, come ha evidenziato il sito esportinsider.com, che Project L si presenterà agli appassionati come un videogame pensato per creare una forte scena competitiva. E con i budget a disposizione, il publisher potrà offrire montepremi piuttosto ricchi, a differenza di quanto accade attualmente nell’ambito dei picchiaduro competitivi. Se tutte queste promesse verrano confermate, l’azienda potrebbe davvero rivoluzionare l’eSport dei fighting games.
Con un buon gameplay per fighters, ambientato nel mondo di LoL e sostenuto sul fronte del competitivo, Riot Games può fare centro un’altra volta.
Immagine di testa: screenshot Project L (credits Riot Games)